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trilinguismo, a che punto siamo

Da Francesca_82
Si, già magari per voi il valenciano/catalano non è una lingua, ma non diciamolo troppo forte!

Già un anno e mezzo fa vi parlavo delle prime osservazioni sul trilinguismo di Marc, che non aveva ancora un anno, ed eravamo rimasti stupefatti da come reagiva di fronte a stimoli in lingue diverse.

Oramai Marc parla e domina perfettamente le sue lingue madri, creando curiosi collage anche perché sono lingue estremamente simili, non saprei dirvi per esempio se il valenciano sia più simile all'italiano o allo spagnolo (!!!) e mi cadono le ginocchia per l'ignoranza dei valenciani stessi che si stupiscono che io riesca a capire perfettamente una lingua composta al 70% da termini italiani.

Io parlo a Marc solo ed esclusivamente in italiano, dovendo anche fare uno sforzo a volte, specie se mi sto rivolgendo a lui, ma anche ai suoi amichetti per cercare di non escludere i presenti dalla conversazione, della serie: dai Marc adesso andiamo tutti insieme a giocare con il cane.... E partiamo solo noi due, perché gli altri (tipo le mie nipoti o il figlio del socio, altro trilinguista franco-valenciano-spagnolo) non hanno capito 'na mazza , quindi ripeto rivolgendomi anche a loro in castellano.

Sì, già sono una che parla poco, metteteci pure che devo dire le cose due volte (moltiplicate per sei, molto spesso, per farmi ascoltare!), immaginate la mia gola arsa a fine giornata e i neuroni della sfera dedicata alla parola che vanno in crash tra loro.

Circostanze che mi fanno venire le lacrime agli occhi per l'emozione è Marc che vuole chiamare il nonno solo per cantargli Fra Martino Campanaro, è Marc che alcune parole non le traduce proprio facendo parte delle nostre conversazioni, tipo la parola buco: già buco
Vi spiego perché Marc non traduce mai questa parola ma in ogni contesto in cui la usa, lo dice solo in italiano.
Lui dorme nel buco: il nostro letto matrimoniale lo abbiamo accostato alla parete perché fin da piccolo Marc aveva dimostrato un amore spassionato per il bordo del letto, avendo paura che cadesse ho girato il letto mettendo un paracolpi in gommaspuma tra il materasso e la parete. Avendo il tatami poi il paracolpi va dal pavimento a circa 30 cm sopra al materasso. In questo modo quindi può dormire ficcando il braccio tra il materasso e il paracolpi, non si dà testate, non prende il freddo dal muro e dorme che è una meraviglia. E`il suo.... oggetto transizionale?! Non lo so, ma da quando gli ho tolto la tetta, ha rafforzato ancora di più questo comportamento. 
Quindi Marc dorme nel suo buco, come se fosse la sua tana, e ogni volta che si ritrova davanti un buco (per terra, sul foglio, nella maglietta) usa solo questa parola.
All'inizio poi era davvero esilarante, con la nonna che mi chiedeva "Marc lleva el día hablandome de un buo, buoc, pero que es eso?!" ed io facendo anche fatica a capire a cosa facesse riferimento mia suocera, dovevo per forza chiedere a Marc. La sua pronuncia adesso è migliorata, ma sono stati veri enigmi da risolvere!
E` quindi ovvio che tutti si devono impegnare a diversi livelli ad imparare l'italiano, che piaccia o no: Raul sono cinque anni che mi dice che lui imparerà sobre la marcha, che capisce perfettamente e che visto che io insegno a Marc nuove parole ogni giorno, lui nel frattempo impara....mah, la vera prova sarà abbandonarlo a Roma un giorno e vedere se davvero ce la fa!
Le mie nipotine sono incuriosite dai TRE libri che ho in italiano, (anzi vi chiedo aiuto, fatemi sapere titoli e libricini belli che posso comprare on- line, pur essendo andata nella libreria più fornita della città, con cataloghi per bambini in inglese of course, ma anche in francese, russo, cinese, portoghese NON ho trovato niente in italiano, a parte i libri di grammatica per spagnoli), quindi dicevo le mie nipotine si stupiscano che io sappia il valenciano (NO, non è vero, semplicemente la porta è "porta" in entrambe le lingue) e si fanno leggere le storielle e quando mi sentono parlare con Marc mi chiedono la traduzione.
La suocera ha imparato -con buco in primis- quei due o tre termini che Marc non traduce, come buio, pasta, denti....tante paroline qua e là che indicano chiaramente quali siano i miei compiti di madre.
Curiosamente infatti tutti i termini associati alla vita nel campo, dal suo rastrello, palette, innaffiatoio, trattore a pedali, ecco questi termini li usa solo in valenciano o in castellano. Per i giochi invece è tutto un mix, ma ricordiamoci anche che alcuni termini come camion, è uguale in tutte le salse.
I nostri ruoli di madre e padre che parlano due lingue diverse quindi definiscono anche i limiti in cui ci muoviamo. Essendo io una che non muove un dito nel campo, ci sono .... cose ....che non so nemmeno come si chiamano in nessuna lingua, mi manca la traduzione per esempio de azada (sì, potrei cercarla nel vocabolario, è come una piccola zappa) non ho nessun problema che a Marc manchi questa parte di vocabolario italiano -è proprio difficile che si rivolga a me, proprio a me per chiedermi dov'è finita la sua azada o il suo piccone di plastica (ecco, altra cosa che in spagnolo per esempio non so come si dica).
Allo stesso modo quindi sono io quella che si occupa del bagnetto, della colazione, del "dai vestiamoci, che dobbiamo uscire", e non invece suo padre, o comunque meno.
Ecco, adesso che ci penso il bagnetto è tale anche per Raul, cioè lui sta adottando termini italiani spagnolizzati da far spaccare in due dal ridere -ma apprezzo lo sforzo- tanto per rendere l'idea a Marc di quello che sta per succedere.
Insomma, mi piace fare esperimenti su mio figlio e ho notato che no tiene la misma gracia dire  bañito che bagnetto. A lui piace mettersi in ammollo nella sua tinozza, se glielo diciamo in italiano parte con entusiasmo al grido di BAGNETTOOOOOOOOOO in spagnolo invece sembra che stia per affrontare una condanna a morte. Boh, saranno associazioni mentali sue di quando fare il bañito era qualcosa che non gli piaceva, può essere?
Io inoltre sto attenta alla musicalità delle parole, ci sono parole che in spagnolo non mi piace proprio come suonano e quindi....le evito, le ho sempre evitate, non mi piacciono proprio, tipo alcune cose che pur essendo perfettamente normali dire, tipo "che forte/perfetto!" che però si traduce con "de puta madre!" ecco....NO.

Non vi dico la mia faccia quando cercando una stanza trovavo una marea di annunci del tipo  
"habitación de puta madre para estudiantes erasmus en zona universitaria"
Ero sotto shock!  E vi assicuro che è un'espressione che ci manca solo la usino al tg! È estremamente comune, ma per me terribbbbbile, cacofonica come poche altre e mi dispiacerebbe che Marc la ... imparasse?! Seh, sarà impossibile che non lo faccia. Ma è giovane, dai.... 
Vi parlerò poi più avanti di tutti i famosi false-friends italo-spagnoli a partire dal famoso burro (per noi, mantequilla in spagnolo) e la classica situazione di embarazo (cioè, gravidanza per loro, imbarazzante per noi). Sisi, ci sono già stati un paio di situazioni divertenti con Marc che non sapeva più che cosa voleva dire, e neppure io e neppure il padre eheheh!!
Altro tema, per concludere. La lingue locali qua sono una cosa seria. Solo per fare un esempio, un qualunque impiegato pubblico, anche se non parla con nessuno, per essere assunto deve essere madrelingua o aver passato un esame di certificazione ufficiale della lingua locale della zona. Le scuole (sia pubbliche che private) offrono due tipi di insegnamenti: dalla materna fino all'università si può scegliere di studiare solo in castellano, o solo in _________(lingua locale). La Lingua Locale è la prima lingua ufficiale nelle Comunidades dove ce ne sono due, cioè : País Valenciano, Catalunya, Baleares, Pais Vasco, Navarra, Galicia. Do per scontato che la seconda lingua ufficiale sia il castellano. Le altre Comunidades usano solo il castellano. L'altra lingua  viene trattata alla stregua di una qualunque lingua straniera, con le sue classiche 3 ore settimanali di studio della grammatica.
Se e quando Marc andrà a scuola, non c'è nemmeno da dirlo, seguirà la linea in Valenciano, ma questa già è un'altra storia. 

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