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Tu chiamale, se vuoi, elezioni

Creato il 27 marzo 2011 da Fabsound

Tu chiamale, se vuoi, elezioniE’ evidente che, in tempo di elezioni, i candidati perdano il lume del raziocinio e mettano in campo le strategie più disparate (e disperate) per guadagnare qualche briciolo di voto. Una delle tecniche ultimamente più battute sembra essere quella dell’autobiografia, ovviamente in marcato stile agiografico, che sembra non voler risparmiare nessun politico, dai navigati professionisti della res publica di destra e sinistra alle giovani promesse (intendo, se ne esistessero). I risultati sono però quantomeno dal dubbio risultato, se non francamente imbarazzanti: ricordo ancora con un brivido di terrore quando il candidato premier Romano Prodi pubblicò un libro sulla sua storia d’amore con la moglie “la signora Flavia”. Brrr! Insomma, si tratta di politici, mica di premi nobel, che cosa ci sarà poi da raccontare in chilometrici tomi.

Ma comunque.

Tu chiamale, se vuoi, elezioni
Le elezioni comunali di Milano 2011 si avvicinano, e neppure l’ex ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti ha voluto far mancare al mondo la sua prova di insospettabili abilità letterarie, e sulla home page del suo sito, tra sorrisi inamidati e naturalissime pose accerchiata da bambini felici di aver finalmente incontrato la befana, campeggia a chiare lettere un’estratto di tale caposaldo della letteratura contemporanea.

Che, confesso, mi ha causato un po’ di inquetudine.

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

“Qualche tempo fa ero in uno dei nostri centri anziani…”. Strano, per una candidato sindaco di una città giovane e fervida come Milano, raccontare di come i figli l’abbiano abbandonata in una casa di riposo invece di accudirla teneramente a casa. Forse non è una compagnìa piacevole come appare.

“…e come faccio ogni volta che mettono la musica, ballavo”. Per dire, non sapevo del passato di ballerina di Leti. Ma forse son solo troppo giovane per ricordarlo.

“Un signore anziano che se ne stava in disparte [...] mi ha detto: è il primo ballo che faccio dopo che è morta mia moglie”. Bel cafone. D’accordo che Letizia non è proprio un bel fighino, ma dirle che ricorda un’anziana morta è veramente un colpo basso. Ma forse è dalla reazione ad offese del genere che si riconoscono le grandi personalità!

“Gli avevo subito detto di non fermarsi a quel ballo, perchè la vita per lui doveva ricominciare”. Letizia, che schifo. Hai visto troppe volte Dirty Dancing: non puoi pensare che anche in una balera per anziani possa scoccare dell’irrefrenabile amore fisico. C’hai un età, e te l’hanno appena fatto notare, e senza mezze parole oltretutto.

“… e ho scoperto con enorme piacere che mi aveva dato retta. [...] Tante piccole storie come queste fanno di me una donna appagata.” Letizia, stiamo esagerando. Forse i recenti eventi della gossipolitica italiana ti hanno inculcato l’idea che per far carriera sia necessario puntare sull’aspetto fisico, per dirla in modo educato, ma non deve necessariamente essere così. Temo che l’immagine dell’anziana dancing queen che balza da un ricovero all’altro per farsi appagare dai vari vedovi intraprendenti della Milano che conta non possa competere con quella delle leggendarie notti di Arcore. I keep dancing on my own.


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