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Trento /Fondazione Bruno Kessler /Perché occuparsi di politica internazionale e della risoluzione dei conflitti

Creato il 23 luglio 2012 da Marianna06

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Dal momento che l’Europa, in  politica  internazionale, comincia ormai a non essere più l’attore protagonista in assoluto sulla scena della politica mondiale e che i grossi giochi socio-politici e finanziari si svolgono sempre più altrove (vedi Asia e Paesi emergenti  e cioè  quelli del Medio Oriente- America Latina- Africa), urge non affiancare a quella che è già, in casa nostra, la recessione economica anche una recessione di carattere culturale.

In poche e semplici parole occorre che si studi e si analizzi il più possibile, debitamente, il fenomeno del cambiamento.

Un cambiamento che non possiamo più ignorare.

 Bisogna che i nostri giovani, le nuove generazioni,un domani quasi certamente classe dirigente, non siano mai  più digiune di politica internazionale come finora  lo sono state e, in un certo senso, forse ancora lo sono.

Che privilegino, insomma, uno studio serio della politica a 360 gradi.

A risolvere l’inghippo culturale ha pensato ,e meritoriamente, la Fondazione Bruno Kessler di Trento con l’apertura, in questi giorni, di un Centro Studi  (Fbk-Cerpic), all’interno del quale alcuni ricercatori italiani in collaborazione con omologhi stranieri analizzeranno, appunto,  i conflitti in corso su scala planetaria e cercheranno, se non le soluzioni, almeno le coordinate per navigare  e capire allo scopo di evitare  probabili e futuribili(ma non troppo) danni maggiori alla collettività.

Ci sono, infatti, sparsi per il mondo numerosi conflitti ad alta e /o a bassa intensità di cui occorre conoscere bene motivazioni, strategie, obiettivi. C’è una proliferazione delle armi di distruzione di massa, che deve indurre a una seria riflessione, considerando l’oggettività dei pericoli che la popolazione del pianeta corre.

Monitorare sarebbe già abbastanza. E deve,ad esempio, assolutamente essere fatto con certosina pazienza.

 Infine, vanno a spasso per le vie del mondo, gli spettri dei differenti fondamentalismi, che stanno trovando, in parecchie parti del pianeta ,fertile terreno di coltura, complice anche la miseria e la rabbia di tantissima gente, costretta all’emarginazione, gioco forza, in un mondo che premia solo la competitività sfrenata e quindi   il denaro e il successo ad ogni costo.

Oppure fondamentalismi , figli di “razzismi” mai debellati in toto .E ce ne sono.

Nodo cruciale e attualissimo da sciogliere poi è anche il rapporto tra instabilità politica e crisi finanziaria.

Per tutti gli aspetti del ”macro-problema”, insomma, una ricerca valutativa a carattere internazionale sulle politiche pubbliche.

Concludendo il neo-nato Centro di politica internazionale costituisce almeno, al momento, un’ottima carta da giocare per chi, giovane o meno che sia, ha interesse a contribuire sul serio con il proprio impegno di studio e con spirito di collaborazione fattiva al mantenimento di quegli equilibri, sempre troppo instabili, dell’unica casa comune, che abitiamo. Cioè il mondo.

E non è certo poco.

  

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

  

 


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