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Tu hai gli occhi ma non puoi vedere

Creato il 08 gennaio 2011 da Dylandave

Tu hai gli occhi ma non puoi vedere

- L’ Ultimo Cinema del Mondo – 1998 - ♥♥♥ e 1\2 -

di

Alejandro Agresti

L’ Ultimo Cinema del Mondo è uno spaccato surreale di quella che era l’ Argentina degli anni ’70. E in particolar modo quella che poteva essere la ipotetica realtà di un paesino sperduto nella profonda Patagonia. In questo piccolo paesino i film, dopo aver girato il mondo, aver riscosso il loro successo, arrivano col loro ritardo pronti a stupire la popolazione locale che sembra istruirsi e addirittura arrivare ad esprimersi colloquialmente seguendo le sceneggiature delle opere cinematografiche proiettate. Quindi anche gli ideali sembrano arrivare attraverso i film nelle menti dei cittadini della piccola Rio Pico. Ecco quindi che passando dal ” Tutto è relativo” di Einstein, i cittadini giungono a far proprio anche il concetto Marxista di ” Tutti sono uguali”. Ogni protagonista di questo film sembra avere un ruolo molto importante in quella che è la cultura cinematografica. C’è  Soledad che arriva quasi per caso, col suo taxi, a Rio Pico, e che è spettatrice attiva di tutto ciò che accade. E proprio come una spettatrice cinematografica il regista ce la mostra spesso la sua testa, di quinta, che osserva gli avvenimenti più importanti del paese. Soledad si risveglia in questo piccolo paese e proprio come una spettatrice, si tuffa all’ interno di una realtà che fino a poco prima era così lontana dal suo mondo. Impara pian piano a  lasciarsi andare a ciò che spesso i film provocano nell’ animo umano: si lascia educare ai sogni. Si innamora in maniera del tutto surreale (lasciandosi contagiare da un ballo all’ interno delle mura domestiche), ma molto cinematografica, di colui che è il cinefilo, il critico del paese, zoppo e quasi del tutto afasico. Incapace lui stesso di fare cinema, è manifestazione prima di chi il cinema lo ha all’ interno della sua vita, della sua stessa postura: quel movimento ondulatorio che riproduce zoppicando ricorda tanto le prime produzioni cinematografiche, grazie alle quali il cinema è nato. Arriverà a Rio Pico, in seguito, anche un attore francese (interpretato da un bravissimo Jean Rochefort), che dopo aver consumato la sua fama europea giunge nella profonda Patagonia ritrovando quella notorietà che sembrava aver smarrito, provando così a riconquistarsi una sua personale dignità. Sarà suo il compito arduo di apportare un maggiore splendore a Rio Pico, intenzionato a girare un film che parli di esso che però mai sarò concluso a causa dell’ avvento imminente della televisione. E quando questa arriverà i sogni che fino a quel momento avevano contraddistinto tutti gli abitanti del piccolo paese sembrano svanire di colpo come ipnotizzati da una luce blu all’ interno di una scatola che il regista Agresti non ci fa mai vedere, forse per non mischiarla a quanto di bello ci ha mostrato fino a poco prima. Perchè mischiare i sogni con una scatola già preconfezionata da qualcun altro è impossibile. Spesso non rimane che rifugiarsi nella nostalgia. Intento che L’ Ultimo cinema del mondo attua alla perfezione.

Tu hai gli occhi ma non puoi vedere

(Soledad sposa il critico afasico)
Tu hai gli occhi ma non puoi vedere
( Soledad, come una spettatrice, osserva le teorie 
dettate da uno dei suoi compaesani)

 


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