Trick or treat?

Da Abattoir

lunedì 31 ottobre 2011 di Maria Crisitina Vasile

Tanti e tanti anni fa, in un piccolo paesino della campagna irlandese, viveva un fabbro di nome Jack. Questi era solito condurre una vita dissoluta e frivola, non curandosi della moglie, denigrando i poveri e sperperando tutti i suoi guadagni bevendo e giocando d’azzardo. Passava il tempo in birreria in compagnia dei più loschi vagabondi ed erranti creature della notte e mentiva e ingannava la povera gente per il puro piacere di farlo. Un giorno il parroco del paese, preoccupato per l’anima di Jack, lo trasse a sé e gli fece un discorsetto regalandogli un amuleto d’argento a forma di croce nella speranza che potesse a poco a poco convertire la sua vita scapestrata e acquisire un po’ di bontà cristiana. Ovviamente Jack derise il parroco e si allontanò canzonandolo ma, essendo egli molto superstizioso, non restituì il medaglione e anzi da allora lo portò sempre con sé. Passavano i giorni, i mesi e gli anni e Jack restava il solito burbero ubriacone noncurante degli altri.
Una sera, precisamente la vigilia della festa dei defunti, come d’abitudine Jack si trovava seduto alla barra del bar mezzo ubriaco, fu allora che una figura misteriosa gli si avvicinò vestita di un mantello nero e dall’olezzo nauseabondo. «Salve Jack», gli si rivolse quasi sussurrando; «Chi sei tu che conosci il mio nome?» rispose il fabbro, «Sono il demonio in persona, e sono venuto a reclamare la tua anima». Questa risposta avrebbe attecchito chiunque, anche il più lesto furfante del mondo ma non Jack, più furbo di una faina, che aveva previsto che prima o poi sarebbe arrivato quel momento. «Bene!», disse al diavolo, «ma lascia che prima assapori l’ultimo boccale di birra, anzi potresti farmi il favore di offrirmelo come ultimo mio volere?». Il diavolo, affascinato dal temperamento del fabbro, acconsentì all’ultimo suo desiderio e si mutò in una moneta da 6 pence per pagare il debito. Non appena avvenuta la mutazione, Jack prese al volo la moneta e se la mise in tasca, dove teneva l’amuleto d’argento a forma di croce, in questo modo il demonio rimase intrappolato senza poter far nulla. Jack, che ne sapeva una più del diavolo, gli propose un accordo: «Ti libererò a patto che tu non reclami mai più la mia anima». Il diavolo, ripugnante a doversi calare al volere di Jack, accettò suo malgrado e fu liberato. Jack se ne tornò a casa vittorioso e orgoglioso per aver fatto le scarpe al diavolo! Passavano gli anni e il vecchio fabbro continuava a condurre una vita frivola e dissoluta fino a quando soggiunse la morte. L’anima di Jack andò allora a bussare alle porte del paradiso che lo rifiutò a gran forza per aver condotto un’esistenza priva di amore e pietà. Si rivolse allora agli inferi, ma il diavolo, entusiasta per la rivincita sul fabbro, gli rammentò il loro patto «Non posso avere la tua anima, l’ho promesso e mantengo sempre la mia parola» sogghignò e per infierire sull’anima del povero disgraziato, gli tirò dietro un tizzone infernale ardente che Jack raccolse e infilò dentro una zucca vuota usandola come lanterna. Da allora la sua anima dannata vaga senza trovare pace in attesa del giudizio universale.

Versione rivisitata della leggenda irlandese di “Jack o’ lantern”, l’icona simbolo di Halloween.

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