scoprire di essere state lucide senza saperlo. memorie trovate per caso di una storia giusta solo per il tempo che è durata. non ricordavo nemmeno di averle scritte queste cose qui.
Tu chiamalo, se vuoi, un calesse. perché il suo nome non lo conosco. Non ho mai avuto il coraggio di chiamarlo amore nonostante il sospetto che un passionale abbandono potesse assomigliarvi. Se tutto è sempre e prevalentemente una questione di tempi possiamo allora chiamarlo tempismo. Tempi in attesa si incontrano per attendere assieme facendosi compagnia.
Tutto è dove deve essere. C'è il reciproco animalesco bisogno di un corpo da stringere, la tenera e violenta necessita' di un abbraccio caldo, l'urgenza fiabesca di dare un volto ad un desiderio. Calore. È anche una questione termica, a volte. È il freddo dentro che cerca validi caloriferi per il disgelo emozionale.
Io non lo so che nome ha quando un incontro non resta nell'anticamera della tua vita, ma vi si insinua causando un entropico squilibrio.
Se tutto ha una scadenza che data è scritta su una storia che parla lingue diverse? Sul bilico di un adattamento che assomiglia piuttosto ad un abbandono?
"Ho sofferto, usare con cautela". Questo era scritto sulle mie valigie arrivata nella ciudad. E usare cautela era per me solo limitarsi a giocare, ma giocando ad azzardo sul tavolo dei dilettanti. E ora non so che farne delle mie carte.
Un bacio concesso all'insoluto dispetto diventa il passe par tout per l'autocompiacimento e la deriva per la curiosità morbosa del superarsi. Incontrarsi nella voglia di andare oltre senza sapere dove. Disegnarsi il pericoloso diversivo e distrarsi a tal punto da non aver più modo per ritrovarsi.
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