Pietro in pesca
Alle volte è quasi una sofferenza. Piacere masochista. Una bizzarra forma di insonnia al contrario: potresti dormire beato, ma non puoi fare a meno di puntare la sveglia alle 4.40 perché devi pescare! Devi. Non sei convinto del tutto che sia una scelta, alle volte sembra una vocazione, un sacrificio dovuto agli dei del fiume o forse ai demoni della pesca, quei demoni che incendiano i nostri cuori di cieca passione.
La stagione di pesca alla trota è appena cominciata e la fame di albe sul fiume ci divora da dentro. L’apertura è stata clamorosa, di quelle da ricordare compiaciuto al bar con gli amici per qualche decennio. Oggi è sabato mattina, sei giorni dopo l’apertura. E’ buio mentre esco da Milano tra uno sbadiglio e l’altro; voglio essere sul fiume all’alba. L’alba è alle 6.30 ed io guido già alle 5 e un quarto.Fuga dalla città!
Oggi pescherò con un amico, l’ottimo Simone Ardigò del Gesso della Regina, in visita nelle “mie” acque, l’alto Sesia. Ma Simone arriverà sul tardi ed io voglio approfittarne per qualche ora di pesca in solitaria. Non c’è niente da fare, la pesca in solitaria è un esercizio brutale della mente, cacciare grandi trote da solo sul fiume è un ritorno al nostro istinto animale, farlo all’alba lo è ancora di più. Nel buio l’udito si acuisce, la vista risulta più efficace di quanto si possa credere, l’olfatto riconosce la terra, l’acqua e il legno degli alberi. Solo l’intelletto ci fa più uomini e meno bestie, perché con l’intelletto analizziamo attentamente eppur velocemente moltissimi dati: luce, colore temperatura e livello dell’acqua, periodo dell’anno, velocità della corrente, bassa o alta pressione, preda obiettivo nell’ambiente prescelto per i nostri lanci.
Dall’analisi alla sintesi: tra le molte esche una è la prescelta ed improvvisamente si fa carico di tutte le nostre aspettative, è l’esca filosofale, è quella che non può non prendere!Così, alle 6.25, alle primissime luci di un nuovo giorno, sono in riva al fiume con una canna corta e diabolica per manovrare minnow a scatti, una Gloomis NRX 6’6” armata di un mulinello da lanci lunghi e recuperi potenti, aero spin 4000 con trecciato power pro 30lb e finale 0,35 fluorocarbon. Come esca non ho dubbi, sono ispirato da un voluminoso pesciolino snodato che nuoti a mezz’acqua e attiri l’attenzione di chi ha quest’ora dovrebbe essere in giro a cacciare! Al moschettone unisco un Rapala jointed, il BX swimmer da 12 cm.
E’ buio ma contorni di nuvole si distinguono nel cielo scuro, viaggiano veloci, spinte da quello stesso vento che mi sferza la faccia e mi sveglia prepotentemente mentre le mani si gelano. Il vento a trote non mi convince, ma il livello dell’acqua ed il suo colore sì. Ci credo.
Faccio dieci lanci verso l’altra sponda nel fondo lama.
Ad ogni lancio rinnovo il mio ardente desiderio di ferrare un’abboccata violenta. Tutto tace e la luce cresce piano. Sono solo al mondo, con la mia canna e la sua sfida, con il fiume e il suo messaggio.
Cammino pochi passi e questa volta l’esca vola a lungo verso monte, recupero a favore di corrente, sentendo appena le vibrazioni dell’esca, con qualche colpo del nervoso vettino della canna… Botta secca a metà recupero! Ferrata e testata in risposta! C’è! Penso subito sia grossa, la forza che sento in canna è molta, giro la manovella e non recupero filo, la frizione fa il suo lavoro.
Il pescione resta sotto, nell’acqua profonda, e scuote la testa furioso, mi dice: <No! Non mi avrai!>
Sto pescando da 10 minuti, sono sveglio da meno di due ore e sono un po’ frastornato e sorpreso, ma cerco di restare calmo… Ferro ancora una volta e inizio a camminare verso monte sulla sponda, recuperando metri di filo senza forzare la trazione. Continuo a pensare sia piuttosto grossa, ma per la caparbietà con cui tira mi viene un dubbio atroce: “che sia un barbo? Oppure che sia infilzata a lato della bocca?”
Il pesce è davanti a me, ora a pochissimi metri e poco sotto il pelo dell’acqua, nella penombra vedo una pancia bianca contorcersi, ma non grande quanto pensassi… credevo di avere in canna un pesce da settanta e quella pancia mi sembra da cinquanta… recupero piano mentre il pesce si contorce, non ho più dubbi: è una regina marmorata ed è abboccata regolarmente! La accompagno alla sponda e la faccio accomodare nel guadino. Ho il cuore in gola e sono incredulo!
Trota Marmorata all’alba
Slamo il pesce e lo lascio tranquillo in acqua nel guadino, monto il piccolo treppiedi con la macchina fotografica e faccio partire l’autoscatto. Due volte.
Misuro la creatura: 63 centimetri di bellezza pura!
La riossigeno per scrupolo, ma mi parte dalle mani come un razzo pazzo nuotando fulminea lungo la riva per qualche metro e poi verso il fondo del fiume.
Sono già soddisfatto, ma è presto per la colazione ed i pesci sono chiaramente in attività!
Qualche chilometro più a monte provo un approccio più lento e vicino al fondo, grazie al sole ormai levatosi, scorgo una sagoma che si muove tra i sassi attaccando e mancando l’esca! Fermo il recupero e faccio fremere il minnow con piccoli colpi di cimino… non vedo il pesce ma vedo l’esca sparire… ferro! In un istante ho una bellissima marmoratina che stimo poco più di quaranta tra le mani. Libera in un baleno.
Release Marmorata 42
Colazione al bar Roma di Varallo, che inizio di giornata! Mi raggiunge il maestro Savino, poi il guardapesca Ramella. Insieme andiamo a vedere i lavori al museo della pesca di Varallo e quindi andiamo a salutare istruttori e corsisti del corso di mosca all’inglese organizzato dall’SVPS in riva al torrente Mastallone. Ci raggiunge l’ “Official Friend”Matte, è raggiante, ne ha prese due molto belle anche lui! Una marmo e una fario over cinquanta, sommate passano il metro. Grande giornata! Ci crogioliamo al sole chiacchierando con altri pescatori che, come noi, non stanno più pescando da ore… e così la mattinata vola.
Pietro con pescatori mitici: Arturo Pugno e Savino Re
Arriva la chiamata di Simone, è già in valle, gli do appuntamento sullo spot per fargli da “guida” almeno un’oretta prima di pranzo.
Gli presto canna ed esca. Lui è un moschista d.o.c. e sullo spinning è meglio ripassare un po’ insieme i fondamentali. In realtà lancia bene e muove l’esca con esperienza ed infatti dopo poco chiama: <Eccola!>. Una robusta iridea lo sta facendo divertire, guadino e foto di rito come aperitivo, poi tutti a pranzo!
Ardigò e l’iridea
Il pomeriggio faremo tanti lanci in posti suggestivi e tra un lancio e l’altro tante chiacchiere di pescate e di vita, momenti belli e preziosi tra amici, regali della passione per il fiume e per la pesca.
La sera c’è tempo per cenare e bere un giro di grappe, poi si crolla a letto nella solita locanda sul fiume, appuntamento sul ballatoio alle 5.40 per la mattina dopo.
La notte il sonno è cullato dal rumore del torrente che scorre sotto le finestre, ma è frammentato e molestato dai rintocchi potenti del campanile.
Le campane notturne ci vogliono ricordare che Dio esiste, ma ce lo ricordano nel peggiore dei modi. Eppure siamo felici, nel sonno sogniamo trote enormi, ad ogni risveglio immaginiamo come catturarle…
Tra poche ore, ancora sul nostro fiume, soli con la nostra sfida.
[“Tra poche ore” sarà una domenica memorabile e presto ve la racconteremo… continuate a seguirci! E, se non lo avete ancora fatto, iscrivetevi alla newsletter per ricevere i nuovi articoli via email! (vedi a destra in home page) N.d.R.]
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