Tu che sei mio amico, confessami quello che provi, non celare le parole e non nasconderle dietro falsi vocaboli per compensare il mio dolore. Non voler dare un equilibrio dove c'è divergenza. Tu che sei mio amico, sii anche crudele, incalzami con le citazioni che ti riconosco e che mi fanno stare meglio di un complimento. Non ho luce, non ho fioritura. Imprimi in me la tua opulente saggezza, sii per me aio, un faro nella mia intagliabile nebbia. Più vado avanti e più incespico in questa vita altera, che si beffa di me ad ogni passo. Nulla può il mio incrollabile orgoglio, forse non sono più avvezza alle afflizioni e mi sento al vespro della mia vita. Fammi prosperare ancora e ancora, tu che sei mio amico, rendi un po' più tranquillo questo mio peregrinare aggrondato di sassi, spine e spire. Mio dolce vaticinatore, rendi pingue la mia risalita, se mai riuscirò a sollevare ancora il capo, senza compiere uno sforzo sovrumano. Mi sento sabbia che vola via con una folata di vento. Mi avverto come ultimo afflato di una vita che si spegne per sempre. Oggi sono così ferita che nessuna cura miracolosa potrebbe ricompormi. Oggi avrei bisogno di una ricetta magica, di quelle da streghe che contenesse anche un pizzico di alterigia e di saggezza. Tu che sei mio amico abbracciami forte e se mai dovessi crollare per i miei supplizi, innalzami se riuscirai.
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