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"Trovata Acqua Salmastra su Marte"

Da Risveglioedizioni
Risveglio Edizioni, Libri, Spiritualità, Meditazione, Medicina, Cosmologia, Arte, Filosofia, Ufologia, Federico Bellini, Ambra Guerrucci, Osho, TV Sul pianeta rosso c'è acqua, ormai le conferme arrivano di giorno in giorno. Ma quest'acqua può essere alla base della vita sul quarto pianeta del Sistema solare? C'è mai stata vita su Marte? I ricercatori hanno scoperto che in alcuni momenti dell'anno dell'acqua salmastra arriva in superficie allo stato liquido...
Curiosity, il robottino su sei ruote della NASA lanciato nel novembre del 2011, ci permette di conoscere Marte in tutte le sue sfaccettature. Il rover sta esplorando da quasi tre anni (976 giorni marziani) la superficie del quarto pianeta del Sistema solare studiandone la composizione e cercando ulteriori prove dell’esistenza dell’acqua e di vita in un suo lontano passato. E sembra proprio che un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arkansas abbia provato la presenza di acqua salmastra sulla superficie di Marte in determinati periodi dell’anno. La scoperta è stata resa nota su  Nature Geoscience e si basa sui dati raccolti in oltre due anni nei pressi di un cratere da impatto in una zona vicino l’equatore del pianeta. Vincent Chevrier, del Center for Space and Planetary Sciences, ha detto: «Ciò che abbiamo dimostrato è che in determinate circostanze, e solo per poche ore al giorno, si possono verificare le condizioni adatte affinché si formi dell’acqua salmastra in superficie». Questo potrebbe spiegare un fenomeno osservato dagli orbiter attorno a Marte (come l’High Resolution Imaging Science Experiment – HiRISE) chiamato recurring slope lineae (RSL), letteralmente strisce scure di sabbia bagnata che compaiono stagionalmente (durante i periodi più “caldi”) proprio sui pendii marziani e che potrebbero essere il segno della presenza di acqua sul pianeta rosso. Come è noto, l’acqua è alla base della nostra vita. Per questo gli esperti la cercano in lungo e in largo nell’Universo, sperando di trovare, un giorno, un pianeta simile alla Terra e altrettanto abitabile. Proprio sul nostro pianeta è stato riscontrato che gli organismi si adattano e prosperano in condizioni anche estremamente salmastre. Chevrier, tuttavia, ritiene che su Marte queste condizioni siano troppo dure per sostenere la vita. Ha spiegato: «Se mettiamo a paragone le nostre osservazioni sulla termodinamica della formazione di questa acqua salmastra con la conoscenza degli organismi terrestri, non è possibile trovare un modo affinché gli stessi organismi sopravvivano su Marte». Certo è che la vita su Marte, semmai fosse possibile, sarebbe veramente molto proibitiva: sul pianeta l’escursione termica è proibitiva, il clima è secco e la pressione atmosferica è 200 volte inferiore rispetto a quella sulla Terra. Semmai venisse trovata una goccia di acqua pura sulla superficie del Pianeta rosso, questa gelerebbe o bollirebbe in pochi minuti. E su Marte questo è possibile proprio perché l’atmosfera è quasi inesistente. Nel 2008 il lander della NASA Phoenix è riuscito a identificare perclorato di sodio in alcuni campioni di suolo raccolto su Marte: i sali perclorati riescono a mantenere l’acqua allo stato liquido anche a temperature inferiori allo zero (Phoenix è atterrato proprio in una zona – quella polare – dove non si va oltre -20°), assorbendo l’umidità dall’atmosfera. Si tratta di sali rari da trovare sulla Terra, ma potrebbero essere presenti appunto sul Pianeta rosso rendendo possibile, quindi, la presenza di acqua liquida. A Curiosity è toccato l’onore di confermare la presenza di questi perclorati anche nel suolo equatoriale, inviando a terra anche dati relativi all’umidità e alla temperatura del terreno durante le diverse stagioni marziane. Con questi dati i ricercatori sono arrivati a confermare le loro ipotesi: esiste acqua salmastra allo stato liquido, i cui campioni potranno essere raccolti con le future missioni su Marte. E anche se questo tipo di acqua non sembra in grado di sostenere la vita, potrebbe essere in ogni caso una risorsa vitale per future missioni missioni umane. Fonte: www.media.inaf.it

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