Voi che siete i geni dell’informatica, e inventate gli aipad, gli aipod e le claud, io vi pongo questa sfida.
Da qualche tempo sono innamorato di Philip Roth e uno dei modi in cui esprimo questo mio innamoramento è che lo leggo, in parallelo, su carta e su e-book.
Tutto è iniziato con “Pastorale Americana”, che io mi sono detto che avevo bisogno di tastarne le pagine e allora l’ho preso in cartaceo pur avendolo già sul Cybook.
Da allora è diventato un vizio, perpetrato con “La macchia umana”, “Nemesi” e, ora, “Il complotto contro l’America” (che bello che è, peraltro).
Perchè, direte voi?
Primo perchè tanto non costa nulla, prendendo i libri nella biblioteca Mazzini che, evidentemente, ospita tra i suoi acquirenti un fan di Roth.
Secondo perchè a seconda delle situazioni preferisco una o l’altra versione.
Per esempio io da sempre trovo una goduria la lettura in vasca da bagno ma, per ovvi motivi, avevo dovuto cessare questa abitudine da quando leggo in elettronica, se non altro perchè il tablet non ama essere manipolato con dita bagnate.
In quei casi passo alla carta, che anche se si bagna (o persino se casca in vasca) si può recuperare.
Ma quando sono a pranzo fuori, nel momento che amo di più della giornata, ormai mi sono abituato a leggere sulla tavoletta.
O meglio non sono più in grado, con le mie sole due mani, di gestire forchetta, coltello, pane, insalata, condimenti e contemporaneamente di tenere aperto il libro.
Ecco la sfida, cari miei giobsi: sincronizzare in una innovativa cloud il digitale con il reale.
Quando io apro il cartaceo devo trovare il segno alla pagina che ho lasciato sull’e-book e viceversa.
So che ora vi sembra fantascienza, ma del resto poco tempo fa anche tutto il resto lo sembrava.
Quindi ce la farete, mi fido di voi.
Ma fate in fretta che sono già a pagina 120.
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