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Quando si decide di realizzare un film, si vuole raccontare una storia. Si parte da un'idea, magari un'atmosfera particolare, un personaggio originale, un carattere da far conoscere, un'epoca in pieno cambiamento. Nel primo Tron, uscito nel 1982, questa idea c'era, nonostante, poi, il film sia invecchiato malissimo, al contrario di altri avveniristici film usciti in quegli anni che, invece, hanno fatto la storia del cinema (da "Guerre stellari" ad "E.T". per intenderci). In Tron Legacy, il seguito voluto dalla Disney per la generazione degli anni zero, non c'è alcun anelito di idea. Quando sembra che un film sia stato prodotto partendo dai gadget da commercializzare e dai giocattoli da far comprare, e non da "altro", la cosa si fa triste. E il sequel del film di Steven Lisberg fa proprio questo effetto. Potrebbe, infatti, essere considerato meramente la versione ben fatta, dal punto di vista estetico-tecnologic,o del primo Tron, pioniere negli anni Ottanta. Il secondo, invece, delude da vari punti di vista, delineandosi come l'ennesimo giocattolone senz'anima, pronto a, passatemi il termine, "rincoglionire", a colpi di strategico merchandising, i ragazzini in pre e non solo adolescenza. Valgono il film, tuttavia, ma non gli undici euro per la proiezione, le scene delle sfide, tra inseguimenti e combattimenti con aggeggi tecnologici meravigliosamente infernali.
Per tutto il resto, "arridatece" Matrix. La sceneggiatura è deboluccia, con personaggi che compaiono e scompaiono senza grandi problemi di scrittura, con colpi di scena troppo telefonati o illogici, con dialoghi superficiali che più di una volta strizzano l'occhio ad altri film.
Però ciò che veramente delude è, come sopra riportato, la mancanza di una visione, di un'idea, di una storia da raccontare, nel senso più pieno che vi si possa trovare. Negli anni Ottanta tutta l'informatica era all'inizio ed ambientare un film all'interno di, in estrema sintesi, una scheda madre o di un sistema operativo (non sono un'esperta a riguardo :-) ), fu un'idea geniale. Nel 2010 il mondo "scoppia" per l'affaire Wikileaks. Julian Assange è l'uomo dell'anno. Si parla di nativi digitali e di Underground computing (leggo da Sette del Corriere della Sera). Tutto porta ad un'epoca e ad una macrostoria in costante e velocissimo cambiamento. Non solo tecnologico. Si trattava di cogliere una vivacità, un fermento, una riflessione su un mondo in cui tutti viviamo, che deve essere raccontato per meglio essere capito. Ed in questo il cinema è uno strumento prezioso.
Uno spunto mancato invece per Tron Legacy che, nonostante sia ambientato in due "location" ben note nell'era 2.0 (la realtà e la rete), non ne approfondisce legami e canali. L'universo di programmi e byte potrebbe essere senza problemi un paesaggio stellare o un ambiente onirico, per quanto poco sono stati sfruttati gli spunti di riflessione "necessari" sulle interconnessioni tra i due mondi.
Peccato.
ps. meravigliosa la colonna sonora dei Daft Punk.
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