Avete presente le Steelhead da metro? Oppure quelle Brown Trout enormi che tenute come salmoni nelle foto ci mostrano becchi ricurvi e pinne grandi come mani? E le trote lacustri dei grandi laghi americani? Quelle scure, a volte così grandi che le vediamo issare in barca da quattro mani… Ecco, se vi interessa un bel racconto di quelle trote d’America, le trote “king size”, come del resto si conviene agli USA dove tutto è più Big, cercate altrove. Qui si parla di una storia di pesca semplice ma non per questo meno interessante. E pensare che ad averne avuto il tempo, un po’ di chilometri più a valle c’era un signor fiume con chissà quali pesci trofeo…
Fedele compagna d’avventura: GLoomis NRX!
9 giorni fa era già da 5 settimane che non pescavo un minuto. Troppo lavoro e città nuova: San Francisco.
Non pescare per così tanto tempo è stato orribile! Dopo un po’ che non peschi, passano in secondo piano gli obiettivi alieutici stagionali, passa in secondo piano la tecnica in cui ci stiamo cimentando o la cattura che inseguiamo da una vita… diventa solo astinenza!
Una sensazione fisica di disagio che diventa aggressività: odio verso tutte le foto di pesca viste in rete! Inoltre certe cose diventano intollerabili: pesci sovrastimati “a occhio” ma con tanto di centimetri a cifra tonda scritti nei commenti, gente che si bulla di pesci palesemente “pollo”, campagne pubblicitarie contro la pesca…
Insomma l’acidità prendeva il sopravvento e il cervello si annebbiava, cominciavo a vedere pesci dappertutto: sui marciapiedi, sulle pareti delle case… Non importava come, dovevo avere una lenza in acqua!
9 giorni fa c’è stato un giorno “off”, un giorno di vacanza, decisione last minute per me e il mio collega e coinquilino: “rent a car”, magari già che ci siamo affittiamo una Mustang
Tamarro italiano e Ford Mustang
cabrio rossa, tanto per essere discreti, e fuggiamo dalla città, dal suo freddo (“L’inverno più freddo che ho vissuto è stata un’estate a San Francisco.” - Mark Twain) e dai suoi rumori, destinazione il famoso Yosemite Park!
Non c’è stata pianificazione, non ho potuto studiare mete di pesca ed il mio collega è stato categorico: NON si pesca! Beh, io comunque da Milano una 9 piedi coda 8 me la ero portata, con un finale 0.35 e due scatolette di streamer e grosse mosche (“Evvedi che magari in America ti trovi i salmoni sotto casa…”) così l’ho infilata zitto zitto nel baule della Mustang!
In California, come in tutti gli USA, trovare i regolamenti di pesca è di una semplicità strepitosa! A parte che molti negozi di sport, hotel, supermercati e, ovviamente, tutti i negozi di pesca, forniscono regolamenti e permessi di pesca per tutto lo stato, a parte questo, sul sito dello stato della California è tutto spiegato e si possono comprare on-line permessi giornalieri, di 10 giorni o annuali. Sì… si possono fare on-line in 5 minuti!
Senza fototessere graffettate su cartoncini vidimati, bollettini allo stato, alla fipsas, marche da bollo, senza sportelli in edifici comunali, senza dover poi studiare per ore cartine dettagliate della zona prescelta per capire da quale ponte a quale sasso il nostro permesso sarà valido e dove invece è no-kill, kill così così, artificiali con due ami, un amo, tre ami ma senza ardiglione, zona artificiali di colori accesi dal martedì al giovedì, esche scure nei giorni feriali, zona solo esca naturale ma non maleodorante nel weekend, zona una sponda libera l’altra sponda riserva per ricchi, zona ciprinicola e zona solo ridicola, sponda orografica C&R e tratto ripopolamento a giorni alterni etc. etc. Pochi click, stampi un codice o tieni la email sul cellulare, scegli il fiume dove andrai a pescare, leggi o ti stampi il semplice regolamento: periodi di divieto, esche consentite, numero di catture consentite. Vai a pescare senza altri pensieri e senza chiedere consulenze all’avvocato. Certo qui è tutto un po’ più facile per loro… i chilometri di acque sono davvero moltissimi.
Glacier Point – Yosemite Park – California
Ma anche i pescatori in proporzione alla popolazione sono moltissimi, pescare qui è un’attività outdoor conosciuta e apprezzata da tutti, comunque oggettivamente la pressione di pesca sarà sempre inferiore alla nostra, non c’è sovrappopolamento come nel vecchio continente, ci sono ore di macchina tra boschi incantevoli e incontaminati con un fiume che corre in fondo alla valle…
Ecco. Era notte quando abbiamo iniziato a salire i tornanti dello Yosemite Park, l’aria tiepida e con un profumo strepitoso di pino marittimo, resina, ginepro, miele… odori inebrianti un tornante dopo l’altro. Sopra la testa, aria veloce e un’infinità di stelle!Sulla mappa del navigatore una strisciolina blu costeggiava la strada… miglio dopo miglio sempre più sottile, ma sempre presente e sempre più ingombrante nei miei pensieri: eravamo accanto a un fiume!
Una volta parcheggiato tra altissime sequoie, la reception del lodge ci spiegava le norme basilari di comportamento per evitare incontri ravvicinati con gli orsi. Il mio amico se ne andava a dormire, appuntamento alle 8.00 per colazione.
Allora ho camminato nel buio lungo la strada appena fatta per raggiungere quella “strisciolina blu sul navigatore”… un flebile canto giunse alle mie orecchie, inconfondibile tra i vari richiami della notte: un torrente! Alba alle 5.50, sveglia alle 5.00. Scarpe da ginnastica, pantaloni corti e t-shirt, canna, mulino e la scatola di mosche. Praticamente a vedermi ero pronto per un aperitivo al mare… niente a che vedere con le consuete vestizioni tattiche.
Era ancora buio quando scesi nel bosco, non sapendo bene che torrente aspettarmi. Alle prime luci strippavo uno streamer dove flebili riflessi sull’acqua mi facevano intravedere rigiri interessanti della corrente. Quando la luce, filtrando dolcemente tra gli alberi, ha cominciato ad accarezzare il mondo intorno a me, ho capito che stavo pescando con lo 0.35 e una coda 8 (l’unica attrezzatura a mia disposizione) in 5 centimetri d’acqua… scesi a valle lungo il greto alla ricerca di una pozza. La pozza era una lama d’acqua cristallina, molto lenta, lunga una trentina di metri, profondità di un metro circa. Restai immobile scrutando l’acqua, difficile non farsi notare. Mi chiedevo se davvero vi fossero pesci lì dentro, ma a pesca amo sognare e sognavo… la conferma non ha tardato: una trotella di dieci centimetri bolla sulla superficie, un istante dopo stava nuotando a mille all’ora verso di me, inseguita da una trota iridea sui 40 centimetri… la corsa finì proprio ad un metro davanti a me che trattenevo il fiato. La trotella era salva in pochissima acqua, la regina di quella pozza tornò alla sua tana: un ramo sul fondo.
La guardai a lungo, immobile sotto al ramo era praticamente invisibile nonostante la limpidezza dell’acqua facesse scorgere anche i più piccoli ciottoli del greto. Solo il vibrare della caudale tradiva la sua silhouette. Iniziai a lanciare per lei… diverse passate con lo streamer, nessun segnale. Poi scesi un po’ a valle per far calmare le acque.
Diverse trotelle bollavano, il mio streamer con lo 0.35 era davvero fuori luogo, ma del resto non mi andava di bucare le mini trote, mi godevo lo spettacolo attorno a me. Pensavo quanto la luce dell’alba sul fiume fosse un miracolo in tutto il globo, i riflessi, la quiete, i primi canti degli uccelli, il fresco ed il profumo del mattino che via via lasciano spazio al sole, al caldo e ai colori vividi. Dove l’acqua rallentava la sua corsa diventava uno specchio perfetto del paesaggio circostante: montagne forti di viva roccia grigia, corollate da fitti boschi di conifere.
La regina arcobaleno mi aspettava al suo posto, mi fece l’onore di seguire per un metro il mio inganno di pelo e piombo, per poi tornare nell’ombra. Decisi di salire più a monte. Era chiaro che i pesci vivevano nel piccolo torrente, l’alto Yosemite Creek, ma era altrettanto chiaro che quelli di taglia accettabile andavano cercati in quei pochi punti dove l’acqua si faceva più profonda.
Lo streamer non trovava spazio per correre, avrei tanto voluto una coda 3, un finale 0.14 e delle piccole mosche secche… invece ho legato l’unica secca per me possibile: una grossa da caccia con tanto di foam e cervo. In questo modo decisi di tentare l’acqua veloce, l’acqua che si rompe in testa alle piccole pozze, così lo 0.35 non si sarebbe notato e la mosca sarebbe stata efficace sulla schiuma. Camminai un centinaio di metri più a monte. Uno dei primi lanci mi ha trovato impreparato su una bellissima bollata. Dopo 5 settimane di astinenza vedere una bocca inghiottire la mosca è una sensazione da infarto… quasi muoio di felicità.
Avevo capito l’approccio al piccolo “creek” ma il problema era trovare il punto giusto dove lanciare, cioè dove ci fosse acqua… i pesci c’erano! Erano già le 7.20, non potevo tardare all’appuntamento della colazione. Non potevo nemmeno cappottare! Altri cento metri a monte un piccolo rovescio sulla sponda opposta era perfetto. Lanciai… subito piccola bollata… mancata. Rilanciai: c’era! Una piccola saetta argentata si produsse in mille salti verticali… un tremito lungo la canna ad ogni ricaduta in acqua. In breve avevo davanti ai miei piedi una meravigliosa coloratissima rainbow trout di poco meno di 20 centimetri! Con vistosissime macchie lungo tutto il fianco, credo fosse una cutthroat, ma non sono sicuro di saperle riconoscere bene. Non volli prenderla tra le mani, accucciato su un sasso, la mano sinistra cercava la macchina fotografica, mentre la destra teneva la canna… amo senza ardiglione, un ultimo guizzo: libera! Peccato per la foto, mi sarebbe servita per il report…
7.40 ancora 10 minuti di tempo per cercarne una di taglia, intanto avevo il cuore colmo di gioia, missione compiuta: trota di California presa.
Come una volpe camminai silenzioso e veloce sui sassi, le scarpe da ginnastica erano una strana sensazione per balzare da un sasso all’altro. Un albero caduto davanti a me, le sue radici ormai secche erano enormi, una scultura intricata protesa nell’aria. Il tronco mozzo si spingeva fin nel torrente creando un rigiro di cui non vedevo il fondo. Due falsi lanci, la grossa mosca si posò sull’acqua frangente a monte del legno e fu portata in palmo alla schiuma nel rigiro dietro al tronco: una bocca di pesce veloce la prese e s’immerse, il braccio destro è scattato verso l’alto… meraviglia la resistenza all’altro capo. Niente salti, tentava la fuga caparbia verso il fondo, con lo 0.35 avrei potuto farla saltare fuori dall’acqua e farmela arrivare in braccio in volo… ma volevo onorare la sua lotta, con calma la portai davanti ai piedi, era una brown trout, una fario scura di circa 30 cm.
Sarebbe stato bello avere anche la sua foto… ma la scena si è ripetuta uguale alla prima cattura.
7.50 am. A balzi di gioia più che di fretta raggiunsi l’auto alle spalle del bosco: ero più scappottato della Mustang. Sulla strada adesso c’erano famiglie con zaini in spalla, ragazzi in costume che scendevano al torrente, auto che pigre giravano la valle con macchine fotografiche che spuntavano dai finestrini. Tempo di svegliare il mio amico, tempo di uova strapazzate e bacon! Un parco meraviglioso ci aspettava per mostrarci la grandezza della natura in USA.
Rock’n'Rod
p.s. Presto un nuovo report a stelle e strisce. Trote d’America continua…
Glacier Point – Yosemite Park – California