Tu sei il male / Roberto Costantini. Venezia: Marsilio, 2011.
Roberto Costantini dimostra di conoscere molto bene la città di Roma, i suoi abitanti e i suoi modi di vivere, come solo chi ci è nato ovvero chi ci è vissuto sufficientemente a lungo possono realmente sapere.
Dimostra inoltre di conoscere i rapporti inestricabili che – con particolare evidenza nella città di Roma - legano la politica nazionale e locale, il Vaticano, i servizi segreti e le forze dell’ordine, come solo chi frequenta ambienti e contesti molto vicini alle dinamiche di potere che stanno dietro questi rapporti inestricabili può sapere.
Il tutto però rende il suo romanzo d’esordio, Tu sei il male (il primo di una trilogia), un racconto molto realistico e coinvolgente. Nonostante le sue dimensioni, è uno di quei gialli che si leggono tutto d’un fiato (e tutto sommato è meglio leggere tutto d’un fiato per evitare di perdersi nella selva dei personaggi e nella ricostruzione di tutti i vari filoni dell’indagine).
La storia si svolge su un arco temporale piuttosto lungo, quello che va dall’estate del 1982, in particolare dai giorni della vittoria dell’Italia al mondiale spagnolo, all’estate del 2006, quella della vittoria dell’Italia al mondiale tedesco. Questo arco temporale si apre con la scomparsa e l’omicidio della giovane Elisa Sordi e si chiude con il suicidio della madre che riaprirà il caso collegandolo ad altri omicidi di giovani donne avvenuti nel frattempo.
Protagonista è il commissario Michele Balistreri che nel 1983 era un giovane commissario di polizia con un passato di militanza politica nell’estrema destra, scapestrato, donnaiolo, gran fumatore e bevitore, eccessivo nei comportamenti e nelle reazioni, ma ritroviamo all’inizio del 2000 depresso, solo, lacerato dai rimorsi del passato, ma anche più saggio, più equilibrato, dotato di maggiore onestà intellettuale.
Un personaggio dolente quello di Balistreri, che a volte vorresti consolare, a volte prenderesti volentieri a schiaffi.
Intorno a lui si muovono i personaggi vividissimi dell’amico Angelo, dei collaboratori Giulia Piccolo e Graziano Corvu, del questore Floris, della giornalista Linda Nardi e di tutta quella congerie di figure che popolano una storia molto articolata com’è quella che Costantini ci racconta.
La soluzione del giallo è almeno altrettanto complessa, perché nel mondo difficile e sfaccettato disegnato dall’autore non c’è un solo colpevole, un’unica responsabilità, un capro espiatorio, ma tutti vengono chiamati a fare i conti con la loro coscienza, anche gli uomini di Chiesa e il Vaticano.
La lettura di questo romanzo non lascia scampo. Ci cattura con una scrittura fluida, ma rigorosa, con una "sceneggiatura" estremamente ben studiata. Alla fine, qualche ripetizione potrà infastidire un po’, così come alcune piste in qualche modo non del tutto risolte potranno risultare volontariamente fuorvianti o poco funzionali. Però, il puzzle alla fine si compone, i pezzi vanno al loro posto, la figura si forma in ogni suo dettaglio, nessun elemento rimane veramente inutilizzato. E questo è un gran merito.
Così come è un gran merito averci fatto fare la conoscenza di Michele Balistreri, un personaggio così complesso ma reale che difficilmente si dimentica e che in qualche modo rappresenta il fulcro della storia, il suo vero protagonista, il quale per primo dovrà mettersi di fronte alla propria coscienza e alle scelte della propria vita.
Bravo Costantini. Che sia nato un vero, nuovo giallista italiano?
Voto: 4,5/5
Magazine Cultura
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