Troppe famiglie in case obsolete

Da Rubefox

Troppe famiglie in case obsolete. In Italia abbiamo un patrimonio da 4,8 miliardi di euro ma vecchio: in media più di 30 anni di età per edificio. Questa è la ricchezza immobiliare in abitazioni delle famiglie italiane: fatta eccezione per la Germania, che ha ricostruito gran parte delle proprie città; il nostro Paese invece  è in cima alla classifica europea per epoca di costruzione del patrimonio edilizio.

Questo dato ci distingue parecchio da Paesi come Francia e Regno Unito che a differenza nostra hanno avuto un forte sviluppo già nell’Ottocento e nei primi del Novecento, e che ad oggi ci condanna a uno stock abitativo tra i più obsoleti del continente. Parliamo del rapporto Ance-Censis, trattasi di un piano per le città che raccoglie l’analisi delle tendenze demografiche, dei comportamenti sociali e delle condizioni dell’abitare.

Pensiamo ad esempio a quanti edifici hanno più di 40 anni; sono sempre di più e stanno crescendo progressivamente; oggi il 55% delle famiglie ha un alloggio realizzato prima degli anni ’70, di cui addirittura il 15% prima degli anni ‘40.

Nella criticità del momento sarebbe meglio partire dalle città ed è anche necessario lanciare un piano che punti a superare questo immobilismo che, ad oggi, ha favorito abusivismo e crescita disordinata. Per mettersi nuovamente in moto ci dobbiamo contare sul il risparmio energetico e la riqualificazione delle periferie e la manutenzione dei vecchi fabbricati.

Il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, si è detto favorevole a una revisione della legge urbanistica nazionale; il ministro per lo Sviluppo economico e Infrastrutture, Corrado Passera, si è impegnato invece insieme ad Ance ad arrivare entro l’estate almeno a una prima tappa di preparazione del Piano per le città.
Ora occorrerebbe privilegiare le riqualificazioni dei progetti.

Le nostre città sembrano dormire rispetto alle altre città Europee. Teoricamente, ora, ci potrebbero essere i presupposti per invertire la rotta : il Dl 70/2011 ha sottolineato i contenuti di una normativa nazionale, che andrebbe potenziata ulteriormente.

Questa staticità deve essere assolutamente superata. La burocrazia va ad alzare i costi e i valori delle aree. È così che si creano le vie di fuga, le pressioni e le deroghe.

L’impossibilità di intervenire sull’esistente è stata una concausa dell’eccessiva crescita che c’è stata negli ultimi anni.

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