Truffa immobiliare ai vip ; Bliz della finanza alle prime ore dell' alba

Da Maurizio Picinali @blogagenzie

Lodi, 1 luglio 2013 - Ora è caccia ai soldi nascosti dalla banda di truffatori che ha raggirato - si sospetta - decine di persone in tutta Italia. Perché dopo il blitz della Guardia di Finanza, che ha fatto finire in manette Paolo Gigli, 56 anni, ex assicuratore lodigiano e presunto capo della gang, assieme a due complici, sono spuntate inchieste per truffa a suo carico da diverse Procure italiane.Le fiamme gialle hanno accertato già truffe per un valore di 8,5 milioni di euro e sono riuscite a sequestrare 500mila euro che stavano per essere versati su un conto in California. Ma gli investigatori sono certi che il malloppo di truffe ed estorsioni commesse negli ultimi anni sia ben più consistente. E lo stanno cercando in Italia e all’estero. Perché i sei presunti membri della banda (oltre ai tre arrestati, fra cui una donna, ci sono tre complici indagati) sono accomunati dalla passione sfrenata per casinò e gioco d’azzardo e muovevano consistenti somme in vari Paesi del mondo.Il sistema per raccogliere denaro, però, era sempre lo stesso. Agganciavano imprenditori o commercianti facoltosi fra Lodigiano, Milanese, Piacentino e Brianza, e proponevano loro affari irripetibili: case di lusso e cascine ereditate da minorenni rimasti orfani, per cui Gigli o i complici avrebbero avuto il ruolo di tutori.
Quindi, con la possibilità di gestire il patrimonio e rivendere i pezzi pregiati a prezzi scontati. Cascine nel Lodigiano, ville in Sardegna o nel Sud Milano: tutto a cifre intorno al milione di euro, contro valori di mercato ben più elevati. E nessuno dei commercianti o imprenditori contattati si faceva scrupolo.
Pensavano a chiudere l’affare della vita, piuttosto che ai diritti dei presunti minorenni. Il raggiro veniva inscenato in puro stile Tototruffa ‘62: alcuni dei complici si fingevano cancellieri o pubblici ufficiali infedeli, intrufolandosi negli uffici giudiziari dei Tribunali del Nord (soprattutto Milano) per rendere più credibile l’affare.Con tanto di documenti castastali e foto dell’edificio mostrati alla vittima prescenta. Poi entrava in scena un altro complice che si fingeva compratore interessato, pronto a pagare cash. E l’imprenditore di turno ci cascava, pagando in nero somme a sei zeri per chiudere l’affare. Intascati i soldi, la banda spariva.tratto da il giorno.it 1 luglio 2013


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