Devo solo controllarmi perché spazio in casa non ce n'è più, e dire che la stiperei di Underwood e vecchi grammofoni, casa mia! Qualche articolo meno impegnativo nelle dimensioni, però, posso ancora permettermelo, e se non è una stampa antica o un fumetto degli anni '60, di sicuro è un libro.
I libri antichi mi fanno sentire ricco, è proprio un oggetto che mi piace possedere. Li guardo, a volte li prendo in mano, li sfoglio davanti ad amici stralunati, e sto bene.
Ecco, domenica mattina ho comprato una bella edizione de I Promessi Sposi, non bellissima, anche tenuta abbastanza male in effetti, ma gustosa e datata 1938.
L'ho spulciata per dieci minuti buoni, ero rimasto affascinato dal brano "autografo" di Manzoni in coda al volume (in foto).
Una sestina del 5 maggio (la penultima) che io ho riconosciuto quasi subito, e cioè una volta a casa quando l'ho data in pasto a San Google motore martire.
Quando c'è un oggetto non prezzato che vorrei comprare io mi pongo un limite di spesa in testa, oltre al quale non voglio andare, ed affido a questo parametro la decisione o meno di acquistare. 20 euro glieli avrei dati, questo mi dicevo. Poi lui è venuto lì ed è come se l'avesse prezzato al momento, l'ha aperto, ha fatto scorrere le pagine, ha visto che qualche foglio si staccava e ha chiesto 8. Quindi l'ho preso, e poi ho speso i 12 euro incredibilmente avanzati per mezza forma di cenerino di Roccastrada.
I versi, se non siete farmacisti ve li traduco, recitano così:
Bella Immortal benefica
Fede ai trionfi avvezza
Scrivi ancor questo, allegrati
Che più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò
Ma quello che mi attizza è il secondo verso barrato, sul manoscritto. Il buon Manzoni, era partito per un'altra via, dunque, in questa sestina ("Nuova la tua + sgorbio incomprensibile che forse finisce in "zione") e chissà che magari, seguitando da lì e ritrovandosi con una rima che non viene, una sillaba da allungare o un'accentatura da spostare, chissà se avrebbe comunque finito per sostenere e avvalorare la tesi che ci è nota. Così, mi piace pensare che il secondo verso, quello nuovo, che termina con "avvezza" e porta due righe più sotto ad "altezza", rimanendo in versione originaria con quello sgorbio che termina in "zione", chissà mai che non avrebbe portato il Manzoni a sbottare e a chiudere la rima con "coglione".
Con tanti saluti alla vera gloria.