Tu sei per me

Da Parolesemplici

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Beh, a essere sinceri lo sapevo che non dovevo mettere piede da uno strizzacervelli. L’ho fatto solo per far contenta la mia vecchia. In fondo sto ancora nella sua casa e fa tutto lei. Mio padre invece è andato in fumo. Sì si fa sicuramente un mucchio di canne da qualche parte, ma è proprio sparito. Io ho fatto la terza media e poi ho iniziato con la banda di Jimmy. Mio fratello è un marine in missione. Non so dove. Insomma siamo la classica famiglia americana di Harlem. Invece siamo di Città del Messico, insomma quasi, cento chilometri a est.

Io non credo di aver deluso tutte le donne, è una stupidaggine. Insomma chi può essere tanto sbagliato da far male a persone tanto diverse senza volerlo, senza accorgersi, e soprattutto senza sentirselo dire? Io credo che sia successo perché non c’è stato il te per me. Sì il te per me, io lo chiamo così.

Ognuno cerca qualcosa negli altri: dolcezza, tenerezza, comprensione, sagacia, umorismo, forza, prontezza a perdonare, metodicità, ordine, flessibilità, freddezza, intelligenza, fascino, perseveranza, tenacia e così via. Questo lo fa per tutte le ore in cui è sveglio, e per motivi diversi: stabilire partnership provvisorie, stabilire amicizie solide e controllabili, fare conquiste, trovare nuovi modelli a cui ispirarsi, trovare i propri probabili futuri antagonisti etc.

Il te per me presuppone mettere da parte tutto. Tutte queste cose. E vedere se tu sei per me. Senza tutte quelle motivazioni legate al perbenismo, a quello che ci si aspetta comunque da noi in questa società di facciata. Se tu sei per me, se esiste dedizione forte che niente potrà ostacolare, se l’impegno è perché tu sei per me questo basterà. Poi aggiungiamoci tutte le cose belle che possiamo essere, d’accordo?

Una volta, quando stavamo per fare un colpo alla Citibank di Wehtrow lo raccontai a Jimmy. Si mise a ridere. Disse che dovevo smetterla di fare il filosofo e buttarmi sulla carne fresca. Sì forse.

Ma fare quello che faccio io… Una Glock armata nelle mani senza sicura. Una rabbia da tirare fuori come un cane. Un viaggio a testa bassa in un furgone. Poi a bere, e a piegarsi sulle piste colombiane bianche di coca. La notte rimpicciolisce. E penso anche la vita. Fermati. Fermati. Non posso fermarmi.

Più vedi cattiveria più diventi cattivo, anche solo per proteggerti. Più ti fai cattivo più fai parte di quella cattiveria che odiavi.

Quello che mi tiene vivo è l’odio per le donne. L’unica cosa vera che resta. E Dio solo sa cosa ci sia dietro.

Con le mani non puoi fermare le cose dette. Non puoi fermare le cose date. Gli occhi che ti lasciano prima che lo faccia il resto. Siamo tutti incontrollabili. Anche le mani lo sono. Però ti farmi e fai casa qui. E costruisci la tua diga fatta di mani per fermare tutto. Trattenere tutto in nome della forza che hai.

Ti senti nuda ad essere guardata così, e ti piace. Perché vuoi essere capita davvero, e strappare le fotocopie del passato. Telefoni muti, spalle voltate, silenzi, posti chiusi a chiave nei ricordi e profumo che non va via dal collo. Tu li ricordi tutti e sai che li riavrai comunque tutti, diversi e tutti. Polvere sui diari, e non è comunque più tempo di diari. Come faremo in fretta a svestirci. Mi metti la mano sul cuore e sorridi. Supereremo le velocità folli pensando di essere in ritardo. Pensando di perdere qualcosa. In apnea tuffati a prenderci l’anima. In apnea più leggeri che in volo.

Con le mani non posso fermarti le paure. Con le mani non posso accorciare le distanze e farti passare gli esami in facoltà. Prometterti che cambierò. Con le mani non posso fermare la tempesta che mi circola dentro. La mia vita senza regole. Con le mani non posso fermare i bossoli dei proiettili della Glock che saltano fuori vuoti dal caricatore.

E’ tutto così sbagliato. Così sbagliato che continuerà in quest’unico senso. Angoli sporchi dove sparire e piangere. Inverni, e non ti si accende il riscaldamento dentro. Sì che ci sputiamo su questo schifo di mondo. L’abbiamo fatto noi. E poi tu, tu…tu che non posso tornare a casa. Tu mille piccole cose che mi fanno impazzire. Tu che mi fai dimenticare tutto quello che si può, lì negli sguardi tra i capelli. Via. Tu e poi tu. Che poi non hai più un nome solo. E vivo ancora per un po’. Ricordo.

E la loro solita domanda era: cos’ha lei che io non ho?

Mentre la mia solita domanda era: perché stare in compagnia degli animali trasmette pace e stare con le persone spesso, nella migliore delle ipotesi, non ti trasmette niente?

Poi gli sgambetti. Smonto i sogni e li porto da un’altra parte come fossero un circo. Sì ma non c’è il clown a farmi ridere. Quello che mi tiene vivo è l’amore che diventa odio, per le donne. Perché non ho niente altro.

Alla fine sono quello che dite che sono. Sono un guaio, sono un rifiuto della società, un effetto collaterale, uno sfortunato e uno che della vita non ha capito niente.  Ma sono pochi quelli che hanno avuto il coraggio di dirmelo. E sono state quelle che mi volevano bene davvero. Funziona così. Degli altri nessuna traccia.

Si può avere tutto dalla vita a trent’anni? Sì, se hai voluto poco o le cose sbagliate. No, non si può avere tutto dalla vita a nessuna età. Ma si può avere tutto per un attimo nella vita, chiunque tu sia, dalla parte del giusto o dello sbagliato, quando ti senti dire <>. E Dio se ci credi. E non hai nient’altro.


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