Un nuovo villaggio scavato nella Valle del Giordano getta luce, secondo gli archeologi dell'Università Ebraica di Gerusalemme, sul passaggio dall'allevamento all'agricoltura.
I ricercatori hanno riportato alla luce un villaggio preistorico risalente a 12000 anni fa che hanno chiamato Neg II e che si trova a Nahal wadi Ein-Gev, al centro del torrente perenne che scorre verso ovest fino al Mare di Galilea. Gli scavi hanno evidenziato una grande varietà di reperti, tra i quali una sepoltura contenente ancora resti umani, strumenti in selce e strumenti in osso. Si stima che il sito copra 12.000 metri quadrati di superficie.
I risultati delle ricerche attestano che il villaggio presenta caratteristiche sia del Paleolitico che del Neolitico. Il Paleolitico è il più antico e lungo periodo della storia umana. La fine di questo periodo è stata segnata dalla transizione ai villaggi stanziali e dalla domesticazione di piante e animale. Gli archeologi hanno affermato che il villaggio è uno degli ultimi insediamenti, nella regione, risalente al tardo Natufiano, l'ultima cultura del periodo Paleolitico.
La cultura natufiana, sorta tra 15000 e 11000 a.C. è conosciuta attraverso ritrovamenti e località archeologiche presenti in tutto il Levante, Negev, Sinai del sud, Siria e Libano del nord. Gli scavi a Neg II confermano che i gruppi residenti nella Valle del Giordano sono diventati via via più sedentari e di maggiori dimensioni. Questa caratteristica, secondo i ricercatori, corrisponde con una maggiore stabilità climatica nella zona.