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Trieste e la scrittura di confine

Creato il 07 dicembre 2014 da Gaetano61
 Trieste e la scrittura di confine
Ieri mattina, si è tenuto al Museo Revoltella di Trieste un convegno organizzato dall'Ordine nazionale dei giornalisti, dal titolo “Contaminazione tra scrittura e giornalismo di confine (Per un giornalismo in transito)”. Ne hanno parlato, direttamente o attraverso contributi filmati, Boris Pahor, Claudio Magris, Paolo Rumiz, il filosofo Pier Aldo Rovatti, lo scrittore tedesco, triestino d'adozione, Veit Heinichen.
Dagli interventi è stato messo in risalto l'influsso che una città di confine, come Trieste, ha esercitato e continua ad esercitare sulla scrittura, individuandone la radice nella forza evocativa che un tale luogo geografico può esercitare, a partire dalla interrogazione sulla propria identità messa continuamente a confronto con quella dei "vicini", alla naturale curiosità verso chi abita a pochi chilometri di distanza, in un territorio che, fino a poco più di vent'anni fa, costituiva un confine non solo geografico ma anche tra sistemi politici. A costruire un intreccio composito, la considerazione che si tratta di terre legate all'Italia fino alla seconda guerra mondiale, circostanza che genera nostalgia e risentimento, ma anche l'auspicio per una serena convivenza, un desiderio che l'allargamento dell'Europa alla Slovenia, si può dire, sta realizzando. 

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