True Detective, l’imperdibile serie HBO con Matthew McConaughey

Creato il 15 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

15 gennaio 2014 • Serie TV, Serie USA, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

True Detective è una serie destinata a lasciare un vero segno, in questa annata televisiva. Resta solo da capire quanto profondo. Fin dai primi istanti, il nuovo prodotto HBO si distingue per una qualità elevatissima. Basta ascoltare le note country-folk della sigla, per essere immediatamente scaraventati nel profondo Sud degli Stati Uniti, in Louisiana, insieme ai due detective protagonisti di questa serie. Dopo l’affascinante tema musicale, a colpire è la regia asciutta quanto efficace di Cary Joji Fukunaga, già dietro la macchina da presa per Sin Nombre e l’ultima versione di Jane Eyre, che ci fa addentrare ancora di più nel cuore della provincia americana. Quella dei losers, dei baretti persi nel nulla frequentati da prostitute, delle giornate che scorrono tutte uguali dentro a un’ambientazione a mezza strada tra un film dei fratelli Coen e uno di Jeff Nichols, il regista di Take Shelter e Mud, pellicola quest’ultima interpretata da Matthew McConaughey.

Matthew McConaughey lo ritroviamo qui nelle vesti, più che di un True Detective, di un “weird” detective. Il suo Rust Cohle è un agente molto particolare, che vive chiuso in un mondo suo e poco fa per farsi conoscere dagli altri. Il suo partner lavorativo Martin Hart (Woody Harrelson) è invece quasi l’opposto; un tipico sbirro americano di provincia che preferisce vivere anziché farsi troppe domande sul senso della vita, come invece fa lo “strambo” poliziotto-filosofo che si è ritrovato come collega. Può sembrare la classica serie giocata su due agenti diversi tra loro, ma True Detective cerca di scavare più a fondo. Fin dall’episodio pilota finiamo dentro alle loro menti, dentro i loro modi di vedere il mondo, in una maniera lontana dai soliti cloni di pellicole action come 48 ore o Arma letale.

Matthew McConaughey e Woody Harrelson in una scena di True Detective

Il grande merito della notevolissima prima puntata di True Detective, che poi è ciò che ogni buon pilot dovrebbe sempre fare, è stuzzicare la curiosità dello spettatore. Mettere le carte in tavola, senza scoprirle ancora tutte. Sulla tavola, il regista Fukunaga e il creatore della serie Nic Pizzolatto, autore di dialoghi davvero strepitosi, mettono una vicenda thriller piuttosto consueta: viene ritrovato il cadavere di Dora Lange, una prostituta uccisa in circostanze molto misteriose, in quello che è un omicidio dai contorni rituali e simbolici che pare l’opera di un serial killer. Chi ha ucciso Dora Lange? È la domanda che si pongono la serie e i due detective, riecheggiando gli analoghi omicidi seriali di Twin Peaks (“Chi ha ucciso Laura Palmer?”) e The Killing (“Chi ha ucciso Rosie Larsen?”). Dietro a questo assassinio sembra esserci molto di più, si parla anche della sparizione di alcuni bambini, e il quadro che ne emerge pare estremamente complesso. La vicenda ci viene inoltre presentata attraverso due piani temporali. Nel 2012, i due detective Martin e Rust vengono convocati per raccontare quanto successo nel 1995, ovvero quando è stato ritrovato il cadavere di Dora Lange e la vicenda è partita, perché l’attualità ha portato alla ribalta un nuovo caso di omicidio seriale analogo.

Ci sono però tante cose che non sono ancora chiare e questo come detto è un bene. True Detective non svela tutto subito. Sarà allora davvero avvincente scoprire poco a poco i misteri legati a questo caso nel corso degli 8 episodi previsti. True Detective è una serie antologica, alla maniera di American Horror Story, e questo significa che si tratta di una storia auto conclusiva, non dovremo quindi attendere una decina di stagioni per rivelare tutto. Almeno si spera.

Al di là del caso poliziesco, che si preannuncia davvero avvincente, l’aspetto che sarà più curioso indagare sembra essere il rapporto tra i due detective protagonisti, interpretati da un grandissimo Woody Harrelson e da un Matthew McConaughey sempre più in stato di grazia e che già si prenota un altro Golden Globe, questa volta televisivo, dopo quello di miglior attore in un film drama conquistato pochi giorni fa con Dallas Buyers Club.

È lui, insieme al suo strepitoso personaggio, l’arma vincente di una visione consigliata non solo ai fan dei thriller o dei crime, ma a tutti. Parlare di serie dell’anno a metà gennaio e dopo aver visto solo un episodio forse è un pochino, giusto un pochino, prematuro ed esagerato. Diciamo allora solamente che ci troviamo di fronte a uno dei migliori pilot degli ultimi anni. O è un’affermazione esagerata pure questa?

Di Marco Goi per Oggialcinema.net

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