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Trentin parla ancora a governo e sindacati

Da Brunougolini

Trentin parla ancora a governo e sindacatiBruno Trentin ci lasciava il 23 agosto del 2007, otto anni fa. Eppure rimangono vive le sue idee. Non so proprio che cosa direbbe oggi della situazione politico sociale, dei suoi sindacati bistrattati. Eppure può parlare ancora oggi e avanzare proposte a governo e forze sociali, attraverso i suoi scritti. Ad esempio attraverso questi stralci del documento proposto nel 2002 alla commissione nazionale per il progetto dei Democratici di sinistra. Propone tra l’altro un nuovo contratto sociale, accenna ad una offensiva autoritaria e invoca “una battaglia di libertà, fuori da ogni ambiguità, che parta dal principio che non si tutelano i nuovi lavori indebolendo o cancellando le conquiste degli anni '70, come lo Statuto dei lavoratori, ma estendendole e modulandole nelle forme più appropriate alla tutela dei nuovi lavori e delle loro caratteristiche specifiche”.
UN NUOVO CONTRATTO SOCIALE TRA IL MONDO DEL LAVORO E LE FORZE PIÙ INNOVATIVE DELL’IMPRESA PER PROMUOVERE UNA PIENA E BUONA OCCUPAZIONE E LO SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO
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“Contro il capitalismo parassitario e distruttore di ricchezza umana e professionale i Democratici di Sinistra sono chiamati a promuovere una politica economica e sociale che abbia come bussola l'innovazione, la formazione e la valorizzazione dell'autonomia e della qualità del lavoro, la socializzazione delle conoscenze e, per quella via, la creazione di nuove opportunità di libertà, di creatività, di autorealizzazione della persona umana…A questo proposito può essere di grande aiuto una politica di investimenti pubblici e privati che abbia tra i suoi strumenti anche la programmazione della domanda pubblica. Questi investimenti, innanzitutto, devono essere rivolti a sviluppare la ricerca, pubblica e privata, ed a costruire un sistema di apprendimento, di formazione e di riqualificazione del lavoro lungo tutto l’arco della vita. Il grande obiettivo che i Democratici di Sinistra perseguono è una piena e buona occupazione che aumenti la popolazione attiva, almeno a livello europeo, garantendo a tutti i lavoratori, ed in particolare alle donne, opportunità nuove di mobilità professionale, di parità effettiva e di miglioramento della qualità del lavoro…E’ sul conseguimento di un simile obiettivo che è possibile promuovere la realizzazione di un nuovo contratto sociale fra il mondo del lavoro e le forze più innovative e più democratiche del mondo dell’impresa….”
IL MOVIMENTO SINDACALE E LE NUOVE CONTRADDIZIONI DEL MONDO DEL LAVORO
“Il movimento sindacale italiano, sia pure con ritardi e difficoltà, ha saputo cogliere da molti anni la dimensione e la portata di questi mutamenti, cercando di governare la flessibilità della prestazione, la nuova articolazione dei rapporti di lavoro, la mobilità all'interno e all'esterno dell'impresa a rete, e impegnandosi alla costruzione di comuni forme di tutela per i diversi tipi di contratti: tempo determinato, nuovo apprendistato, interinale, part time, lavoro a domicilio e appalto…Con maggiori difficoltà esso è riuscito a rappresentare, in modo limitato, le nuove forme di lavoro parasubordinato (collaborazioni coordinate continuative, partite IVA) di lavoro autonomo spesso eterodiretto e le nuove domande di autonomia, di autorealizzazione e di certezza dei diritti poste da questi lavoratori. Nuovi interrogativi che richiedono non tanto il ritorno alla vecchie sicurezze, quanto l'esercizio di vecchi e nuovi diritti capaci di dare maggiore autonomia e libertà nella prestazione di lavoro, di garantire la certezza ed il rispetto degli impegni contrattuali, soprattutto di assicurare una prospettiva di crescita professionale e di impiegabilità attraverso la formazione permanente…”
SUPERARE LA FALSA IDEOLOGIA DELLA FLESSIBILITÀ E DELLA PRECARIETÀ NEL MERCATO E NEI RAPPORTI DI LAVORO
“Le forze meno innovative e parassitarie del padronato, di fronte ai processi di globalizzazione e alle nuove contraddizioni, hanno fatto ricorso ad una vera e propria ideologia, del tutto avulsa dalla realtà, secondo la quale l’aumento della popolazione attiva e la competitività del sistema produttivo dipendono massimamente dalla flessibilità, al limite della precarietà, del mercato del lavoro, dei rapporti di lavoro, dei salari, fino al punto: di chiedere di avere completamente mano libera, anche senza giusta causa, nei licenziamenti; di proporre il sottosalario per i giovani in particolare nel Mezzogiorno e nelle aree depresse; di suggerire un doppio regime a partire dai diritti fondamentali quali la garanzia dello Statuto e dei contributi previdenziali. Doppio regime che dividerebbe i vecchi dai nuovi assunti, le figure professionali più forti e quelli più deboli, il Nord ed il Sud.
La Sinistra italiana ha tardato nel respingere questo stravolgimento della realtà e nel cogliere la portata del disegno confindustriale. Infatti la politica industriale, propugnata dagli orfani della svalutazione competitiva e dell’inflazione, condanna l’Italia a permanere in modo prevalente in produzioni a bassa innovazione tecnologica ed esprime un pesante ritardo culturale, nonostante la sicumera con cui viene presentata…
…Questa offensiva autoritaria mira ad attaccare i fondamenti della contrattazione collettiva e della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e gli stessi strumenti del conflitto sociale, come il diritto di sciopero. Contro di essa, spalleggiata dal Governo di Centro Destra che se ne é fatto portavoce, deve essere condotta una battaglia di libertà, fuori da ogni ambiguità, che parta dal principio che non si tutelano i nuovi lavori indebolendo o cancellando le conquiste degli anni '70, come lo Statuto dei lavoratori, ma estendendole e modulandole nelle forme più appropriate alla tutela dei nuovi lavori e delle loro caratteristiche specifiche. Anche le forme di sanzione e di repressione dei licenziamenti arbitrari o discriminatori vanno adattati ai connotati di un rapporto di lavoro fortemente personalizzato, ma sulla base di una identica procedura al fine dell’accertamento della violazione…
…Attraverso un trasparente confronto con tutte le forze del movimento sindacale, è possibile gettare le basi di una nuova solidarietà fra i tanti soggetti del mondo del lavoro su comuni diritti, vecchi e nuovi, tutti orientati alla valorizzazione, attraverso la formazione, della mobilità del lavoro come scelta individuale e come crescita professionale per uscire dal ghetto dei lavori più dequalificanti e della disoccupazione, e alla valorizzazione attraverso l'informazione e il confronto sociale, della dignità e dei poteri dei lavoratori di partecipazione ai processi di decisione nelle imprese e nel Paese. I Democratici di Sinistra ritengono che, sulla base di queste scelte prioritarie, sia possibile e necessario l’edificazione di un nuovo compromesso sociale tra le generazioni e con le forze più innovative e più creative del sistema imprenditoriale: quelle che puntano alla piena utilizzazione delle potenzialità organizzative offerte dalle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione e soprattutto del fattore umano nelle sue qualità pur alte, come condizione fondamentale per conquistare una maggiore efficienza e competitività dell'impresa…”.
LA NUOVA CARTA DEI DIRITTI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI
“Ecco quindi la Carta dei diritti universali del lavoro, individuali e collettivi, sui quali una sinistra riformatrice può costruire, in concorso con l'iniziativa autonoma del sindacato, le basi della nuova solidarietà nel mondo del lavoro. Il diritto individuale allo studio e alla conoscenza, ossia all'impiegabilità attraverso la scuola dell'obbligo formativo e la formazione lungo tutto l'arco della vita, come sancisce l’articolo 14 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali, Questo diritto è indissociabile da ogni forma di governo della flessibilità e della mobilità del lavoro. Soltanto l'esercizio di questo diritto può dare versatilità al lavoro e consentire di realizzare la mobilità del lavoro che in prevalenza si svolge all'interno della stessa impresa, dello stesso territorio o dello stesso distretto industriale….”.

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