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Tu Chiamale Se Vuoi… #1 – Hallelujah

Creato il 09 settembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

una immagine di Jeff Buckley 620x670 su Tu Chiamale Se Vuoi... #1   Hallelujah

Jeff Buckley, dannato figlio d’arte con voce angelica, nel 1994 pubblicò il suo unico album, Grace. Tre anni dopo sarebbe morto nel mistero, risucchiato dalle acque del Wolf River. La sua Hallelujah è la versione “maledetta” della celebre canzone di Leonard Cohen. Una preghiera carica di un sofferto misticismo, abbassato al livello dell’esistenza vissuta su questa terra.

I heard there was a secret chord

That David played and it pleased the Lord

But you don’t really care for music, do you?

Well it goes like this the fourth, the fifth

The minor fall and the major lift

The baffled king composing hallelujah

Hallelujah, hallelujah, hallelujah, hallelujah

Se davvero ci sei

Questa è stata l’ultima volta, poi sparirà dalla mia vita.

Mi sento addosso quel suo maledettissimo profumo, me lo sento ovunque e mi fa solo schifo.

Non c’è una nuvola in cielo, stasera, è tutto dannatamente limpido, potrei mettermi a contare le stelle… Ma mi sentirei troppo stupido a stare fermo per ore, col naso all’aria, guardando un enorme tappeto scuro come se cercassi qualcosa…

Che poi, ci sarà qualcosa lassù? Dico, non tanto qualcosa, ma qualcuno.

Se anche ci fosse, beh, di sicuro adesso non starebbe a guardare me. Credo che nessuno, in questo momento, si preoccuperebbe più di tanto di me. A parte lei, che ha appiccicato il suo corpo al mio, lei che non mi voleva far andare via, lei che rideva e il fiato le puzzava d’alcol. Questa sarà l’ultima volta, sì.

Non ho voluto fermarmi a dormire là. Credo che le avrei fatto del male, perché non la sopportavo più. Non del male fisico, quello no, ma le avrei urlato in faccia qualcosa di veramente brutto, come il fatto che mi sta succhiando l’anima, oltre ai soldi. Dice che vuole partire, andare in vacanza, da un giorno all’altro. Credo di non averle neanche risposto, credo di non averle proprio parlato, stasera. Non so, non ricordo.

Il cielo è limpido e andrò a farmi un giro in macchina. Mi piace guidare di notte perché la strada fa scorrere tutti i miei pensieri, mi piace la velocità, mi fa sentire in un’altra dimensione. Ho bisogno di stare solo, comunque.

Provo a mettere in moto ma non si accende subito. È strano, non è mai successo. Una coppia mi passa accanto e li sento ridere. Giro la chiave con più forza e questa volta parte.

Qua intorno è pieno di locali e questa è l’ora in cui tutti si muovono per andare in discoteca. C’è traffico e mi innervosisco, comincio a suonare fino all’esasperazione, qualcuno si mette a urlare e io vorrei tanto essere da un’altra parte.

Ma a casa mia non ci voglio tornare. Sento già il cuscino che mi soffoca. Non è nemmeno così tardi, ma tra mezz’ora sarà già domani. E mi sembra assurdo che un altro giorno sia già passato, senza che niente sia veramente accaduto.

Passo davanti al nostro solito posto e li vedo tutti lì, i miei amici. Alcuni attaccati al muro, altri che si dimenano tenendo in mano bicchieri vuoti. Sembra che si stiano divertendo, ma non voglio stare con loro, stasera. Non voglio sprecare altro tempo.

Questo maledetto profumo non se ne va. Semaforo rosso.

Ti prego, fa’ che accada qualcosa, qualsiasi cosa, per cancellare tutto quanto.

A occhi chiusi, non mi accorgo che sto pregando. Mi sento un idiota, ma forse ho solo bisogno di parlare un po’. Non con loro, che sputano parole nel vuoto, non con lei, che sa solo graffiare e stringere.

Qualcuno mi suona da dietro e riparto.

Non so come, ma mi ritrovo in una strada che conosco a memoria, una strada che qualche anno fa aveva un significato. Significava tante cose, non saprei descriverle, ma mi facevano sentire tutte bene. Quello era un tempo diverso. Forse, allora il tempo si era fermato, e tutto scorreva senza ostacoli. Poi, il tempo ha ricominciato a muoversi e sono stato spinto via.

No, la verità è che sono scappato io, e basta.

È mezzanotte. Vedo un’unica finestra illuminata, in casa. Lei è seduta al tavolo con suo padre, sorridono. Poi, la luce si spegne e delle piccole fiammelle attraversano la stanza, posandosi di fronte a lei. Le illuminano il viso e lei sembra un angelo.

Dammi la forza. E proteggimi.

Riparto. Mi lancio nella notte e mi sento un po’ meno solo.


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