Ebbene Alfano, ancorché frignando, ha sferrato il colpo finale.
Tu quoque, Alfane (vocativo della seconda declinazione) fili mi. E adesso che il tappo della censura freudiana è saltato, schizzeranno fuori dai penetrali dell’anima i liquami ammorbanti e gli odi incombusti. Odi improvvisi ( corruptio optimi pessima), sconosciuti fino a un minuto prima tanto a chi ne è il malcapitato oggetto, quanto ai soggetti senzienti.
Tutti si scopriranno pirandellianamente diversi da come si credevano, sia gli odiati che gli odiatori. Difficile in questa tregenda infernale capirci qualcosa, anche perché si è presa la china vorticosa del “non resta che far torto o patirlo”: ogni sorriso è un anatema segreto, una stretta di mano cela una spalmata di curaro, se accetti un invito a cena rischi di trovarti un mamba nero che striscia dentro la zuppiera tra i tortellini in brodo.
La piega repentina degli eventi mi suggerisce però due considerazioni.
La prima è che lo strappo degli alfaniani sia stato preparato da tempo e forse se ne possono trovare i prodromi nella strana riunione avvenuta qualche tempo fa a Todi dove le anime cattoliche si riunirono per tracciare nuovi disegni o nuove trame politiche.
Ma il campione di tale cricca, Mario Monti, è scoppiato strada facendo come un palloncino in una fiera rionale, rivelandosi politicamente poco più accorto del cagnolino Empatia, Empy per gli amici.
La seconda riguarda Berlusconi, il quale, dicono, ha sperato nella riconciliazione fino all’ultimo. Mi domando, però, come sia stato possibile per il fondatore del Pdl non imporsi sui “ lealisti”, accesi fautori della scissione. Berlusconi non possiede più un’anima?
E’ trasmigrata questa in una specie di corpaccio collettivo, ornitologicamente aggressivo, formato dalla somma dei cosiddetti falchi?
E’ possibile che i falchi siano più berlusconiani di Berlusconi?
Credo di no.
Berlusconi è ancora lontano dall’essere il patriarca rincoglionito che nelle cene di famiglia, ogni tanto, involontariamente, lancia qualche peto scandalizzando le nuore schizzinose.
Le cose forse stanno così.
Berlusconi sapeva da tempo di una fronda in atto, la tollerava, ci conviveva come con un tumore.
I congiurati lo scorso 2 ottobre hanno colto al volo il pretesto della rottura.
Silvio, all’ultimo momento l’ha evitata, ma solo per contare i suoi nemici.
A questo punto è lui adesso che li allontana ( facendo finta di essere una vittima) per aspettarne il logoramento, inevitabile date le note congiunture economiche e l’impopolarità della legge finanziaria.
E in questo piano diabolico il Silvio conta sull’appoggio di Renzi, che , prima o poi, quando sentirà il vento in poppa dei sondaggi, darà due mazzate: una al governo e l’altra a Napolitano.
E a quel punto Alfano piangerà sul grembo della Lorenzin, Cicchitto si lascerà andare a seriali cicchetti in un baretto del quartiere Testaccio.
Formigoni, indossati di nuovo i mutandoni rossi, si tufferà leggiadro sulla piscina di Daccò.
Ma, non essendoci l’acqua, farà la fine di Fantozzi.
Enzo Nardi