Gli autori sono noti: in particolare alcuni giornali e giornalisti e uomini politici che non si sono limitati ad insinuare e ad accusare il consigliere giuridico del Quirinale ma sono andati molto più in su, accusando il Capo dello Stato di ostacolare l'accertamento della verità sulla trattativa Stato-Mafia che si sarebbe svolta tra il 1992 e il '94.Strano, perchè le insinuazioni sulle parole scambiate con Mancino le ho letto anche sul corriere e su Repubblica. Salvo Palazzolo e Attilio Bolzoni scrivevano di un «eccessivo attivismo al Quirinale intorno alla delicata inchiesta di Palermo»:
I nomi di questi giornali, giornalisti e uomini politici sono già stati fatti. Anch'io li ho fatti poiché la completezza dell'informazione fa parte della nostra deontologia e viene prima di eventuali rapporti di amicizia privata.
Le telefonate intercettate fra l'ex ministro dell'Interno e uno dei collaboratori più vicini al presidente della Repubblica - depositate nel procedimento contro dodici personaggi coinvolti nell'accordo per fermare le stragi del 1992 - stanno scoprendo un eccessivo attivismo al Quirinale intorno alla delicata inchiesta di Palermo e sfiorano più di una volta il nome di Giorgio Napolitano. Molte intercettazioni sono ormai pubbliche.Quelle intercettazioni (con D'Ambrosio ) non erano vietate, erano atti pubblici, Il Fatto ha intervistato persino D'Ambrosio per avere la sua opinione.
Questa storia, pur con questa tragica fine, fa crescere ancora di più il sospetto che sulla trattativa stato-mafia nessuno voglia veramente fare luce.
La chiamano ragione di stato, prerogative delle istituzioni, rispetto dei servitori dello stato (ma solo quelli che dicono loro).
Ma la costituzione stabilisce che siamo tutti uguali davanti la legge.
Altro che bavaglio e inciucio prossimo venturo:
Luciano Violante, su l’Unità ieri “Si potrebbe cominciare con la messa al bando del giornalismo di trascrizione” quello che pubblica il testo delle intercettazioni.
Oggi si ricorda la morte del giudice istruttore Rocco Chinnici: ucciso da Cosa nostra con un'autobomba. Si era permesso di entrare nelle banche per indagare sulla mafia dei colletti bianchi, sull'imprenditoria mafiosa, sui collegamenti tra finanza, massoneria e mafia.
Non era un pm che si fermava ai mafiosi coi peri 'ncritati.