A volte, quasi per caso, si conoscono prodotti che stuzzicano la curiosità e ci fanno sognare scoprendone la storia che porta a tempi lontani quando ancora i contadini non dovevano fare i conti con la resa per ettaro di una coltivazione ma si badava al sapore e alla natura di un prodotto. Il grano di varietà Saragolla, che già dal nome porta a volare via con la fantasia, una particolare cultivar 100% italiana con proprietà altamente genuine che lo rendono geneticamente simile al Kamut, pregiato e difficoltoso da coltivare che da' origine ad una particolare pasta rigorosamente integrale, povera di glutine, facilmente digeribile, con alto contenuto proteico e di sali minerali e Ricca di fibre che favoriscono l'abbassamento del colesterolo nel sangue, riduce la stipsi ed inoltre facilita la riduzione dell’apporto calorico complessivo intervenendo precocemente sul senso di sazietà. Credo si banale ripetere che la nostra salute inizia da ciò che mettiamo nel piatto ogni giorno
Ingredienti
320 gr trucioli di grano Saragolla De Castro 4 asparagi verdi; olio extravergine di oliva italiano 1 cucchiaio di colatura di alici; granella di mandorle tostate sale grosso integrale
Procedimento
Portare ad ebollizione abbondante acqua leggermente salata e cuocervi la pasta avendo la cura di girare delicatamente alcune volte controllandone il grado di cottura. Mondare gli asparagi e tagliare i gambi a becco di flauto, cioè trasversalmente come per le fette di salame, conservando integre le punte; rosolare in padella con olio extravergine di oliva aggiungendo un mestolo di acqua di cottura della pasta.
Scolare la pasta ben al dente e trasferire in padella con gli asparagi portando a cottura bagnando con l’acqua di cottura conservata. Fuori dal fornello unire la colatura di alici e un filo d'olio extravergine ed impiattare spolverando con la granella di mandorle.
Ho avuto il grande piacere di conoscere Michela Simona e Manuela le tre sorelle De Castro all'evento #gardachefparty che ha animato gli splendidi Hotels Tonelli di Riva del Garda. Tra chiacchiere risate e tintinnio di bicchieri ho sentito dalle loro voci raccontare il difficoltoso cammino di recupero di questo grano, di come venga coccolato e lavorato dall'anziano pastaio che nel suo piccolo laboratorio lo trasforma in questa pregiata pasta fatta ancora come un tempo. La luce nei loro occhi nel raccontare quale importanza abbia per loro continuare l'opera di papà Marcello e di nonno Gigi. Che dire una pasta speciale, dal particolare sapore che riporta a tempi andati tanto gustosa ache semplicemente con un filo d'olio.
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