Quello che proprio non concepisco è perché un diritto acquisito sia dopo 34 anni ancora in discussione.
Perché nella Consulta che in questo momento sta decidendo della 194 ci sia solo un membro donna. E non perché questa è solo una cosa di donne, che pure sarebbe in parte vero, ma perché non mi fido tanto per quanto esimi possano essere gli altri membri, che a decidere di una cosa che investe così ferocemente il destino di una donna, siano in maggioranza uomini.
Perché Repubblica.it, lo stesso giornale di Se non ora quando e i post it delle donne, non menziona, neanche con un trafiletto scemo, che c’è una consulta che sta decidendo delle nostre vite. Ho pure fatto mela+F per sicurezza, digitando 194 e sperando mi fosse sfuggito, ma niente.
Che poi la legge 194 che difendiamo e a quanto pare dovremo difendere ogni volte che qualcuno si sveglierà e dirà, “no è incostituzionale”, “no, rivediamola” (mai che fosse miglioriamola) “no, è minorenne ci vogliono i genitori” dovrebbe avere come primo articolo bello in evidenza e in grassetto: Una donna può decidere di diventare madre oppure no. Poi viene tutto il resto. Poi vengono le difficoltà economiche, di salute e familiari.
E se poi questa donna vuole diventare madre deve avere tutte le garanzie per poterlo farlo, uno stato sociale che la tuteli anche se sola, che tuteli il suo lavoro, che tuteli il fatto che prima di essere madre una donna è prima di tutto donna.
Più del feto, dell’insieme di cellule si deve difendere e trattare con dignità la persona. La donna in questo caso.
Più che essere contro l’aborto si DEVE rendere libero e sereno l’accesso ai metodi di contraccezione e ricordare che all’amore si fa in due. E’ sempre troppo facile dire che siamo noi che la diamo e poi pentite andiamo ad abortire con leggerezza. Abortire non è mai una scelta leggera, non esiste donna che decida di abortire e lo faccia serenamente. Non fosse altro per il dolore fisico lancinante che provi dopo. Per il vomito, per il sangue. Per il fatto che sei lì senza mutande e con una camicia da notte che non utilizzerai, più con la boccia di flebo appoggiata sul petto mentre ti riportano in stanza. Chi pensa una cosa del genere è una persona meschina, senza appello. E sarebbe pure fin troppo facile dire “voi che ne sapete, le donne questa cosa poi se la portano dietro per sempre” perché dimostrare un dato di fatto con esempio, dire “una mia amica, io quella volta” è ridondante. Lo devi sapere e basta che abortire provoca dolore. E chi quasi è più contrario all’utilizzo della Ru486, metodo molto meno invasivo, è meschino è pure in cattiva fede: se proprio devono abortire, almeno che soffrano quelle cagne. Non lo dicono ma lo pensano.
Si decide dell’applicabilità della 194 in un caso specifico. E si sta mettendo in discussione l’intero impianto di legge. La prossima volta quale sarà il pretesto?
Volete di nuovo le stampelle e il cucchiaio, la clandestinità, i medici obiettori ufficialmente ma mammane molto care nel privato? Che sia al buio, affinché le nostre coscienze siano salve.