Triora, è un piccolo paese di poco più di 300 anime del ponente ligure, abbarbicato sui monti nell'entroterra di Imperia nella valle Argentina, dove nel 1588 si è compiuto il tragico destino di una cinquantina di donne accusate di stregoneria, tanto da venir battezzata la Salem italiana in ricordo della caccia alle streghe che sul finire del 600 iniziò negli Stati Uniti nella zona del New England, proprio nel villaggio di Salem.
A parziale testimonianza della presenza di streghe è stato istituito un museo che si trova all’ingresso della parte vecchia del paese, e si sviluppa su tre livelli dove si può ammirare anche il grande passato di questo paese, della valle e dei suoi abitanti.Il nome del paese deve la sua origine al latino tria ora, ovvero tre bocche: quelle del cerbero rappresentato nello stemma. Secondo alcuni però indica i tre fiumi alla cui confluenza si trova il territorio, secondo altri i tre prodotti principali (grano, castagna e vite) su cui si basava la sua economia.Arrivando a Triora nell'effimero momento che divide il giorno dalla notte chiamato crepuscolo piuttosto che in un’uggiosa giornata carica di nubi dai colori forti è immediata l'impressione di trovarsi in un luogo particolare. Percorrendo lo stretto labirinto di vicoli lastricati di porfido, ai lati dei quali si ergono vecchie case di pietra, è possibile ascoltare la voce del silenzio, rotta talvolta da un verso di animali in lontananza o dalla presenza di qualche randagio solitario che veloce si eclissa in un anfratto.Non è raro, addentrandosi nella parte più vecchia del paese, scorgere fioche luci dietro finestre di antiche dimore che proiettano ombre che sembrano muoversi furtive all’interno delle abitazioni lasciando volere la fantasia indietro nel tempo e provando ad immaginare chi possa essere la figura appena scorta.E’ bello ma altrettanto spettrale perdersi nei numerosi vicoli di questo paese per scoprire case arroccate l’ una all’ altra, portici con imponenti archi, scalinate e persino caverne. Passeggiando ci si imbatte in fontanelle e lavatoi ma anche in diroccate mura di antichi castelli, ricordi di un passato nemmeno tanto remoto quando agricoltura ed allevamento erano le uniche fonti di ricchezza del paese.Le parti più basse delle case erano adibite a botteghe, molte di esse sono ormai chiuse rimane solo una sbiadita insegna a imperituro ricordo del periodo di ricchezza che ha goduto Triora. Nonostante le difficoltà alcune rimangono ancora aperte grazie alla testardaggine e alla convinzione dei proprietari che in fondo le radici non si dimenticano permettendo all’ ignaro turista di assaporare, molto spesso senza rendersene conto, le bellezze del passato portandosi a casa un pezzo di questo magico paese tramite i prodotti nostrani come i formaggi ed il famoso “Pane di Triora”. Questi sono gli unici mestieri rimasti a testimonianza di un florido passato i rumori delle altre botteghe invece sono purtroppo persi per sempre per il comune visitatore, sono però ancora vive nelle persone che ancora abitano il paese ma probabilmente ancor di più in quelle di chi per forza o convinzione il paese lo ha lasciato per più chiassose città costiere.Anche al turista più distratto non è difficile notare l’ ampio uso di ardesia nel paese che oltre ad essere presente come copertura sui tetti non è raro scorgerla utilizzata come montante delle porte di ingresso di diverse case molto spesso incise con segni incomprensibili quasi una sorta di simbologia esoterica che rafforza la credenza degli abitanti di forze oscure legate alla stregoneria. Streghe e stregoneria : di questo parliamo in questo articolo e sono queste le cose per cui è famosa Triora. Quando anche l’ ultimo raggio di sole si nasconde dietro i morbidi e sinuosi monti della valle Argentina ed i paesi della valle fanno a gara con i suoni delle campane delle chiese è il segnale per tutti gli abitanti di rinchiudersi dentro le mura cittadine. Si, perché all’ impavido eroe che ne rimane fuori è sufficiente percorrere pochi vicoli per trovarsi nei pressi di un ripido dirupo contornato da pini, castagni e roveri luogo meglio conosciuto come “La Cabotina”.Questo gruppo di circa 10 cascine avvolte dai verdi tentacoli dei rovi, di cui solo poche sono ancora in discreto stato, si sussurra fosse la residenza delle streghe di Triora. Un mistico silenzio sovrasta le antiche rovine rotto solo da qualche turista un po’ chiassoso o più spesso dal gracchiare di grandi cornacchie che con acrobazie aeree perlustrano dall’ alto la zona e dal fischio del vento che accarezza e talvolta scuote le foglie dei secolari alberi. Non rimane molto all’ interno di queste case della testimonianza della vita di emarginazione che queste povere donne erano ingiustamente costrette a subire e che nel 1587 uno speciale commissario incaricato dall’ inquisizione che voleva portare al rogo. Il luogo rimane comunque carico di fascino e di mistero, le domande che più spesso si rincorrono chiedono come mai i gatti e gli altri animali evitano questo luogo. O ancora : cosa sono quelle ombre fugaci che si muovono furtive nel labirinto di vicoli, oppure cosa sono i lamenti che si odono nella Cabotina e chi talvolta accende misteriosi fuochi senza lasciar traccia il mattino seguente?La risposta va chiesta ai vecchi che vivono a Triora ed è sempre la stessa, pronunciata a voce bassa, quasi per paura ma forse per rispetto delle anime delle streghe morte nel XVI secolo......Marco Boldini.Magazine Viaggi
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