Il rapporto casa editrice-scrittore in Spagna – ma anche in America Latina, a dispetto di ciò che si pensa – è ben diverso da quello che conosciamo in Italia. In primo luogo, perché lo spagnolo è una delle lingue più parlate al mondo, di conseguenza i lettori sono milioni, ma anche perché esiste ancora la meritocrazia.
A sostenerlo è Veronica Navarra, fondatrice dell’agenzia letteraria Writers’ Factory, che dal 2002 offre i suoi servizi di traduzione e promozione agli autori che vogliono provare a sfondare sul mercato editoriale spagnolo.
L’idea è nata perché in tutti questi anni abbiamo tradotto diversi manoscritti, alcuni dei quali sono già stati pubblicati in Spagna – e non solo – e abbiamo stabilito dei buoni rapporti con alcune case editrici e con diversi siti ispanici dedicati alla scrittura.
Gli spagnoli, ma anche i latinoamericani, investono su se stessi e prima di presentare un manoscritto a un concorso o a una casa editrice pagano per un editing di qualità e talvolta si affidano ai servizi di un agente letterario.
Il mercato è grande, ma anche la concorrenza, e gli scrittori sanno bene che per farsi notare e per vincere un concorso – o per essere pubblicati – devono presentare opere di qualità. Questo è uno dei vantaggi della competizione: più scrittori ci sono, più ci si deve sforzare per essere i migliori.
In Italia le cose funzionano diversamente, e non perché per essere pubblicati bisogna essere “amici degli amici” – non solo – ma perché l’italiano medio non vuole investire su di sé e anche perché, bisogna dirlo, il target della lingua italiana è estremamente piccolo e non c’è spazio per tutti.
Gli scrittori italiani hanno la tendenza a scrivere un romanzo/racconto, a farlo leggere a qualche amico – il quale ovviamente dirà che è bellissimo – e a spedirlo a tutte le case editrici di cui trova l’indirizzo. Il più delle volte senza nemmeno sapere a chi si deve rivolgere. Poi, quando non ricevono risposte, o queste sono soltanto dei rifiuti, si lamentano nei forum perché nessuno ha voluto pubblicare il loro “capolavoro” che ha fatto piangere di emozione la nonna, la nipotina e l’amica del cuore.
Voi dareste dei soldi a qualcuno che vi propone un racconto/romanzo brutto e sgrammaticato?
Le responsabilità di un fallimento – se di fallimento possiamo parlare – il più delle volte sono da condividere.
Il giudizio di Veronica Navarra è certamente molto duro, ma va colto come un’occasione per ampliare il proprio punto di vista partendo da dei dati oggettivi:
Numeri della lingua spagnola
- Lo spagnolo o castellano è la lingua ufficiale di 22 nazioni
- Altre 8 nazioni la usano come seconda lingua
- E’ la quarta lingua più parlata al mondo in termini assoluti
- Parlata da 330 milioni di persone
- Utilizzata da altri 500 milioni come seconda lingua
- La seconda per numero di madrelingua dopo il cinese
- Nel 2010 è stata la lingua più parlata su internet
Con queste premesse penso che non ci siano dubbi sulle reali potenzialità della lingua spagnola e sul perché tradurre la propria opera – sempre che questa sia valida – non sia una spesa ma un investimento.
Se siete interessati al progetto, se avete delle domande da fare, volete proporvi una collaborazione/partnership o siete semplicemente curiosi, vi invitiamo a visitare il nostro sito www.writersfactory.org
“Se non sei disposto a investire su te stesso, allora nessuno lo farà”

