True Silver: Si Inizia Dalla Fine
Creato il 03 gennaio 2014 da Marco Giorgio
@MarcoGiorgioGM
Premetto che questo che state per leggere è da considerarsi come un esperimento, o meglio, se parlassimo in termini seriali, sarebbe un "episodio pilota".
Mi servirò senza troppi preamboli di un'ambientazione a me molto cara, quella della regione di Jotho, la prima che abbia mai giocato nel vasto panorama videoludico dei Pokémon, e già che ci sono mi andava di sfatare miti e questioni che un po' tutti noi giocatori abbiamo vissuto.
Un appunto: la storia sarà fruibile per tutti, anche i digiuni totali dal mondo Pokémon? Onestamente, direi di no; in quanto prendo in prestito un'ambientazione non mia, posso permettermi delle comode libertà, come il non dover descrivere i Pokémon nel dettaglio, e tanti altri particolari che fanno parte della cultura base di chiunque abbia anche solo visto l'anime.
Ah, un'ultima cosa: non siate troppo cattivi, è pur sempre la prima volta che espongo in questo modo qualcosa di inventato (si fa per dire) da me, si può sempre migliorare.
CAP 0
Nell'immobilità del salone sotterraneo
il pavimento si smosse, alcune spesse lastre di pietra della
pavimentazione vibrarono per poi scoperchiarsi letteralmente, ed una
luce artificiale ne ruppe l'oscurità.
Non era una grotta umida, come tutte
quelle che Silv aveva esplorato nelle varie regioni del mondo, non
c'era il pavimento scivoloso a causa del guano degli Zubat,
inevitabili se disturbati nel loro ambiente naturale. No, quello era
un salone immacolato, forse un santuario, o qualcosa di simile. E
tetro nella sua aria immobile.
Il Dugtrio di Silv, che l'aveva condotto
fin lì scavando tenacemente, gli picchiettò dolcemente il
ginocchio.
"Via libera" capì Silv, aveva trentaquattro anni, di cui diciotto passati ad addestrare pokemon, ed il fatto che non potessero
parlare era diventato irrilevante. Silv si alzò dalla buca
polverosa, scrollandosi il pietriccio dalla giacca. Tutti quei giorni
sfidando la claustrofobia non erano stati vani.
Dugtrio non l'avrebbe mai condotto in
una sacca di gas sotterraneo che gli sarebbe stata fatale, Silv potè
quindi respirare finalmente a pieni polmoni aria pulita, non fresca
ma pulita.
Questo posto comunica con l'esterno!
Pensò Silv tra sè, con una smorfia di nervosismo. Aveva vagato alla
cieca bucherellando le Rovine d'Alfa per più di due mesi senza
riuscire a trovare quel posto, oltretutto lo sbocco d'areazione
esterno era sfuggito sia a lui e al suo team.
Dugtrio era visibilmente agitato, le
tre teste non riuscivano a star ferme, allargando sempre di più il
buco nel quale giacevano.
- Ottimo lavoro – concesse loro Silv,
e li richiamò nella Scuroball, al sicuro.
Nell'assoluto silenzio della grotta,
rotto solo dal suo respiro e dal battito cardiaco, Silv si sedette su
di una lastra e piatta, che dopo tre giorni di cunicoli
claustrofobici gli risultò comodissima.
Trasse dal taschino della giacca il suo
fidato libretto degli appunti, ed illuminandosi con la torcia
elettrica cominciò a prendere nota di tutto.
Erano ormai più di due anni che Silv
era a capo dell'equipe di archeologi che studiava le Rovine, e non
aveva mai mancato di appuntare ogni minimo progresso. A piè di pagina
appuntava anche quali tipi di pokemon vivessero nelle diverse zone di
Jotho .
Quella funzione sarebbe normalmente
stata svolta dal pokedex, ma quella tecnologia era ormai andata
perduta, ed il suo si era rotto molto tempo prima.
Poco prima di...
Una fitta di dolore
gli pervase l'anima, perpetuò così un rito diventato per lui
un'abitudine quotidiana: scrivere. Scrivere convulsamente ogni
particolare era la sola cosa che lo acquietasse prima di dormire,
quando si è soli con sé stessi. Silv sperava così di arginare i
ricordi più dolorosi nell'angolo più remoto della mente, che aveva
mestamente paragonato all'ultimo box del sistema immagazzinamento
pokemon; pc di Bill per gli amici.
Per la cronaca,
anche quella tecnologia era andata perduta.
- Profondità:
circa duemila metri – ripetè ad alta voce, e le sue parole
echeggiarono nelle profondità della terra.
Silv si chiuse la
giacca, faceva un gran freddo a quella profondità, ed illuminando
davanti a sè, notò che il fiato gli si condensava in nuvole
luminescenti. Finchè si trovava in cunicoli stretti e soprattutto
vicino al calore di Dugtrio, non aveva fatto troppo caso
all'abbassamento della temperatura.
Decise finalmente
di alzarsi ed illuminare in lungo e in largo, una mossa degna di un
principiante, ma in fin dei conti non c'erano Zubat da disturbare.
Il risultato fu
sorprendente, la luce della torcia non riusciva a raggiungere le
pareti, né tanto meno la volta del salone, questo particolare lo
fece rabbrividire, ma Silv non seppe definire se per la bassa
temperatura o per il serio rischio corso.
Se fossimo sbucati dal soffitto
sarebbe stata la fine.
Dopo un volo
indefinito sarebbe probabilmente rimasto sepolto dalle macerie, c'era
da ringraziare per metà la buona sorte e per metà l'intuito di
Dugtrio.
Stanco di rimandare l'inevitabile, Silv decise di prendere una
direzione a caso, sforzandosi di mantenerla usando le fessure
regolari tra le lastre del pavimento. Dopo circa dieci minuti di
lento cammino, la torcia illuinò finalmente una parete, e quel che
vi vide riempì Silv di euforia.
Sembrava infatti che l'intera parete fosse completamente coperta di
scritte Unown.
Poco prima che Silv acquistasse il comando della spedizione, aveva
fatto per proprio conto un'importante scoperta a proposito di quei
misteriosi pokemon. L'eterno dilemma su cosa fosse nato prima, se la
scrittura o gli Unown era stato risolto. In una parete non dissimile
a quella, un testo accuratamente tradotto raccontava di come gli
Unown avessero insegnato la scrittura al genere umano.
Il motivo per cui quei pokemon concessero all'umanità un simile dono restava un
mistero, ma sempre in quella stanza erano state trascritte altre informazioni,
informazioni che spinsero il GPRU ad affidare a Silv la gestione della
spedizione. Le malelingue dicevano che il Governo Provvisorio delle Regioni Unite volesse semplicemente togliersi dai piedi un ingombro, ma Silv era comunque soddisfatto dell'incarico ottenuto, mettendosi alacremente al lavoro.
Le traduzioni dei testi richiesero molto tempo, ma tramite brevi
accenni, essi si riferivano alle Rovine d'Alfa non come strutture a sé
stanti, ma come le sommità di torri ciclopiche.
Il piano di Silv risultò incredibilmente efficace nella sua semplicità, data l'immensa estensione che contraddistingueva l'area delle Rovine, si limitò ad ordinare al team di archeologi un setacciamento casuale, nientemeno che una partita di battaglia navale. Venne ordinato ai Diglett in dotazione degli archeologi di scavare profonde gallerie perpendicolari al terreno, bucherellando zona dopo zona, e
qualcosa avrebbero pur dovuto incontrare.
Il piano si rivelò efficace, ma richiese un prezzo terribile. I Diglett non hanno rivali nel sottosuolo, e non perdono mai l'orientamento, così quando uno di quelli inviati non fece più ritorno dal suo padrone, Silv capì che c'era realmente qualcosa di ignoto sotto i suoi piedi, qualcosa di pericoloso.
Silv non si unì al cordoglio del suo collega, raccolse l'equipaggiamento, richiamò a sè la sua squadra pokemon più potente, e cominciò la sua discesa nell'oscurità.
Qualcosa riscosse Silv dal turbinio dei suoi pensieri. All'inizio fu solo una sensazione pressante alle sue spalle, impercettibile per la maggior parte delle persone, ma non per un allenatore esperto, men che mai per il Campione della regione di Jotho.
- Vai Alakazam - esclamò Silv voltandosi, ed estraendo fulmineamente la pokeball dalla cintura - alza la barriera! -
Gli ordini dell'allenatore riverberarono all'interno della ball, ed il fido pokemon psico ancor prima di essersi materializzato aveva già ubbidito.
Una scarica di energia bluastra si fece strada nel buio ed impattò la barriera azzurra in uno sfolgorio abbagliante, disperdendosi veloce così come era sopraggiunta.
- Non abbassare la guardia Alakazam - si assicurò Silv, ed egli annuì, aumentando la potenza della barriera. Silv volse la torcia davanti a sè, per localizzare l'aggressore, ma non ce n'era bisogno, furono loro a rivelarsi. Un gruppo di almeno venti Unown era comparso dal nulla e ne arrivavano sempre di più. Quei pokemon dalla forma geroglifica stavano danzando, disegnando nell'aria indescrivibili figure geometriche dagli strani angoli, aumentandone la complessità via via che altri Unown si univano a quella febbrile simbiosi, e creando una luminescenza sempre più intensa che rese superflua la torcia.
La luce emise un breve sfarfallio, ed un'altra scarica si abbatté sulla barriera attorno Silv, questa volta la potenza fu tale da farla vacillare e quasi spezzare la concentrazione di Alakazam, che per quanto si sforzasse non riusciva a ristabilirla, qualcosa interferiva con le sue energie psichiche.
- Maledizione - imprecò Silv mettendo mano ad altre due pokeball - se non faccio qualcosa il prossimo colpo non ci lascerà scampo. Forza Dragonite! Vai Tyranitar! -
I due possenti pokemon si anteposero tra il loro allenatore ed il pericolo, inondando la sala del loro possente ruggito.
- Iper-Raggio! -
Il loro accumulo di energia coincise con un nuovo sfarfallio della luce Unown, e le due forze si intercettarono ad appena dieci metri da Silv e i suoi pokemon, che lo ripararono dal violento spostamento d'aria.
Non c'è tempo da perdere, passano solo cinque secondi da una attacco all'altro.
- Alakazam, teletrasportaci via da qui - ordinò Silv richiamando Dragonite e Tyranitar.
Silv sentì attorno a sè la familiare sensazione di leggerezza sempre maggiore, come se il suo corpo perdesse consistenza, il che in realtà era proprio quello che succedeva durante un teletrasporto. L'ultima immagine che vide del salone, erano gli Unown che danzavano attorno a lui, e le scritte sulle pareti che si illuminavano in un bagliore accecante, poi più nulla.
- Silver, svegliati o farai tardi per l'appuntamento con il professor Elm! - lo svegliò una voce a lui familiare. Una voce che non sentiva da tanti anni, e che gli mancava da morirne.
La tenue luce mattutina filtrava dalle tapparelle della finestra, illuminando una stanza che ricordava vagamente fosse la sua, o almeno lo era quando era ancora un ragazzino. Quel pensiero colse Silv come un fulmine a ciel sereno, si scaraventò giù dal letto e si fermò di fronte allo specchio che copriva un'anta intera del suo armadio.
Le sottili rughe che gli incorniciavano la bocca non c'erano più, così come i capelli bianchi sulle tempie e la barba brizzolata, che anzi non c'era proprio.
Sono tornato ragazzo pensò Silv poggiando la mano sullo specchio, e tastandosi il volto esterrefatto con l'altra. Non era un sogno, non questa volta. in qualche modo era riuscito a tornare indietro, in qualche modo poteva provare a cambiare il futuro.
Posso impedire l'Incidente!
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