Troppi caffè per Sarti Antonio (parte I)

Creato il 01 novembre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Un approfondimento di Noir Italiano, con la partecipazione di Loriano Macchiavelli

- da Fralerighe Crime n. 9

Su Sarti Antonio e sul suo creatore, Loriano Macchiavelli, abbiamo già scritto tanto che parlarne ancora ci sembra ripetitivo. Con questo approfondimento vorremmo invece raccontare il “lato oscuro” di Sarti Antonio.

Il profilo di un personaggio seriale.

E’ appena uscito “L’ironia della scimmia“, il venticinquesimo romanzo che ha come protagonista il sergente di Polizia che non riesce a comportarsi da questurino. Questo lo rende il personaggio seriale più longevo del noir italiano. Dal 1974 a oggi, un bel percorso. Forse non tutti lo sanno ma Macchiavelli, il 3 Aprile del 1987, ha “ucciso” Sarti Antonio. Ammazzato con un colpo di P38 in testa.

Perché? L’autore (nella prefazione della raccolta di racconti “Un poliziotto, una città”) racconta di averlo ucciso perché non lo sopportava più. Quale il motivo di questo astio nei confronti di uno dei più importanti personaggi del noir del nostro paese? La risposta è semplice: la critica era riuscito a farglielo odiare.

La provocazione di Macchiavelli è proprio questa: un personaggio seriale, in Italia, non riesce ad avere vita facile. La critica, dopo averlo osannato per un paio di libri, poi non si fa problema a definirlo noioso, ripetitivo, privo di slancio. Il commissario Maigret (circa un centinaio i romanzi che lo vedono protagonista) in Italia, non sarebbe andato oltre il quarto romanzo. Ma è davvero così?

La letteratura popolare si è sempre servita di protagonisti che, a volte a distanza di appena una settimana, tornavano sotto gli occhi dei lettori. Pensiamo alla letteratura dell’ottocento. Il romanzo giallo (o noir), che è ritenuta la moderna letteratura popolare, è quello che più ha utilizzato il personaggio ricorrente, in passato come oggi. Credo che il motivo sia da ricercare nelle sue origini e nelle prerogative che gli sono proprie e che lo distinguono da altri generi letterari: il mistero, il delitto, l’indagine, un luogo ben definito (meglio se reale), l’analisi sociale (in realtà cosa spinga al delitto è uno dei misteri ancora da svelare), l’introspezione…

Il romanzo d’indagine è nato così, con Auguste Dupin, più volte utilizzato da Poe nei suoi racconti, e così è stato apprezzato da milioni di lettori che si sono affezionati al personaggio ricorrente.

Ricordo che quando scrivevo il primo romanzo con Sarti Antonio, sergente, mi venne istintivo pensare che, alla fine della storia, non sarebbe sparito, che lo avrei ritrovato. Vogliamo dire che mi ci ero affezionato?

Forse è accaduto lo stesso ai lettori.

Omar Gatti e Loriano Macchiavelli



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