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True Detective – season 1 finale

Creato il 11 marzo 2014 da Arpio

Matthew-McConaughey-and-Woody-Harrelson-in-True-Detective-Season-1-Episode-7Finisce dopo otto episodi la prima stagione di True Detective, l’attesissima nuova serie antalogica della HBO che in pochissime puntate è già diventata cult. Se il 2013 è finito come l’anno di Breaking Bad, infatti, il 2014 inizia come l’anno di True Detective. Una serie dai toni particolari e dalla narrazione decisa, come se fosse un lungo film di otto ore. Pochi i colpi di scena, ma tutti piazzati ad arte lungo il cammino, ma True Detective allo shock preferisce l’emozione e il racconto, ed è così che la scrittura di Nick Pizzolato si fonde alla perfezione con la regia di Cary Fukunaga che attraverso i primi piani rende palpabili le emozioni dei due investigatori e con le ampie riprese sui panorami rurali e industriali della Louisiana ci mostra un’America nascosta che vive ancora oggi in isolamento dalla parte più “evoluta” del paese e fa sue quelle tradizioni creole che l’hanno caratterizzata al suo nascere.

Una storia, quella di True Detective, che viaggia avanti e indietro per quasi un ventennio. Dal 1995, quando Rust Chole e Marty Hart vengono incaricati di seguire uno strano caso di omicidio, fino ai giorni nostri quando dopo averlo creduto risulto e averlo abbandonato, i due riprendono in mano il caso dopo nuovi omicidi e mettono la parola fine alla storia. Pizzolato gioca sull’incertezza e la voglia del pubblico di risolvere un mistero, ed è così che quando i due nuovi detective che seguono le tracce del nuovo caso cercano di capire se a commetterli sia stato Cohle, il pubblico per un momento gli va dietro e inizia a farsi delle domande. E’ possibile che da quando Rust è uscito dalla polizia si sia infiltrato in un gruppo satanista per cercare la verità e poi sia diventato uno di loro? Sarà stato veramente lui a uccidere emulando le gesta di un uomo che insieme a Marty aveva fermato anni prima? Lo sceneggiatore, però, predilige la linearità e dona alla serie un finale piuttosto prevedibile, ma che non delude comunque. Come tocco finale alla storia, viene inserito un dialogo aulico fra i due personaggi, che sotto un cielo stellato e citato passi della Genesi, parlano della lotta tra le tenebre e la luce. Come Chole, che dopo aver attraversato per anni un lungo calvario autodistruttivo ora rivede di nuovo la luce delle stelle.

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I due personaggi della serie sono scritti in maniera eccelsa, perché oltre la storia di indagini la serie punta anche alle sfacciettature caratteriali dei due colleghi, così diversi eppure così necessari l’uno all’altro. Splendido anche il personaggio del Re Giallo, l’assasino della serie, che nasconde in sé un numero elevatissimo di citazionismo: il Re Giallo, che vive immerso nel putridume, in un rapporto semincestuoso, tra torture e altri orrori innominabili, è l’ombra umana che dà forma all’oscurità parte della contrapposizione fondamentale di
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cui si parla nel dialogo finale. È l’orco delle fiabe, è il LeatherFace di Non aprite quella porta, è il pedofilo di M che annunciava la sua presenza fischiettando un motivetto (esattamente come fa Errol mentre dipinge un muro e guarda con avida perfidia i bambini che giocano sotto di lui).

Una serie che non ha deluso le aspettative, ma che anzi le ha confermate praticamente tutte. La serie, come è ovvio, è stata già rinnovata per una seconda stagione, che vedrà la presenza di un altro caso e di investigatori diversi. Come AHS, infatti, anche True Detective è una serie che inizia e finisce a ogni stagione, raccontando sempre una storia diversa. Aspettiamo quindi con trepidazione il 2015 per vedere una nuova storia della serie.



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