Tristi Facebook /2. Usi curiosi del mezzo

Creato il 18 agosto 2012 da Ilpescatorediperle

Un'altra (dopo questa) classifica rivedibile di modi fastidiosi di servirsi di quella cosa blu con la effe sopra.
5. Chi è senza peccato, scagli il primo Einstein
Dei produttori di "aforismi" a getto continuo si è già detto. Ma per chi non ce la fa più esiste sempre un onorevole surrogato: copiare le parole degli altri. Versione contemporanea del furto sacro, la citazione assurge a mantra rassicurante, che rispolvera il buon vecchio ipse dixit in salsa digitale. Al limite, che il passo sia riportato correttamente o meno poco conta: quel che conta è ottenere qualche like. Purché facciano colto-fatalista-ciondolante.Il principale oggetto odierno di questo citazionismo interessato, di questo fare i Nietzsche con i Colli degli altri, sembra essere Albert Einstein. Un po' a sorpresa, per quanto mi riguarda. Non sapevo infatti che il noto scienziato, oltre a lasciarsi ritrarre con la lingua penzoloni e a diventare il prototipo della simpatica canaglia geniale, giù giù fino al Maurice Disney e a The Big Bang Theory, fosse stato anche un dispensatore di frasette. Che abbia incominciato ad escogitarle all'Ufficio Brevetti in Svizzera o all'Università negli Stati Uniti, non c'è settore del luogocomunismo contemporaneo (dalla pacenelmondo raggiunta se rispettiamo la coda in posta, al rivelatore di veri amici costituito da quel congegno altamente tecnologico che è il "momento del bisogno", fino all'amore per la lettura, spesso propalato da estimatori della saga di Twilight), che il fisico ebreo-tedesco non abbia perlustrato palmo a palmo, o meglio motto per motto. Il nome di Einstein dev'essere una garanzia di qualità teorica. Se ha capito i buchi neri, vuoi che non sappia che la vita si affronta giorno per giorno, sorridendo al primo sole del mattino?Su Facebook girano molte frasi ad effetto dell'Alberto. E per sottolinearne l'autorevolezza, esse si stagliano su sfondi ameni: boschetti, o fiumiciattoli, o cocorite. Egli così ci sussurra quelle parole che vorremmo sentir dire dal nostro vicino di treno. Quello che non si accorge di essere in moto rettilineo, mentre Einstein, appostato sulla collina di fronte, lo sa.
4. Fratello, dove sei?
Il GPS ci ha rovinati. La possibilità di suddividere la nostra vita in segnavia colorati che facciano sapere al mondo l'esatto punto in cui ci troviamo situati è un'opportunità troppo ghiotta per non essere colta.Su Facebook, due categorie di persone vengono in particolare luce per la spiccata propensione al posizionamento. Vi sono, da un lato, quelli che si sentono senz'altro nei ranghi dei fighi. "Pietro Tramalacqua has just checked - in spogliatoio dell'Inter". "Barrique con gli amici - presso Enoteca Unmilioneaboccia". "Ho appena incontrato Nilla Pizzi - in Ade". Una sottocategoria è quella di chi usa lo stesso sussiego per annunciare di trovarsi alla Sagra della Porchetta di Sfruculio.Dall'altro lato abbiamo l'Arcadia della vita quotidiana. La poesia dell'attimo discreto, vuoi anche mediocre, ma sempre umano (troppo)."Gina si trova qui: - Esselunga di viale Pandemonio (RM)". "Ai saldi di Parabiagoooo! - presso Parabiago (MI)". "Denise has just checked - in Claudia - Moda Oggi".La verità è che vogliamo tutti far sapere dove siamo. Ci solletica l'idea che qualcuno possa invidiare il ritmo cadenzato della nostra giornata off perfetta, o la rilevanza della nostra cerchia di conoscenze, o ancora l'esclusività dei luoghi che frequentiamo.Quand'anche si trattasse di: "Piergiuseppe è intento con  - clistere (Deretano, Italia)."
3. Instagrama vita
Quand'eravamo piccoli le nostre foto ritraevano scampagnate cattoliche con la felpa annodata in vita. In seguito fu la volta dei pranzi da McDonald's, dove qualcuno si era sempre rovesciato il ketchup sui pantaloni. Infine fu il concerto del Primo Maggio.Poi c'è stato "American Beauty" e quel finale col sacchetto di plastica, che ha distrutto una generazione.Infine i social network ci hanno definitivamente convinti che non il diavolo, ma il sensodellavita sta nel dettaglio. Ed ecco quindi caterve di fotografie di parti pezzi bordi lembi di oggetti. A conferire un'impensata pensosità a questo archivio di cose morte è stata l'applicazione Instagram, coi suoi filtri tanto retro. Questo non è un post serio, ma fatemi almeno dire il paradosso di un filtro che invece di fare il suo onesto lavoro, cioè filtrare, omogenizza, livella.Il mondo si è ben presto riempito di fotografie tutte uguali, tutte microfiltrate, come il latte della Lola, tutte allo stesso modo. Questo per dare originalità e stile a scatti altrimenti anonimi.Tra i vertici di questa nuova arte, due stilemi pare vadano per la maggiore. Da una parte i bicchieri (mai interi, un angolo basta), specie se pieni, magari di Lambrusco, che Instagram fa sembrare Morellino di Scansano. Insomma, zeppi di alcolici. In fondo basta un gin tonic per essere Baudelaire. Che poi sia il bicchiere del vicino di bar o una Schweppes liscia, poco importa.Dall'altra, quelle belle pile di libri appena acquistati alla Fnac, a suggerire intense notti passate a compulsare pagine fitte di prosa (no, poesia) altamente profetica. Libri intonsi e lucidi, destinati il più delle volte a rimanere tali. In confronto i leggendari tomi di legno sullo yacht di Briatore sono la macchina a vapore.
2. Sbattimelo in faccia
Il libro più sopravvalutato del 2011 è stato senz'altro l'opuscolo "Indignatevi!" di Stéphane Hessel. Ma il bigino ha almeno un merito: ha dato la stura a tutta la nostra rabbia che covava sopita. Che lo si sia letto o meno, come non protestare per questo bieco mondo che va a rotoli - e, sia chiaro, sempre per colpa degli altri?Perché quindi non infarcire Facebook di fotografie scioccanti di bambini dagli stomaci enfiati, cadaveri di donne o cani scorticati?Già, perché no? Perché non vomitare il proprio disprezzo per il genere umano? È tutta colpa vostra. Di voi che non postate, dico. Di voi che non laicate. Di voi che non aggiungete cenni di approvazione a questa esibizione. D'accordo, forse manco del tratto più caratteristico di una sensibilità a questi "temi", il pudore. Ma sono indignato. Sono indignato e voglio farvelo sapere. E voglio farvelo purgare. Perché il male del secolo è l'indifferenza. Perché così vi faccio prendere coscienza. Sto cambiando il mondo, io. E ora scusate devo andare, ché c'ho uno spritz in centro.
1. Sgrammaticata preghierada TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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