Magazine Cultura

Trieste: la Porta di Sion

Creato il 13 settembre 2010 da Pagu
Capita a volte di andare in libreria (specializzata in fumetti oppure no) e di posare gli occhi su opere un po’ particolari, che attirano l’attenzione per la copertina, il titolo o qualche altro motivo, e che difficilmente saranno notati una seconda volta per il semplice motivo che spesso i librai ne ordinano solo poche copie che si esauriscono abbastanza in fretta. E che questi libri, visti e acquistati quasi per caso, siano veramente qualcosa di speciale, che meriterebbe una maggiore diffusione presso qualsiasi tipo di lettore.Trieste: la Porta di Sion
Imbattermi in una di queste cos un pò speciali è più o meno quello che mi è successo diversi mesi fa, quando mi trovavo in una libreria specializzata e guardando nella sezione in cui erano esposti i graphic novel e le serie degli editori minori, ho visto “La porta di Sion”, opera di Walter Chendi, uscito il 27 gennaio 2010 (la giornata della Memoria) grazie alle edizioni BD.
Si tratta di un graphic novel in cui si narra la storia di Jacob Ferrara, ragazzo ebreo che si trova a vivere nella Trieste fascista della fine degli anni ’30. Gli avvenimenti narrati si svolgono nel 1938, nel periodo a cavallo del discorso che Mussolini fece in quella città proprio sull’inasprimento delle leggi razziali.
A Trieste c'era infatti la terza comunità ebraica d'Talia (dopo quelle di Roma e Milano)per numerosità (le stime sonom di circa 160mila persone).La città fungeva da crocevia per gli ebrei in fuga da diverse parti dell’Europa centro orientale per imbarcarsi verso la Palestina. Molte di queste persone in fuga si fermavano qualche giorno a Trieste presso alberghi, scuole adattate a dormitori, oppure come ospiti presso altre famiglie di ebrei. Per questo motivo la città di Trieste si è guadagnata l’appellativo di “Porta di Sion”, da cui deriva anche il titolo dell’opera.
Walter Chendi riesce a rendere un’immagine vivida di quel periodo storico, di com’era la città (grazie ad un accurato lavoro di ricostruzione degli edifici e delle vie di Trieste prima delle demolizioni della guerra)e di come ci si viveva, mostrando il disagio di Jacob che, orfano del padre, si ritrova in una patria che sembra non volerlo più, combattuto quindi fra la necessità d andarsene verso una salvezza di cui conosce ben poco, ed il dolore di lasciare i suoi cari e tutta la vita trascorsa fino a quel momento. Nel corso della narrazione il lettore fa la conoscenza degli altri personaggi, il macellaio (il signor Oberwald) presso cui lavora Jacob, che verrà assalito dai fascisti, Ernesto, nipote del signor Oberwald e amico di Jacob, il nonno del protagonista che parla citando i proverbi di Salomone, Liliana, la cugina di Jacob sposata al dottor Zeiss, solo per citarne alcuni. Proprio presso il dottor Zeiss verrà ospitata una famiglia di ebrei polacchi (per i pochi giorni precedenti la partenza per la Palestina) di cui fa parte Beatrice, la ragazza di cui Jacob si innamora. Dopo gli sconvolgimenti portati dal discorso di Mussolini del 18 settembre, ed anche attraverso alcune avventure e disavventure legate ai personaggi di Ernesto e Beatrice, Jacob riuscirà infine a compiere quel percorso di formazione che lo farà entrare nell’età adulta a conclusione del romanzo.
L’idea di questo graphic novel è venuta all’autore dopo aver visto una mostra della Comunità ebraica di Trieste, “L’educazione spezzata”, che ripercorreva l’emanazione delle leggi razziali e l’espulsione dei bambini dalle scuole, e dopo aver letto il catalogo di una precedente mostra sull’emigrazione ebraica dalla città di Trieste. Con l’intento quindi di rappresentare un periodo storico, la condizione di un popolo e di una città, Walter Chendi, senza cadere nella banalità e nella retorica (non si parla di Shoah e persecuzioni, ma dei problemi di un ragazzo), attraverso le vicissitudini di Jacob Ferrara costruisce una storia leggera ma dalla struttura solida, con scene di rara bellezza ed intensità (molto divertente la scena nella libreria di Umberto Saba, e stupenda la frase con cui il dottor Zeiss conforta Jacob nel finale). E’ inoltre molto particolare, ed allo stesso tempo anche efficace dal punto di vista narrativo, l’idea dell’autore (ispirandosi ad una frase udita da bambino da sua nonna) di rappresentare gli ebrei a piedi nudi dopo il discorso di Mussolini. E’ un escamotage grafico che dà subito un’impressione della loro diversità rispetto agli italiani non soggetti alle leggi razziali (un po’ come ha fatto Art Spiegelmann raffigurandoli gli ebrei come topi nel suo Maus), ma che indica anche la sofferenza ed il dolore implicit del camminare in quelle condizioni.
Caldamente consigliato a chiunque voglia leggere un bel graphic novel, allo stesso tempo scoprendo un pezzo della storia d’Italia. Se non lo vedete in giro…allora rompete le scatole alla vostra libreria di fiducia perché si muova ad ordinarlo, non è qualcosa che può mancare dagli scaffali. Trieste: la Porta di Sion

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :