La scala de' turchi.
Noi dalla nave, che fu in secco tratta, Scesi, e corcati su la muta spiaggia, Aspettammo dell'alba il sacro lume. Ma come del mattin la bella figlia Colorò il ciel con le rosate dita...
Odissea VII
Difficile capire qual è veramente il punto che rende questa terra unica. Ad ogni momento ti sembra di avere acchiappato la punta dell'iceberg ed invece ad ogni successivo appuntamento vieni smentito e superato. Forse è proprio il mix di arte, storia, natura e perché no, vogliamo trascurarla, enogastronomia, che formano un bouquet di sapori e profumi così ben calibrati tra di loro, da renderli un tutt'uno inestricabile che si completa come le tessere di uno dei mosaici rimasti per secoli ad aspettare i nostri sguardi. Eccoci dunque alla scogliera di Scala dei Turchi, una stradina che corre in alto sul mare nella consueta macchia delle coste del sud, illuminata dai fiori della primavera e solo un poco sgorbiata dalle villette della predazione vogliosa di occupare e di fare proprio ad excludendum, comune a tutto il mondo, non ci si faccia illusioni. Una scalinata di legno per scendere e subito tra le grandi orecchie dei fichi d'India, il colpo d'occhio ti coglie subito impreparato. Se è la prima volta che la vedi, non ci puoi credere. Alla tua destra una trina merlettata di un biancore accecante che il sole illumina con una forza inattesa e smagliante. La falesia irregolare e piena di curve ed anfratti, sta lì, con i suoi gradoni arrotondati, immensa e circondata da spiaggette di sabbia fina e lambita da leggere onde turchesi, anch'esse abbagliate dallo splendere delle marne bianche. Solo avvicinandoti lungo la riva, riesci a contemplarne i mille anfratti, le curve delicate e morbide di una erosione millenaria. Salirne il primo promontorio ti riesce a fatica, che quasi ti pare di offendere la purezza di quel bianco virginale.
Toccarlo anche solo a piedi nudi ti pare quasi una profanazione, ma solo così riesci a scorgere, subito al di là del capo, altri anfratti senza ombre, forme magiche di pietra calcarea a cui la fantasia dà corpo e immagine, mentre la mano ci scorre sopra, meravigliandoti, come per carezzare un corpo mollemente abbandonato alla calura del meriggio, una pelle così morbida e liscia, così calda e viva, solo lambita con rispetto, da un mare ammirato e adorante. Certo, Montalbano l'ha già resa famosa, ma rimanere qui seduto a contemplare lo smeraldo è un'altra cosa. Un refolo di vento soltanto, nella cala protetta in cui arrivavano i Saraceni, lo nero periglio che vien dallo mare, altri tempi forse, altre motivazioni. Fatichi a lasciarla, ma a metà della scala, un po' di tavoli all'ombra, tra le agavi verde azzurre, dove ti aspettano spaghetti allo scoglio il cui profumo allevierà la fitta dolorosa del dovertene andare. Avrai così l'opportunità, un occhio alla vongola, uno alla scogliera ormai lontana di comprendere il senso di quella mescolanza di cui parlavo all'inizio. Manca qualche cosa? Hai tutto il pomeriggio. Pochi chilometri e arrivi ad Aidone, tra i boschi fitti dell'interno. Sei salito di quota e questo paesino, che fino a qualche tempo fa, era praticamente sconosciuto e aveva ben rari visitatori, rappresenta la vera Sicilia dell'interno, lontana dal mare, quella forse delle novelle di Verga. Oggi è diverso. Da quando ci è stata restituita la Dea di Morgantina, il museo in cima al paese, per fortuna, comincia a ricevere frotte di visitatori a cui non era certo abituato. L'antico Museo dei Cappuccini è pieno di reperti recuperati dalla vicina necropoli e contiene oggetti e statue di tale bellezza da rendere questa visita obbligatoria e imperdibile per chiunque venga da queste parti.
La statua è di certo assolutamente straordinaria, membra e viso di marmo che paiono carne viva e tutto il corpo rivestito di un morbido peplo con un ricchissimo panneggio in tufo, un materiale che ne rende così credibile la leggerezza di una veste mossa dal vento, uno dei pochissimi esempi di statue di scuola greca reale, finalmente non copia romana, che rende comprensibile la grandezza di Fidia e dei suoi allievi. Non si può rinunciare a vedere questa opera. La restituzione del Paul Getty Museum della statua trafugata e anche degli altri pezzi da parte del Metropolitan di New York, in particolare la collezione degli argenti, capolavori di fattura così raffinata, da poter costituire da soli motivo di una visita, mostra davvero quali sono le opportunità che ha a disposizione il nostro paese. C'è una bella storia su questi pezzi. Era uscito un articolo che ne parlava, mettendone in dubbio la provenienza, secondo alcuni studiosi situabile addirittura in Spagna, quando il tombarolo che li aveva trafugati e venduti (naturalmente essendo ormai prescritto il reato giovanile) li riconobbe e come prova della veridicità delle sue parole, condusse gli studiosi nel luogo in cui erano stati da lui rinvenuti. Lì aveva lasciato, decenni prima, una moneta da cento lire, una forma di rispetto verso i morti a cui aveva sottratto il tesoro e lì la moneta fu rinvenuta. Adesso è nella teca, accanto alle coppe d'argento a raccontare una storia. E poi, non si può rinunciare a tutto il resto, busti, statue e vasi che, se prestate in poche unità a qualunque famoso museo all'estero, attirerebbero centinaia di migliaia di persone paganti, e che sono qui a disposizione di chi abbia voglia di arrivarci.
La Dea di Morgantina
E qui bisogna fare un discorso. Visitare questo museo è una vera delizia, non solo per le cose che sono esposte, ma anche per la dedizione, la competenza e la cortesia delle persone che ci lavorano. Le addette alla cassa, che, con pazienza infinita, ci hanno rifatto i biglietti anche se non avrebbero potuto, per farci risparmiare, dopo che, da vecchi balordi, non avevamo capito il meccanismo cumulativo con Piazza Armerina e soprattutto il signor Pino Ingrassia, che visto il nostro interesse, ci ha voluto accompagnare per tutto l'itinerario spiegando ogni pezzo con cura e competenza, ma soprattutto con una passione che ha reso la visita davvero emozionante. Una persona che ha capito il privilegio di quello che ha da offrire il suo paese e vuole farne partecipi tutti e io penso che queste cose, che non fanno notizia, siano invece da sottolineare per capire almeno un poco il nostro paese. Ora il primo di giugno, compare sulla Stampa un articolo feroce (vedere qui) sul Museo, che pone alla gogna una delle tante piccole magagne della nostra Italia. Nel Museo in questione i bagni non sono agibili, in quanto la Regione non è stata ancora in grado di rinnovare il contratto con l'impresa di pulizie. Certo che sembra una barzelletta e lo scandalo è forte, il problema andrebbe risolto quanto prima, vergogna sulla giunta pidi-grillina o quel che è; però io dico che puntare il dito solo su questi fatti pur gravi gridando, allo scandalo, per annichilire tutto il resto, non è produttivo, cara Sig.ra Anello. Certo ti fa fare un bell'articolo scandalizzato di denuncia, che fa sempre audience, invece di suggerire una soluzione dei problemi. Io devo dire, che mi sono fatto una risata, che le sensazioni straordinarie che ho provato me le porterò dietro per sempre e la pipì sono andato a farla al bar di fronte, aperto da una coppia di tedeschi, che evidentemente qui stanno meglio che a Francoforte, che offrono magnifiche granite e cannoli e che si augurano naturalmente che il contratto con La Rapida Pulizie, continui a non essere rinnovato.Museo di Aidone - Gli argenti
SURVIVAL KITMuseo di Aidone - Busti votivi
Scala dei Turchi - Seguire la strada sulla costa a 4 km da Porto Empedocle, (dove a Realmonte forse si può ancora visitare una miniera di sale) Lasciare la macchina sulla strada, c'è anche un parcheggio a pagamento (2€) così state tranquilli, poi scendere la scala di legno e camminare qualche centinaio di metri lungo la spiaggia, La scogliera è ben visibile e non si può sbagliare.Ristorante Lido Scala dei Turchi - A metà della scala (mentre scendete prenotate, perché d'estate è affollatissimo)- Prezzi normali che evidentemente non tengono conto della posizione strepitosa (primi abbondanti a 12 €). Vista magnifica. Antipasti di pesce notevoli, Spaghetti allo scoglio, Fritti misti e tutti i piatti di pesce fresco, siciliani tipici. Da non perdere, (anche se trip advisor lo castiga un po') anche per premiarsi della fatica della risalita.