“La nostra operazione non è un colpo di Stato e l’obiettivo non è quello di prendere il potere”: lo ha dichiarato l’ex generale Khalifa Haftar a poche ore dall’assalto contro il parlamento di Tripoli, da parte delle potenti milizie di Zintan
Esse sono quelle che tengono prigioniero un figlio del defunto Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e note per la loro decisa opposizione al fondamentalismo islamico.
Haftar era già intervenuto sui mezzi di informazione libici nel corso del fine settimana per spiegare che l’operazione da lui lanciata venerdì a Bengasi e battezzata ‘Dignità’ mira a “ripulire la Libia dai terroristi”, incalzato dal governo e dal parlamento che hanno definito l’attacco “al di fuori della legittimità dello Stato”.
Secondo alcuni osservatori, la possibile alleanza tra le milizie di Zintan e il generale potrebbe essere proprio la lotta all’integralismo islamico che a Bengasi agisce attraverso l’organizzazione jihadista Ansar al Sharia, collegata con la rete di al Qaeda.
Intanto, nella città orientale della Libia, culla della rivoluzione contro Gheddafi, l’ultimo bilancio delle violenze in corso da venerdì riferisce di almeno 79 morti e 141 feriti.
Il governo ha istituito una ‘No Fly Zone’, avvertendo che qualunque aereo dovesse sorvolare Bengasi verrebbe abbattuto.
L’aeroporto locale è chiuso da venerdì mentre hanno riaperto alcuni negozi rimasti chiusi a causa dei combattimenti. (Fonte MISNA)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)