Sam Flynn, molti anni dopo la misteriosa scomparsa del padre Kevin, viene informato di uno strano messaggio proveniente dalla sua vecchia sala giochi. Seguendo questi indizi verrà proiettato in un universo virtuale in cui non solo rincontrerà il padre scomparso ma sarà costretto a partecipare ad alcuni giochi che metteranno in serio pericolo la sua vita.
Dopo una presentazione di venti minuti alquanto deludente vista al Festival Internazionale del Film di Roma, prodotto da Walt Disney e diretto da Joseph Kosinski, regista alla sua opera prima, esce nelle sale “Tron Legacy”. Per chi avesse visto il film del 1982 “Tron”, questo “Tron Legacy” può considerarsi a tutti gli effetti un seguito. Quelli (sicuramente molti) che non l’hanno visto, non si disperino, perche il nuovo film non richiede la visione obbligata del vecchio.
Detto questo, diciamo subito che rispetto a quello che si è visto a Roma, che non prometteva niente bene, il film è un pochettino meglio, ma non così tanto. A iniziare da un doppio Jeff Bridges che non lascia il segno, e per uno come lui è una notizia! La versione digitale infatti è quasi un fastidio per lo spettatore, si vede palesemente che il personaggio che teoricamente dovrebbe risultare reale è fatto al computer nonostante le poche inquadrature cerchino di nasconderlo il più possibile. Mentre quello “umano” è incastrato in un pessimo ruolo che gli concede troppo poco per mettersi in mostra positivamente. Proseguendo troviamo uno sprecato Micheal Sheen nei (brevissimi) panni di un antagonista molto singolare, nonostante cerchi di sfruttare al massimo il tempo a sua disposizione, la sua indiscutibile bravura stavolta non gli basta.
Per parlare di cose positive bisogna aspettare che si arrivi nel mondo della rete, un mondo costruito in modo affascinante e visivamente spettacolare per gli occhi, sfido chiunque a non innamorarsi di quelle splendide tutine nere di pelle corredate da neon celesti o rossi (se siete i cattivi!), che ricordano le magnifiche Lightsaber di "Star Wars". Sfido chiunque (e mi riferisco agli uomini!), anche a non innamorarsi di Olivia Wilde (la n°13 di "Dr. House"), che con gli inediti capelli mori a caschetto e la tutina di cui sopra, è veramente notevole, mai stata così bella!
E per concludere con le note positive non può certo mancare la colonna sonora firmata Daft Punk (protagonisti anche in un cameo nel film), perché se il mondo della rete è una gioia per gli occhi, la loro musica nel film è gioia per le orecchie.
Una sufficienza che sa di bocciatura. E’ questo che riesce a portarsi a casa “Tron Legacy”. Di possibilità di fare un prodotto migliore ce n’erano, a iniziare da una durata inferiore alle due ore (troppe in questo caso), che avrebbe giovato al ritmo del film specialmente nella parte finale in cui accusa una grave e pesante flessione.
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