In questi giorni mi sono cimentata nella lettura della famosissima trilogia della Collins: Hunger Games. Sono rimasta piacevolmente stupita devo ammettere, dai temi trattati quali dittatura, concetto di libertà, guerra del futuro e spirito di sacrificio. Da un lato la considero una lettura leggera perché lo stile della Collins è molto scorrevole e fluente, la trama invoglia il lettore a proseguire e alla fine ci impieghi meno di una settimana per leggerli tutti e tre; dall’altro colpisce la volontà di scrivere un finale che proprio felice non è lasciando un po’ di amaro in bocca al lettore.
L’ambientazione è un ipotetico nostro futuro in un Paese nominato Panem oppresso dalla dittatura del malvagio Signor Snow che da Capitol City detiene il potere su 13 distretti che riforniscono la capitale di tutti i beni necessari. Ogni anno, per ricordare la supremazia del governo sui distretti, Snow organizza gli Hunger Games, una sorta di reality show che preleva un ragazzo e una ragazza da ogni distretto, li colloca in un arena piena di pericoli e decreta come unico vincitore chi riesce a sopravvivere.
Protagonista è Katniss Everdeen una ragazza del tutto normale se non fosse che ama cacciare nei boschi nonostante sia severamente proibito. Insomma, senza stare a raccontarvi tutto, posso dirvi che ho apprezzato moltissimo la costruzione della trama dei tre romanzi, ma se devo trovare un punto debole sta proprio nella figura della protagonista. Se inizialmente viene posta come la dura della situazione, in seguito porterà con sè una serie interminabile di piagnistei, ripensamenti amorosi e debolezza mentale. Certo, è realistico se si pensa che comunque è un’adolescente, però a volte si fa un po’ ripetitiva la situazione.
La disillusione che accompagna il finale fa guadagnare punti in un mondo in cui “…e vissero felici e contenti” sembra vada per la maggiore; la Collins riesce a trovare un buon compromesso tra finale catastrofico e happy ending. Si sottolinea poi quanto spesso sia facile cadere da una dittatura ad un’altra senza neanche accorgersene, ma al contempo, quanto sia difficile sovvertire l’ordine delle cose senza usare la violenza.
Insomma, una lettura che consiglio visti anche i film che stanno spopolando con la, per me odiosa, Jennifer Lawrence nei panni della protagonista.
Voto: ★★★✰✰ e mezza! (media tra i tre)
Io non voglio che mi cambino. Che mi trasformino in quello che non sono. Non voglio essere solo un’altra pedina del loro gioco. Vorrei solo trovare un modo per dimostrargli che non sono una loro proprietà. Se proprio devo morire, voglio rimanere me stesso.