Troppo di una buona cosa è meraviglioso. Mae West

Da Lacucinadiqb

Una settimana intensa iniziata con la visita a Enologica, tra il Caravanserraglio e il Teatro dei Cuochi, dedicata a preparare le ricette per i corsi di cucina ("Terrine e cocotte" e "Cicheti veneziani"), per lo show cooking Staub-Zwilling-Nuvolari e con un'incredibile pit-stop a Venezia (complice un amico giornalista veramente buongustaio), al ristorante Palazzina Grassi  a conoscere Luigi, un giovane chef pugliese che mi ha regalato un segreto che io regalerò a voi nei prossimi giorni. Per concludere con una toccata-e-fuga domenicale da Baessato, a Padova, per salutare Angela Maci e il suo evento legato allo stoccafisso norvegese (golosa passione culinaria, lo confesso) ingrediente di alcune delle ricette delle sorelle più famose della rete.
Però il blog non può attendere e i tantissimi post in bozza devono trovare la loro giusta collocazione. Mi rendo conto che ci metto sempre più tempo a scriverli sia perché il tempo non è mai abbastanza sia perché la mia mente sembra la tangenziale nell'ora di punta, dove scorrono veloci personaggi, situazioni, storie, emozioni, ricordi..tutti che vogliono esserci, tutti che vogliono raccontare qualcosa.Ma anche le ricette vogliono raccontare qualcosa e pure loro, con i loro ingredienti, si rincorrono, soprattutto nel cuore della notte, complice il motore diesel con il quale condivido il talamo, che uno di questi giorni finirà in terrazza (il diesel, non il talamo). Tipo "sfratto suo nanna mea".

Si rincorrono in appunti sparsi ovunque, attaccati al frigo, ai libri, ai quadri, alle riviste aperte e disposte in un caleidoscopico disordine-ordine, alle pagine strappate, alle cartelline contenenti appunti di 10 anni fa, ai contenitori pieni di bigliettini da visita attaccati ad altri appunti, a ricette provate e scartate, a ricette adottate sulla fiducia ed a ricette amate così tanto da non essere ancora riuscita a fotografarle una volta.Mia mamma, che ultimamente mi chiama per rimproverarmi del fatto che non la chiamo - facendosi anticipare dalla romanzina introduttiva paterna - quando mi riporta i commenti di amici che leggono avvenimenti che mi riguardano, chiude sempre con il solito, rassegnato, mai sopito, struggente desiderio: "Se quella volta fossi andata a lavorare alle Poste...!" sottolineando, velatamente, che solo una grande organizzazione avrebbe potuto spegnere lo strano fuoco che mi brucia dentro, l'agitazione perenne che mi fa vivere le vite di un gatto isterico e con i dubbi di un Wall-e ante litteram, la medesima passione che da bimba mi faceva sognare pirati e principesse, galassie lontane e profondissimi mari, pur senza allontanarmi mai dalle quattro mura dell'adorato studio, con quella sua poltrona marrone di destra, la più vicina alla finestra, sulla quale mi appallottolavo e che mi avvolgeva tutta, il tappeto muccoso e un po' spelacchiato, il mobile della libreria, con l'anta che si apriva di scatto - avendo una cerniera a baionetta che si incastrava ogni volta e ogni volta si incastra ancora - che nella mia fantasia diventava il sipario che improvvisamente si apriva su storie non ancora raccontate, forse non ancora vissute.Così, quando penso ad una ricetta con il cioccolato non posso non ipotizzare quello che passò per la mente all'azteco che vide improvvisamente un uomo bianco vestito di metallo che a sua volta guardava inorridito ai sacrifici umani che "i selvaggi" appena scoperti compivano, anche se conoscevano un gioco simile alla pallacanestro, leggevano le stelle e coltivavano frutti dai mille colori.E quando assaggio un dattero palestinese non posso non pensare che lo stesso frutto veniva offerto in dono da una fanciulla innamorata ad un giovane e aitante auriga, la cui pelle, baciata dal sole cocente e sfiorata dalla polvere del deserto, avrebbe ricevuto altri baci e altre carezze."Ma Anna, è solo un dolce al cioccolato!""Lo so, ma tu quando guardi il cielo pensi agli ultimi battiti di pianeti morti oppure doni ad una stella il tuo desiderio?"Troppo? Forse, ma è meraviglioso.TERRINA SPEZIATA AL CIOCCOLATOIngredienti400 gr di cioccolato extrafondente Maglio, 125 gr di burro, 4 tuorli bio, 75 gr di zucchero a velo, ½ litro di panna fresca, pepe nero lungo macinato al momento e cannella in polvere per un totale di un cucchiaio raso, una manciata di datteri tritati finemente (se doveste usare quelli palestinesi attenzione che sono più grandi e più dolci di quelli che normalmente si trovano in commercio), un cestino misto di mirtilli e lamponi.

ProcedimentoSciogliere il cioccolato, tagliato grossolanamente, con il burro utilizzando il polsonetto, quindi a bagnomaria, oppure il microonde, facendo molta attenzione a non utilizzare potenze troppo elevate (max 350W)

In una ciotola unire i tuorli allo zucchero a velo e sbattere energicamente. Montare a neve ferma la panna e unirla al cioccolato raffreddato. Unire anche il composto a base di uova, le spezie, i datteri e versare il tutto in uno stampo rivestito da più strati di pellicola assestando bene il composto all’interno dello stampo medesimo. Far raffreddare in frigo per 24 ore e servire con una coulisse di lamponi o con un po’ di panna fresca montata a neve ferma e una piccola dadolada di datteri.



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