...che mi rende rivoltante, tutta questa bella gente." Fa così una famosissima canzone dell'autore e rapper di Molfetta, CapaRezza, pubblicata nel 2006, che racconta la storia di un adolescente alle prese con i propri compagni di classe, identificati in una serie di stereotipi, soggiogati dal dio logo, dalla violenza fine a sé stessa, dal rifiuto del diverso dove, per diverso, si intende tutto quello che non è sé.
Analizza i comportamenti dei propri coetanei, ridicolizza certe affermazioni "Meglio depressi che stronzi del tipo “Me ne fotto”, perché non dicono “Io mi interesso”?", consiglia di non esagerare perché "chi è mansueto come me sa che quando le palle si fanno cubiche, come un kamikaze che si fa di sakè metto a fuoco intorno a me" e anticipa scenari alla mors tua, vita mea quando afferma "ma sappi che se mi provocherai sono guai, Dottor Jackill diventa Mr Hide e ti ammazza stecchito col Raid".
La Treccani così spiega alla voce intollerante: agg. [dal lat. intolĕrans -antis, comp. di in-2 e part. pres. di tolerare«tollerare»]. – Che non sa e non è capace di tollerare, insofferente, impaziente. In questi ultimi mesi ho avuto il piacere di incontrare molte persone che considerano come me il cibo con passione, entusiasmo, gioia e rispetto. Soprattutto un “sapere” da condividere.
La giornata vissuta
domenica a Milano in occasione del primo Snello BlindBox e poi ieri sera a Roma, presso il
Museo di Arte Orientale, per “A Cena con gli Ottomani” sono stati momenti di pura contaminazione, soprattutto mentale. Poi, questa mattina, la
lettura dell’articolo
di Stella, circa il suocero che fa causa alla nuora perché non prepara gli
agnolotti secondo tradizione (quale?), mi ha ulteriormente aperto gli occhi: non
è intolleranza, è ignoranza. Nel senso etimologico del termine ovvero “ignoro,
non conosco” ma soprattutto secondo l’estensione: ignorante agg. e
s. m. e f. [dal lat. ignorans -antis, part. pres. di ignorare
«ignorare»]. – b. Privo dei principî della buona educazione, villano.
Quando Caterina de Medici andò sposa ad Enrico duca d'Orleans portò alla corte francese un nutrito gruppo di collaboratori: dame di compagnia, governanti, cuochi e pasticceri fra cui Ruggeri, il famoso inventore del “Ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”,ovvero il gelato. A Firenze si preparava una salsa fatta con farina che veniva chiamata “salsa colla” che a distanza di qualche lustro venne rielaborata nella universalmente conosciuta salsa à la Bèchameil. E come la mettiamo? Come mai Firenze non ha ancora dichiarato guerra a Parigi? O il signor Bèchameil non è ancora tornato dal regno dei morti per eliminare Michel Roux o Montersino che la preparano, ereticamente, a modo loro?
Da non dormirci alla notte...
Vorrei chiudere con un
sorriso, magari come semplice contrazione muscolare.
Subito dopo la
conferenza tenuta dalla prof.ssa Maria Pia Pedani su come si è evoluta,
contaminandosi, la cucina Ottomana, l’Ambasciata della Repubblica Turca ha offerto
una coloratissima e profumatissima cena grazie ai piatti tipici preparati dallo
Chef dell’ambasciata medesima.
Era presente una persona che ovviamente si è sentita in dovere di far sapere alla maggioranza dei
presenti che lei sapeva tuttotuttotutto della cucina ottomana, snocciolando
viaggi, ristoranti, hotel, degustazioni, ricette. Correggendo, dall’alto della
sua infinita sapienza, qualunque tentativo di altrui intervento, e tutto ciò dinnanzi
allo Chef che, imperturbabile, chiudeva gli occhi ed annuiva, sorridendo, anche dinnanzi ad un paio di palesi castronerie della signora medesima, sotto un bel paio di ottomani baffoni neri.
Vi lascio con un ricetta eretica: un fish and chips che viene dalla laguna in versione "scartosso" con castraure, piccoli carciofi e gamberoni (ma se trovate le "schie" ovvero i gamberi piccolini, è ancora più buona) perchè, come chiude CapaRezza nella sua canzone con la quale ho iniziato questi miei pensieri, preferisco, alle polemiche, di gran lunga cantare che "Alle bestie regalerò i miei sorrisi come Francesco d'Assisi e Pippi Calzelunghe."
Scartosso di Castraure e Gamberi e Mazzancolle (e schie, volendo) Ingredienti (per 4 persone)
1 kg di castraure o piccoli carciofi, 800 gr tra gamberi e mazzancolle o gamberi e schie (piccolissimi gamberi), 1 limone bio, olio evo leggero o di semi per friggere, pepe nero macinato al momento, sale in fiocchi nero, carta paglia o simile per confezionare i scartossi ovvero i coni che conterranno il tutto.
Procedimento
Mondare i carciofi delle foglie esterne più dure e tagliarli in spicchi sottili, immergendoli in una ciotola di vetro o di ceramica piena d'acqua fredda acidulata con il limone.Pulire i crostacei, sciacquarli ed asciugarli bene con carta casa. Ripetere l'operazione con gli spicchi di carciofi e mescolarli.
Portare a temperatura un po' di 'olio in un wok in ghisa Staub e friggere velocemente, asciugare dell'olio in eccesso, profumare con un po' di pepe macinato al momento e del sale in fiocchi e servire all'interno di coni di carta paglia o altra carta per alimenti.