Tsipras, cresciuto politicamente nel Partito comunista greco e nella coalizione di movimenti di estrema sinistra Synaspismós, è il leader di Syriza che in Grecia si appresta a diventare il primo partito sulle ceneri del Partito Socialista ma beneficiando, al contempo, del tradizionale blocco sociale di quest’ultimo. Syriza è uno dei pochi partiti di sinistra vincenti in Europa. Il valore aggiunto di Tsipras in vista delle elezioni europee è essere greco, cittadino di un Paese messo in ginocchio dalle politiche di Bruxelles, dalla Troika e dall’austerità di Angela Merkel. È qui, però, che s’inserisce il tedesco Martin Schulz. Socialdemocratico di lungo corso, presidente del parlamento europeo, candidato alla Commissione europea per il Pse, libraio e dal 1987 al 1999 sindaco di Würselen a pochi minuti da Aquisgrana. Schulz è una personalità di spicco della Spd tedesca, uno dei grandi partiti della grande casa socialista europea. Martin Schulz si è fatto interprete del più autentico europeismo e ha criticato duramente la merkeliana «democrazia conforme al mercato» che si piega alla pressione dei mercati invece di contrapporle il primato della politica. Ha continuamente messo in discussione l’autorità e lo strapotere del Consiglio europeo riaffermando il ruolo fondamentale che il parlamento deve avere in Europa. «L’Ue non è la Germania ma un’unione di stati sovrani» ha detto in una vecchia intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Al recente congresso della Spd in vista delle elezioni europee ha proposto un cambiamento radicale nella mentalità della Commissione europea la quale deve diventare il governo europeo e deve operare orientandosi al principio della solidarietà. Ha ricordato, ancora, come «l’Unione Europea non è la somma delle istituzioni di Bruxelles ma è l’insieme dei popoli europei».
Martin Schulz è un tedesco atipico, almeno rispetto a ciò che nell’immaginario collettivo oggi rappresenta il popolo tedesco in Italia. Non è un “fiancheggiatore” della signora Merkel tanto da essere l’avversario più temuto dalla cancelliera tedesca. Risulta quasi inspiegabile che alcuni intellettuali italiani di sinistra preferiscano Tsipras a Schulz, l’estrema sinistra greca alla grande tradizione del partito socialdemocratico tedesco. Il riformismo italiano non dovrebbe provare alcun imbarazzo a sostenere Schulz le cui posizioni, oltre che ampiamente condivisibili, sono espressione della grande famiglia del socialismo europeo.
Il tedesco Schulz paga la sua nazionalità e l’essere iscritto a un partito che ha osato firmare un patto di Grande Coalizione con la cancelliera Merkel. Ma troppo spesso, e con eccessiva superficialità, si dimentica che i socialdemocratici tedeschi, pur in crisi di consensi, oltre ad aver dimostrato grande responsabilità politica (in Germania è ancora un valore), sono riusciti a imporre il salario minimo a 8,50 all’ora e una correzione della riforma delle pensioni. Si tratta di interventi e proposte concrete che ridurranno sensibilmente sia le disparità sociali sia gli effetti negativi dei famosi mini-jobs tedeschi. Nel tritacarne politico-mediatico anche la sinistra italiana è caduta nella trappola di considerare tutti i tedeschi rappresentanti del rigore merkeliano e si è lasciata ammaliare dal leader greco. Tsipras contro Schulz, Grecia contro Germania, Nord contro Sud Europa rischia di essere una guerra suicida per l’Europa e per una sinistra italiana che insegue un inesistente modello-Grecia. Non sostenere Martin Schulz potrebbe rivelarsi l’ennesima occasione persa. (Pubblicato su Europa) twitter@uvillanilubelli