di Gerardo Lisco. Dalla lettura delle notizie riportate dai giornali sembrerebbe che Alexis Tsipras, nell’incontro del 22 giugno con BCE, UE e FMI abbia trovato l’accordo. I vari commentatori evidenziano come Tsipras abbia ceduto su tutto il fronte facendo marcia indietro su punti che, solo fino al giorno prima, riteneva non negoziabili.
L’unico risultato che avrebbe portato a casa, peraltro nemmeno formalizzato, è l’avanzo primario sul PIL che per il 2015 dovrebbe attestarsi all’1% e per il 2016 al 2%. Parafrasando Shakespeare viene da dire “Molto rumore per nulla”. Sempre rimanendo in tema, viene da porsi la domanda ma questa Europa vuole “essere o non essere”. Comunque la trattativa non è ancora conclusa e più che gli umori dei mercati contano quelli del Popolo greco. Da quanto si può capire Piazza Syntagma sembrerebbe costantemente occupata da manifestanti. A partire dal capo degli economisti del FMI, Oliver Blanchard, sono in molti ad ammettere di aver sbagliato calcoli e previsioni sia rispetto alla Grecia che rispetto alla questione di carattere più generale che vuole l’austerità come leva per l’espansione economica. Se gli “orrori” di Blanchard, Alesina, Giavazzi, ecc. nel brevissimo periodo sono immediatamente riscontrabili avendo prodotto disoccupazione, recessione, immiserimento sociale, dramma esistenziale; sul lungo periodo si vedranno forse troppo tardi per potervi porre rimedio. Nessuno chiede conto a costoro per i danni che hanno prodotto. Nessuna rimozione, nessuna richiesta di risarcimento. Nulla di nulla. Tutti sono pronti ad additare l’irresponsabile Popolo greco. Dicevo è sul lungo periodo che vedremo i danni peggiori. Tra questi rientrano: l’accentuarsi del divario tra poveri e ricchi, la sfiducia nelle istituzioni e gli effetti che entrambi producono sulla tenuta del sistema democratico. Da più parti si evidenzia come l’imposizione della Troika sia la vittoria della destra Liberale e tecnocratica su un Governo di sinistra radicale. La Troika ha voluto umiliare il popolo greco che si è permesso di sollevare la testa esercitando il diritto/dovere alla Democrazia. Habermas ha ricordato ai suoi concittadini che se la Germania si è ripresa dopo le distruzioni della Seconda Guerra mondiale è stato grazie alla generosità dei Paesi creditori che, nel 1954, le cancellarono metà del debito. I Paesi usciti vittoriosi dalla Seconda Guerra Mondiale, divenuti creditori della Germania, non commisero lo stesso errore fatto all’indomani della Grande Guerra. Evitarono di infierire e di umiliare il popolo tedesco sconfitto. Oggi invece, proprio la Germania, nei confronti della Grecia, più che usare il metro adottato nei suoi confronti all’indomani della Seconda Guerra Mondiale adotta il metro usato all’indomani della Pace di Versailles. La Troika ha voluto umiliare la Grecia e la sua Democrazia. Ha voluto dimostrare che, più che la Democrazia, contano le scelte burocratiche. Ha voluto dimostrare che le idee delle quali essa è il sommo sacerdote, pur se rivelatesi errate, valgono più della cruda realtà che dice semplicemente che la Grecia non potrà mai pagare il suo debito. Vorrei ricordare che nel lungo periodo, proprio come successe per il popolo tedesco, le umiliazioni, l’accanimento produsse il Nazismo. Qualche anno prima la retorica della “Vittoria mutilata”, in Italia, produsse il Fascismo. Il prodotto finale del Nazi-Fascismo fu la Seconda Guerra Mondiale. Sirytza ha vinto le elezioni politiche con un programma di Governo che ha come obiettivo la rinegoziazione del debito pubblico evitando il massacro sociale prodotto dai governi greci guidati dalla Troika. Se Tsipras fallirà, al prossimo turno elettorale, toccherà ad Alba Dorata. L’Europa deve sciogliere il dubbio amletico, To be, or not to be, that is the questions. Le classi dirigenti europee devono decidere se vivere o morire. In questi giorni a tener banco oltre la Questione Greca c’è il documento che i presidenti delle cinque principali istituzioni europee hanno pubblicato in merito al futuro dell’UE. Mi chiedo se è possibile mai che la nuova architettura delle istituzioni europee debba essere discussa in riunioni ristrette, se non addirittura riservate a pochi intimi? Si sta parlando di scelte vitali per il destino di 330 milioni di cittadini europei ! Un documento di tale importanza dovrebbe essere oggetto di discussione in Parlamento, sui media, nei partiti se ancora ci fossero. Invece? Nulla! Esattamente come successe per il Fiscal compact. Salvo poi imporre, in nome dell’emergenza, il pareggio di bilancio in Costituzione, la controriforma delle pensioni, la controriforma della scuola, il Jobs Act, le riforme istituzionali miranti a svilire la partecipazione democratica ed altro ancora. Concludo con Amleto: "Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione".