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Tra gli insuccessi della mia vita c’è il fatto che non sono riuscito a salvare mia sorella dai clichè della ragazzina tutta shopping secondo il modello Bratz. E dire che ce l’ho messa tutta, ho usato tutte le risorse nerd di questo mondo.In tenera età, l’avevo fatta giocare a Dungeons & Dragons, ed era stato subito un successo. In poco tempo era diventata una mezzelfa guerriera con Destrezza 20 che schivava i dardi tipo Matrix, e c’era rimasta sotto, viveva i suoi giorni solo per aspettare la prossima sessione di gioco. Purtroppo dopo un po’ aveva ripreso a giocare con le bambole, a collezionare peluche, a sognare la vita delle Bratz. Una tristezza, ma non mi ero ancora arreso.Poco prima che uscissero i filmoni di Peter Jackson, l’avevo pericolosamente avvicinata al mondo del Signore degli Anelli, raccontandole di Frodo e dell’Anello come favola della buonanotte, e aveva funzionato benissimo, aveva paura di Gollum ancora prima di averlo visto al cinema. La sera in cui aveva compiuto nove anni, poi, mi ero fatto trovare al buio davanti al caminetto acceso, e l’avevo invitata a prendere il suo regalo: impugnando la pinza per il fuoco, avevo finto di tirare fuori dalle fiamme l’Unico Anello (comprato un’ora prima in un negozio nerd) e gliel’avevo dato in mano dicendo “non avere paura, è freddo”. Un colpo al cuore, un perfetto irresistibile contagio nerd, eppure qualche tempo dopo mia sorella era a spasso per i negozi del centro con le sue amichette truzze e con le loro mamme trash, pronte a tramandare alla nuova generazione le tecniche segrete dello shopping.Il nemico era organizzato, in superiorità numerica e sempre più pericoloso, dovevo andarci giù pesante: mi rimaneva da giocare solo la carta ‘George Lucas’. Sapevo che mia sorella aveva visto i vecchi Star Wars a sette anni, sapevo quanto le erano piaciuti e sapevo che ricordava tutta la storia, ma sapevo anche che aveva un ricordo abbastanza sbiadito di alcuni nomi decisamente essenziali, e partendo da questo forse potevo fare il miracolo.E’ stato un lungo, paziente lavoro, ero partito facendole vedere i dvd degli Episodi I e II, e lei aveva iniziato spontaneamente a rivederli più volte, anche tutti i giorni; qualche tempo dopo sapeva già a memoria alcune parti, e questo era buono. A quel punto l’avevo fatta giocare con un po’ di videogiochi a tema, e funzionava, si era appassionata, mi chiedeva ansiosamente di procurargliene altri. Una sera ero tornato a casa e lei era a letto, ammalata d’influenza; le avevo chiesto come si sentiva, e lei tossendo mi aveva risposto che avvertiva un tremito nella Forza. Non gliel’ho mai detto, ma mi aveva commosso.Ovviamente la mia sorellina nel frattempo cresceva, faceva le sue esperienze, non potevo impedirle di vedere anche le sue amiche, di truccarsi e fare la fighetta, di appassionarsi alle borse di Alviero Martini (pelli lavorate con cartine geografiche disegnate sopra e vendute a peso d'oro, Cristo santo), ma non ero preoccupato, avevo delle ottime conferme, del tipo che spesso correvamo in giro per la casa combattendoci con bottiglie di plastica vuote facendo ‘zswoooon’, e poi avevamo ripreso anche a giocare a D&D, addirittura mi aiutava a dipingere i miei soldatini di Warhammer. Era un perfetto crescendo di cultura nerd, il mio piano lentamente funzionava, e il coronamento sarebbe arrivato con l’uscita al cinema dell’Episodio III di Star Wars.Dopo averlo visto con i miei amici, dovevo tornarci con lei. Era essenziale, era l’atto finale della mia strategia, il cerchio che si chiude, l’ultima speranza per redimere mia sorella dal lato oscuro delle bamboline griffate del cazzo. Certo, la nuova trilogia per certi versi faceva davvero pena, ma per quello che avevo in mente non era un problema.“Come mai ora Anakin ha tutte queste paranoie?”, mi chiedeva mia sorella durante il film, sempre più preoccupata per la piega che aveva preso il giovane Skywalker.Io non rispondevo. Aspettavo.Arrivati alle scene finali, lei era sconvolta. Anakin era diventato cattivo, aveva fatto una strage di innocenti, Obi Uan l’aveva combattuto duramente, l’aveva fatto a pezzi e ora il signore dei Sith lo stava rimettendo insieme, mentre lo shopping e le altre cagate stavano per sparire per sempre dai pensieri di mia sorella.E’ il momento della verità, mi dicevo. Più di così non posso fare.La sala operatoria, i robot, i pezzi.La maschera nera.L’elmo nero.Il respiro meccanico.
SORELLA: “Caaaaaaaaaazzo.”LIPESQUISQUIT: “Già.”SORELLA: “Ma Darth Vader… Anakin sarebbe… cioè, diventa lui? Davvero?”LIPESQUISQUIT: “Eri l’unica al mondo a non saperlo. Sono anni che cerco di salvarti la sorpresa.”SORELLA: “Non ci credo… era un bambino così carino.”LIPESQUISQUIT: “Come ti senti, ora?”SORELLA: “Di merda. Dovrò comprare almeno dieci paia di scarpe, per sentirmi meglio.”LIPESQUISQUIT: “Ma porc…”