PC - PS4 - Xbox 360
TESTATO SU
PC
Genere: Strategia
Sviluppatore: Haemimont Games
Produttore: Kalypso Media
Distributore: Kalypso Media
Lingua: Italiano
Giocatori: 4
Data di uscita: 23/05/2014
X360PC
EUR 39,59EUR 33,34 |
Solido e fedele al marchio Alla lunga troppo facile
Ambientazione efficace e gradevole Nessuna innovazione rispetto al passato
Dinamiche gestionali rodate Aspetto politico poco approfondito
Tropico 5, uscito a fine maggio per la felicità di tutti quelli che hanno visto cadere catastroficamente il concorrente Sim City, è il quinto capitolo dell’omonima serie, ambientata negli splendidi Caraibi. Per quelli che non conoscono il brand, si tratta di un gestionale cittadino nel quale alle numerose opportunità edilizie concesse si aggiungono i poteri politici propri di un dittatore.
Tanto bello quanto facileDiciamo subito che il titolo è sicuramente valido. Non deluderà le aspettative dei vecchi fan, piacerà molto alle nuove leve. Tendenzialmente però le poche novità introdotte non riusciranno a far parlare di questo ultimo capitolo come di un grande prodotto, ma al più come di un corposo “aggiornamento”. Il gioco si sviluppa lungo due binari: la mappa personalizzabile e la campagna (più un’appena abbozzato multiplayer online). Nella prima ci potremo sbizzarrire a più non posso, settando quasi tutti i dettagli di gioco, mentre nella seconda seguiremo la strada prestabilita lungo una sottospecie di storia che rimane comunque traballante. Insiediatici come Governatori di una piccola isola tropicale di proprietà della Corona Inglese, ci faremo largo in maniera autonoma, aiutati dal fantomatico Ordine Massone. In questa edizione sarà presente il periodo storico, che andrà dal colonialismo fino alle guerre nucleari (successive alla guerra fredda), con annessi cambi di equilibri nel potere mondiale. Tendenzialmente le ere influenzeranno solo l’andamento commerciale di determinati beni, l’utilizzo di strutture più moderne (come per esempio il cinema) e la presenza di nuovi alleati. Durante il periodo delle guerre mondiali quindi ci verrà chiesto se schierarci con gli alleati o con l’asse, o se rimanere in una elvetica posizione di neutralità. In realtà le conseguenze delle nostre azioni avranno ripercussioni identiche a prescindere dalle scelte: ogni schieramento fornirà un determinato vantaggio, ed ogni schieramento nemico un determinato svantaggio. Certo, non si parla di fazioni identiche: favorire durante la guerra fredda l’URSS comporterà la tutela delle fazioni comuniste, a discapito dei capitalisti e via di questo passo. La struttura politica del titolo rimane però speculare, senza molte altre velleità storiche. Chiudendo dal punto di vista politico del gameplay, interessanti saranno gli eventi proposti in-game, anche questi alla lunga ripetitivi, ma che ricalcano lo spirito scorretto ed irriverente del prodotto, nel quale spesso le scelte migliori sono anche quelle più cattive ed egoistiche (ma effettivamente anche più realistiche). Con la scusa del fantasioso scoglio tropicale, il nostro personaggio non farà altro che emulare le pessime gesta di tanti altri dittatori più conosciuti.
L’altra faccia del gameplay, quella più intrigante e dinamica, è data dalle numerose possibilità di costruzione. Sebbene ogni isola che governeremo cambia rispetto alle potenzialità di produzione, il leitmotiv rimane l’equilibrio. Innanzitutto equilibrio nelle richieste della popolazione e nell’accurato mantenimento di una frangia politica numerosa e fortemente attaccata alla nostra persona. Una cosa che ci garantirà la vittoria alle elezioni, senza che si debba ricorrere a pericolosi brogli. Scatenare una rivoluzione o far serpeggiare il malcontento porterà a reazioni a catena di difficile risoluzione. Nonostante la pericolosità degli scenari descritti bisogna dire che, rispetto al vecchio Tropico (parliamo proprio del primissimo capitolo), la difficoltà di gioco si è drasticamente abbassata. A livello normale sarà praticamente impossibile incorrere nelle ire dei popolani, ed anche dal lato economico non riscontreremo grossi ostacoli. Il piccolo borgo parte già autosufficiente per quanto concerne i costruttori ed i trasportatori. Una volta occupata la bassa manovalanza con strutture semplici ma redditizie (come le piantagioni o le miniere), ne risulterà sempre un incremento monetario – dato dalle esportazioni – che ci permetterà di implementare la nostra economia con strutture più complesse. Il surplus di soldi sarà perciò prima utilizzato per alzare alcune esigenze dei lavoratori, le quali pur non generando profitti aumenteranno il benessere e la cultura, permettendo quindi sistemi di produzione ancora più vantaggiosi. Partendo dalle piantagioni, passando per biblioteche, scuole ed ospedali, si arriverà alla metallurgia pesante, alla distillazione o allo sfruttamento del turismo. Purtroppo c’è poco da girarci intorno: le cose da fare sono numerose e questo salva sia la campagna che la mappa libera. Una volta provate tutte le poche strategie a disposizione però, incorreremo in una fisiologica noia, dovuta all’estrema facilità di gioco.
Come ogni gestionale che si rispetti, Tropico 5 non fa certo della grafica il suo punto di forza. Nonostante questo però si difende molto bene, soprattutto grazie ad una grande implementazione su PC, sul quale gira in maniera fluida e spedita, senza richiedere configurazioni troppo esose. I colori richiamano ovviamente i paradisi tropicali del titolo, con un approccio per la prima volta meno fumettoso e pastelloso del solito, ma invece più fotorealistico. La gestione della luce, dell’acqua e degli effetti ambientali è molto bella, meno accurati invece i paesani e in genere le skin degli oggetti più piccoli. Come sempre il mood caraibico è molto presente, garantendo un design tutto peculiare ed un po’ retrò, che ha grande appeal ed è un piacere per gli occhi. Le musiche poi, da sempre fiore all’occhiello della produzione, sono non solo azzeccatissime, ma anche piuttosto varie e complesse, garantendo un accompagnamento simpatico ed in linea con l’ambientazione. Nota di merito anche per i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi non giocanti, che parlano tutti italiano, sfruttando però l’accento classico del loro paese di origine. Un elemento, quello del doppiaggio italiano e di qualità, raro di questi tempi.
IN CONCLUSIONETropico 5 pecca di prudenza. Una prudenza che in fatto di vendite, complice il crack mediatico dell'ultimo Sim City, ha sicuramente fatto vincere a mani basse la lotta tra i due unici concorrenti in materia di city builders. Nonostante questo però il titolo rimane ancorato a dinamiche vecchie e fin troppo rodate, con poche aggiunte (in realtà il numero 4, grazie ai numerosi DLC ed add-on, risulta ad oggi molto più vasto). Vero neo è la fin troppo facile difficoltà di gameplay, davvero veloce da scardinare. Francamente, se già rimanere troppo legati al passato (il lato politico del gioco stenta oramai da cinque capitoli a decollare, a favore di un semplice gestore di città) non è bene, lasciare che il gameplay non risulti neanche troppo impegnativo fa abbassare di molto la valutazione. Allo stato attuale i possessori del precedente capitolo non dovrebbero acquistarlo se non mossi da grande passione per il brand o da grande voglia di sperperare denaro. ZVOTO 7