L'amore non ha regole e questo non è un cliché, semmai una maledizione che ognuno di noi si porta addosso senza saperlo.Un amore, che nasce dove non dovrebbe, è quello che ficca nel cuore i suoi artigli più taglienti e non si estirpa più.
Quando Tristan e Doralice si incontrano, i loro cuori sono già persi."Tristan e Doralice. Un amore ribelle" di Francesca Cani [Leggereditore] è un romanzo storico ambientato nell'Italia di Matilda di Canossa e di Enrico IV, tra il 1076 e il 1092. Doralice è la signora di Lacus e, cosa più importante, è la protetta della Magna Comitissa: suo padre Filippo è stato ucciso durante un duello in una giostra organizzata dal sadico Enrico e sua madre è morta in un'imboscata. Doralice sta imparando a mandare avanti il feudo seguendo gli insegnamenti di una donna forte e indipendente come Matilda.Tristan è un cavaliere sottomesso dal volere del tirannico Rex Romanorum, ma è anche un duca a cui è stata tolta ogni cosa, ogni affetto e, soprattutto, la speranza del futuro. Lo chiamano "Occhi del Diavolo" perché, proprio come suo padre, ha un'iride azzurra e una dorata, e Tristan sente di avere l'inferno dentro.Fino al giorno in cui incontra Doralice.
Doralice gli apparteneva e lui sentiva di essere vincolato a lei.
Sotto le mentite spoglie di un pellegrino penitente, Tristan si unisce ai manovali che stanno costruendo la pieve di San Lorenzo sotto la supervisione della ragazza. Ha una missione segreta, ma quando gli occhi verdi e puri di Doralice lo guardano, tutto il rancore, la vendetta e il dolore, trovano una tregua. I tradimenti, i complotti e i segreti di cui la Storia è piena ma che non sono riportati nei libri di scuola, sono lì per dividere i due amanti.Doralice era vita, speranza e lui aveva bisogno di credere, di amare.
Confesso che è la prima volta che leggo un romance storico ambientato in Italia in questa precisa epoca e mi ha permesso di cercare ulteriori informazioni sulla figura di Matilde (o Matilda) di Canossa e della politica che ha perpetrato durante i suoi 40 anni di regno. Francesca Cani, attraverso la storia d'amore di Tristan e Doralice, racconta la figura di Matilde come quella di una donna che, oltre alle ragioni di Stato, serbava nel cuore anche sentimenti profondi e indistruttibili, quasi quanto la sua ferrea volontà. È difficile resistere al fascino di questa figura femminile, quasi quanto è impossibile non lasciarsi appassionare dalla sensualità dei due amanti.L'autrice costruisce perfettamente il contesto storico e culturale in cui i protagonisti si muovono e le descrizioni dei luoghi e dei particolari delle abitazioni risultano una parte fondamentale del racconto per potersi immergere pienamente nella vicenda.
Mi è piaciuto particolarmente l'intreccio tra intrighi e segreti, tra colpi di scena inaspettati e improvvisi colpi di fortuna: la trama si incastra perfettamente in questi espedienti narrativi mai banali e finemente intessuti affinché il lettore non possa mai annoiarsi.La scrittura di Francesca diviene chirurgica nella descrizione delle parti più crude, senza mai cadere nel patetico e, anzi, alzando la tensione partecipativa fino a provocare nel lettore dei brividi (o almeno, a me è successo di averli).
Il finale è da romance, ma, credetemi, non sarebbe stato possibile altrimenti. Dopo aver sofferto, palpitato e sospirato con Tristan e Doralice, anche il lettore più navigato va alla ricerca del balsamo del lieto fine. Balsamo che arriva, puntualmente sancito e benedetto dalla Storia.
Leggete "Tristan e Doralice. Un amore ribelle" se avete voglia di una storia dolce e intensa, pura e forte, limpida e dolorosamente intricata, come possono esserlo solo le storie dal sapore d'altri tempi.