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Tsipras e la grecia. cronologia di un delitto o di un’eutanasia?

Creato il 03 luglio 2015 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Con una produzione di ricchezza nazionale amputata di un quarto dal 2010 e un tasso di disoccupazione al 27% (superiore al 50% per i giovani sotto i 25 anni), alla vigilia delle elezioni anticipate del gennaio scorso la Grecia affrontava una crisi sociale e umanitaria senza precedenti nella sua storia.

Syriza vinse la tornata elettorale, ma nel Vecchio Continente la campagna di intimidazioni contro la fine dell’austerity era appena cominciata. Gli elettori “sognatori” di Spagna e di altre nazioni sono ed erano gli obiettivi di tali minacce.

La situazione ricorda quella del Cile agli inizi degli anni Settanta, quando il Presidente statunitense Richard Nixon si prodigò per rovesciare Salvador Allende, nel tentativo di arginare simili derive nel suo cortile di casa. “Fate urlare l’economiaI” aveva allora ordinato l’inquilino della Casa Bianca. Quando l’operazione fu portata a termine, scesero in campo i thank del generale Pinochet.

22 gennaio 2015 (tre giorni prima delle elezioni greche)
Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, annunciava che il programma di intervento della sua istituzione (ogni mese la BCE acquista agi Stati della zona Euro 60 milioni di euro di titoli del debito pubblico) verrebbe accordato alla Grecia solo sotto condizione.

27 gennaio 2015
Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo: “I greci devono capire che i problemi maggiori della loro economia non sono scomparsi per il solo fatto di essere andati alle urne”.

Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale (una delle tre istituzioni della Troika): “Non possiamo fare eccezioni per questo o quel paese”.

Moody’s (agenzia di rating): “La vittoria di Syriza influisce negativamente sulle prospettive della crescita”

28 gennaio 2015
Marcel Fratzscher, ex economista della BCE: “Tsipras sta conducendo un gioco molto pericoloso” – “Se le persone iniziano a credere che parli seriamente, potremmo assistere a una massiccia fuga di capitali e a una corsa agli sportelli. Siamo arrivati al punto in cui un’uscita dall’Euro è diventata possibile”.

31 gennaio 2015
Benoit Coeuré, membro del direttorio della BCE: ” La Grecia deve pagare, sono le regole del gioco europeo”.

01 febbraio 2015
Varoufakis,
Ministro delle Finanze greco: “La Grecia ha passato gli ultimi cinque anni a vivere per il prestito successivo come il drogato in attesa della sua prossima dose”.

Metà febbraio
I diciotto ministri delle finanze della zona Euro hanno indirizzato un ultimatum al diciannovesimo membro della famiglia europea: “Il governo greco deve applicare il programma trasmesso dai suoi predecessori o saldare il proprio debito trovando i soldi altrove”.

01 marzo 2015
Per sottrarsi a questi ultimatum soffocanti, il governo ha chiesto una tregua di quattro mesi. Non ha preteso la “dose” di 7,2 miliardi e sperando che in questo lasso di tempo potesse accordarsi con i suoi creditori.

26 giugno 2015 (tre giorni prima della scadenza)
Nessun accordo viene trovato. Syriza va alla prova di forza annunciando il referendum per il 4 luglio, giorno dell’indipendenza americana.  Il quesito è semplice SI o NO alla permanenza nell’Euro. Questa scelta che ha compiuto rappresenta un dilemma. La Grecia entra in crisi d’astinenza e le fughe dei capitali diventano massicce.

01 luglio 2015
Il tempo è scaduto senza raggiungere un accordo.  Tsipras, forse per mettere fine ai patimenti, dice di votare NO all’Euro. Sarà Eutanasia o Delitto di uno Stato?


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