In questo periodo, stiamo sentendo delle rivolte a Londra, dove il disagio giovanile si sta manifestando nella maniera più brutale. Su un quotidiano si è accennato ai Clash, che nella loro “London Calling” (già proposta su questo blog), avevano parole quasi profetiche sulla rivolta di questi giorni. E il rock è pieno di altre canzoni che parlano di rivolte.
Mentre oggi pomeriggio ascoltavo canzoni anni ’80 che mi hanno dato, ho trovato una canzone bellissima che in parte già conoscevo, grazie a Jay-Z che ha incluso il ritornello di “You belong to the city” nel suo ritornello. La canzone la cantava Glenn Frey (già fondatore degli Eagles) e faceva parte della colona sonora del telefilm Miami Vice del 1985.
La traduzione, purtroppo, non l’ho trovata, ma non mi è dispiaciuto farla. Come leggerete, anche qui si parla del disagio, sebbene questo sia il disagio della grande città.
“Il sole tramonta, la notte avanza / Puoi sentirla iniziare ovunque di nuovo / La luna si leva e la musica chiama / Tu stai ti stai stancando di startene nelle solite quattro mura. / Sei fuori dalla stanza e giù nella strada /Muovendoti nella folla e nel caldo di mezzanotte / Il traffico procede lentamente, le sirene gridano / Guardi le facce, come in un sogno / Nessuno sa dove stai andando /A nessuno importa dove sei stato. / Perchè tu appartieni alla città / Tu appartieni alla notte / Abitando in un fiume di oscurità /Sotto le luci al neon. / Tu sei nato nella città / Di calcestruzzo sotto i tuoi piedi / È nei tuoi movimenti, è nel tuo sangue / Tu sei un uomo della strada. / Quando hai detto addio, eri in fuga / Cercando di scappare dalle cose che hai fatto / Ore sei tornato di nuovo indietro, e ti senti strano / Come se fossero successe molte cose, ma niente è cambiato / Tu non sai ancora dove stai andando / Sei ancora una faccia nella folla. / Puoi sentirlo, puoi provarlo/ Puoi vederlo, puoi guardarlo in faccia / Puoi sentirlo, hey, ci stai andando vicino, hey / Vuoi farlo, perché puoi prenderlo / Tu appartieni alla città.”
Ricordo ancora quando qualche anno fa parlavo di lasciare il paese in cui vivo per trasferirmi in una grande città. Alla fine, si può confrontare come può starti stretto un piccolo paesino che non ha più molto da offrirti, mentre può spersonalizzarti una grande città, accettando di viverci.. perchè “sei nato nella città di calcestruzzo sotto i tuoi piedi”.
Amo quel sax contralto di base e il video mi piace molto! Sarà anche che la magica ambientazione di New York abbia un fascino non invidiabile…
Beh, stasera scendete nelle strade del vostro paese o della vostra città e respirate l’aria (magari per quelli di Taranto o Brindisi sarebbe meglio indossare una mascherina prima!) e l’atmosfera di un sabato sera che sta arrivando!
Umore del giorno: innamorato di quel sax… Niente da fare!
Restate in linea!