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Trovare nelle rime il proprio essere: Giuseppe Toma da Maglie

Creato il 06 dicembre 2010 da Cultura Salentina
pippi

Pippi Toma (Caricatura - Roma, 1973)

 

Conosco Pippi Toma dal giorno in cui mio padre mi accompagnò per la prima volta nel suo studio odontoiatrico per un’estrazione. I miei denti erano ancora da latte e perciò, facendo approssimativamente due conti, da quel pomeriggio sono passati almeno trent’anni.

In tutto questo tempo non l’ho più rivisto ma un’amicizia comune mi ha permesso di rincontrarlo.  Stavolta, però, non andavo a curarmi ma per discutere su alcuni aspetti di storia magliese che per passione ci accomuna, e ritirare alcuni fascicoli di sue poesie dialettali. Mi accolse con molto garbo, parlammo con quella giusta tensione del primo incontro ma ben presto rompemmo il ghiaccio e il colloquio assunse i toni della confidenza e dell’informalità. Attento interlocutore, colto e d’animo umilissimo, dai suoi vivi occhi traspare un’acuta intelligenza che assieme al sereno parlare riesce a farmi sentire il peso di tutta la saggezza dei suoi ottantantasette anni.

La serietà con la quale parla è ogni tanto interrotta da qualche battuta di sobrio sarcasmo e in quel momento i suoi baffetti ben pettinati accentuano il suo sorriso che non dà i segni di stanchezza dell’età, ma è gaio e sincero. Pippi Toma non ha ancora pubblicato nulla dei suoi studi storici su Maglie e questo perché il suo è un lavoro lunghissimo che si può definire “il lavoro di una vita”. Egli mi riferisce che lo studio dei luoghi deve fondarsi sulla loro osservazione affinché si possano rilevare quelle testimonianze superstiti utili a interpretare più correttamente l’oggetto di studio. Ciò non per mancanza di fonti documentarie o di studi già fatti, bensì per maggiore precisione e affidabilità storica che, non raramente e specialmente nei testi più antichi, si rivelano non del tutto attendibili.

Al fianco di questi studi, Pippi coltiva anche la passione per la poesia in vernacolo nella quale il termine dialettale è ricercato non nel linguaggio popolare attuale ma nella terminologia del dialetto antico che, per naturale evoluzione della lingua, si sta man mano perdendo. E’ naturale, dunque, che il suo interesse per la lingua abbia spaziato anche in altre direzioni, più scientifiche ed elaborate, come quella che lo vede impegnato nello studio della lingua grika, oltre ad altre più antiche i cui termini ancora echeggiano nelle parlate e nella toponomastica salentina. Mi disse che il suo interesse per le lingue nacque dalla necessità di comprendere i suoi pazienti provenienti dai paesi griki (il suo era uno dei primi studi odontoiatrici nati in provincia). Essi non conoscendo l’italiano ma il solo dialetto locale, erano sempre accompagnati da un interprete il quale traduceva il griko in dialetto magliese e viceversa. Da ciò scaturì la curiosità di imparare questa nuova lingua e il crescente interesse lo portò poi a conoscere diversi studiosi locali e a frequentare le associazioni culturali dedite allo studio della lingua.

La poesia dialettale di Pippi Toma ha il pregio della semplicità e della scorrevolezza dei versi ma il suo non può semplicemente definirsi “verseggio”. Pippi attraverso la rima osserva il folklore della sua gente e in essa si identifica come elemento comune di un sistema complesso. Lui si mescola in quel folklore fatto di riti, usanze culinarie e osservazioni paesaggistiche al fine di trovare in esse gli elementi che ne descrivano il suo essere. Pippi Toma, si potrebbe dire, riflette la società magliese perché di essa fa parte e da essa s’illumina per risplendere, per distinguersi, per farsi identificare e per spiegare se stesso a lui stesso.

La poesia di Pippi assume nel mio immaginario la figura di una spirale che rima il soggetto partendo dal vasto incompreso per poi dirigersi nel punto focale fissato sull’uomo e si conclude  con la sua riflessione che è, in sintesi, l’insegnamento o la spiegazione che egli stesso ha ottenuto poetando sull’argomento. La sua è una poesia da uomo maturo e, infatti, mi disse che cominciò a scrivere all’età di cinquant’anni. Leggendo in ordine cronologico le sue poesie, la maturazione spirituale diventa sempre più presente e difatti non è raro costatare nelle rime finali una forte tensione religiosa dove Pippi appare teso tra Terra e Cielo. Pippi scopre nella poesia il suo essere Pippi e non il dottor Giuseppe Toma tanto che alla fine ti rendi conto di come la sua poesia trasuda tutta l’umiltà di un uomo posto tra gli uomini e tra di essi matura la saggezza filtrata da un intelletto fine e acuto. Ora lasciamo a lui la parola e permettiamoli con la poesia di farsi conoscere e apprezzare:

U PIPPI TOMA


Pippi Toma? … te Maje? … ci òi èggia
se u campanaru sou sta ntra na foggia
ne viti sulu menzu te luntanu
puru se faci a scisa te Scurranu?
Ci te penzi ca ète quistu cquai
se è natu a ddhu paese ca sta misu
a na vascinanza e, – stai ddhu stai-,
a l’àusu, se chiove, vai te pisu?
Se pe nigùrata suntu passereddhi
percè mintìra u scorpu ‘llu quataru
te modu cu nu pàssane li ceddhi
cu nu fàzzane dannu ‘llu massaru?
Se pe stemma se misera tre neddhi
pe le tre massarie, -o su’ balle?-,
e pe Santu Patrunu sai ciuveddhi
ca scucchiau nu Santu cu tre palle?
Te ste tirate bone, sti cristiani,
ne tènene ncora moi ntra ‘lle menti:
nu tisse farchetunu t’i paisani
e “parallele suntu convergenti”?
Farche pensata noa tene quistu,
ntantu ca è majese ète certu,
quiddhu ca scrisse ncora nu s’à vistu
spettamu ‘sse dichiara, ncora è prestu.
(Maglie 13.10.1977)


*Giuseppe Toma
Pippi Toma? … di Maglie? … chi vuoi che sia / se il suo campanile è situato in una conca / e, da lontano, se ne vede solamente una metà / anche se vieni scendendo da Scorrano? / Chi pensi che sia questo tale / se è nato in un paese allogato / in un avvallamento e – in qualunque sito ti trovi – / se viene a piovere sei trascinato alla voragine àusu ?; / se, per dileggio, i magliesi sono chiamati pàsseri / perché sbarrarono l’ingresso dei campi con i rovi spinosi / onde scongiurare il passaggio degli uccelli / ed evitare il danno al coltivato del coltivatore ? / Se sul loro stemma ostentano tre anelli / a simboleggiare tre masserie – o sono ciance ?- / e per Santo Patrono tu conosci qualcuno che scelse un Santo con tre palle?; / di trovare ilari come queste i magliesi ( ne hanno ancora nei loro pensieri / infatti un paesano non disse / che le “parallele sono convergenti” ? / Qualche nuova pensata ha questo tizio / intanto che sia magliese è inconfutabile / intanto ciò che ha scritto è ancora inedito / aspettiamo che lo manifesti, poi si vedrà.

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