
Magazine Diario personale
Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole
Creato il 27 novembre 2011 da Sanz
Mi sono sempre circondata di persone fragili, che credevo di voler proteggere dal resto del mondo ma, facendo appello a tutta l'onestà intellettuale che posso, ora mi dico che forse anche per me questo ha avuto il risvolto comodo di una sorta di sudditanza devota. Nelle situazioni sociali di disagio, invece, ho sempre ritenuto di mostrarmi almost naked per far capire che ero inoffensiva e che quindi non c'era alcun bisogno di attaccarmi.Non è esatto dire che scopro oggi - ma la realtà ci si avvicina molto - che qualunque cosa crediamo di fare, di essere o di far intendere di noi, non corrisponde a ciò che gli altri vedono. Siamo costantemente fraintesi. Ci facciamo i cazzi nostri, e siamo fraintesi. Ci interessiamo, e siamo fraintesi.Qualunque cosa fai, sempre pietre in faccia prenderai. Ho un fortissimo desiderio di alienarmi dal resto del mondo eppure mi scontro quotidianamente con l'impossibilità di riuscirci.Per carità, un sacco di gente volentieri mi farebbe tacere per un po' (per poi cercarmi dopo un tot di silenzio), sono proprio io - io che ho sempre visto nella comunicazione del proprio disagio la soluzione alla paranoia circolare che porta alla pazzia - che non riesco a fare due passi per strada senza cercare un contatto e che, prima ancora di cercarlo, lo necessito.Quasi sempre si tratta di un contatto telefonico con i miei, il resto della gente o è troppo presa (giustamente) dalle sue cose, o è instabile peggio di me e mi renderebbe più agitata, o non è in grado di capire.Il silenzio, questo sconosciuto. È vero anche che gran parte dei disagi che ho necessità di raccontare e superare nascono proprio da inghippi comunicativi con esseri umani naturalmente diversi da quelli cui sto comunicando il disagio (non è da escludere che l'indomani abbia da comunicare il disagio avuto nel corso della telefonata con i secondi ai primi).Non si è mai trattato tanto di un bisogno di consigli su come agire, perché spesso il mio è un resoconto a posteriori; si tratta di una necessità, molto più egoistica, e salvifica secondo me, di comunicare, di condividere un accadimento e verificare se anche l'altro la vede a modo nostro.Spesso gioco con le parole per portare l'interlocutore dalla mia parte e, se ci riesco, mi illudo di avere tutto sotto controllo perché ''persino tizio/a la pensa così'' (ci sta che utilizzi questo appiglio per giustificarmi in inghippi conversazionali futuri).Se, come dicevo, l'inghippo conversazionale di turno nasce dal fatto di vivere in molteplici microgruppi sociali e, per la natura stessa di questi ultimi, di non poter evitare fraintendimenti, la soluzione potrebbe essere l'eremitaggio. L'unica direi.Capita che, parlando, io stessa mi accorga di nuove sfumature delle questioni che sottopongo ai malcapitati di turno e che individui degli stratagemmi cui ricorrere in futuro qualora qualcuno dovesse chiedermi perché in quella determinata situazione ho agito in quel dato modo o ho detto quella cosa.Spesso si tratta di cose che ho detto, di come le ho dette. Non vengo capita quasi mai. Oppure di cose che non ho detto o che non ho detto quando avrei dovuto oppure di cose che ho detto al momento sbagliato. Tutto quello che dico o non dico opportunamente può essere usato contro di me e probabilmente lo sarà. Parlo una lingua che è sì l'italiano ma è anche il mio italiano, zeppo di francesismi, inglesismi e, da poco, ispanismi, di parole inventate, di battute a mio dire esilaranti ma che possono lasciare indifferenti o far addirittura pena.C'è poi il problema delle espressioni facciali che non accompagnano la voce e dello sguardo che non sempre regge quello dell'altro. E allora giù a scrutarmi la faccia quando apro bocca, a tentare di capire le intenzioni che si nascondono dietro le mie parole. La verità è che non ce ne sono che vadano oltre l'esprimere il mio parere e il rispondere a ciò che mi si chiede. La verità è la verità. La verità è che il più grande segreto sul mio conto è che non ho nessun segreto (e se ci arrivaste davvero, se lo pensaste fino in fondo, sarei prossima alla fine).


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