Dalle agenzie stampa di oggi, 15.4.2012:
"Su richiesta di Israele, molti attivisti pro-palestinesi sono stati bloccati stamane in diversi aeroporti europei, fra cui Ginevra e Basilea, mentre cercavano di partire per Tel Aviv, per poi raggiungere Betlemme nell'ambito della campagna «Benvenuti in Palestina», già organizzata gli scorsi due anni per protestare contro le limitazioni alla
libertà di movimento in Cisgiordania".
E ancora:
"European airlines have canceled tickets for an unspecified number of passengers planning to attend the pro-Palestinian activist gathering after Israel raised objections.
French carrier Air France and British low fares airline Jet2.com said Saturday they had joined Germany’s Lufthansa in cancelling seats on flights to Tel Aviv.
At Geneva airport a hundred pro-Palestinian activists were being prevented by Swiss police early Sunday from boarding a flight bound for Tel Aviv, the “Welcome to Palestine” campaign said".Non nutro una particolare simpatia per gli attivisti filopalestinesi: li ritengo sprovvisti di approccio critico nei confronti degli stessi palestinesi, in particolare della loro classe politica, sia Fatah (Autorità Nazionale Palestinese), sia Hamas e altri gruppi. Una lacuna dannosa alla causa di uno stato indipendente. Dell'indipendenza e della dignità stesse. E tuttavia, sono persone che si mobilitano, che dedicano il proprio tempo a altri. Su quali basi (giuridiche, prima ancora che etiche e morali) la polizia svizzera viene schierata all'aeroporto di Ginevra e incaricata di individuare gli attivisti, da mantenere a terra su ordine dello Stato di Israele? Quali i criteri adottati? Schedatura preventiva, sorveglianza poliziesca, tratti somatici, abbigliamento? Dovrebbero dircelo le autorità del Cantone di Ginevra e quelle federali di Berna. Sono forse, questi criteri, i medesimi adottati per gli hooligans colmi di birra in procinto di saltare su un treno verso una partita di calcio? O sono criteri politici? Nessuno dei passeggeri respinti avrebbe - stando agli organizzatori - partecipato a dimostrazioni in Israele. Destinazione: Territori palestinesi. Che sono una cosa diversa. E allora? La decisione di alzare un firewall in Svizzera è inaccettabile, sotto tutti gli aspetti. La Svizzera chiede al contribuente - senza davvero chiedere - di partecipare finanziariamente agli sforzi diplomatici degli "Accordi di Ginevra". Falliti da tempo, su tutta la linea, puro esercizio accademico. Anche se a Berna nessuno lo vuole ammettere, e come potrebbe? Fra due settimane, nel Senso del taccuino sulla Regione, la storia di un altro firewall alzato dalla Svizzera verso i Territori palestinesi. Anche questo: non accettabile.