È i 2016 e le sorelle degli amici sono tutt’ora un tabù, una cosa da codice d’onore, un argomento dal quale è bene stare alla larga. D’altronde, almeno nell’Italia dei Family Day, la sorella viene subito dopo la madre (ma non è detto) secondo il coefficiente che identifica il valore dell’onta da lavare con il sangue. Sta di fatto che è un peccato perché le sorelle degli amici sono le prime occasioni che si hanno per prendere la scorciatoia dell’intimità con una donna, anzi, con una ragazza, quando la disponibilità di esemplari con cui esercitare la propria autostima si esaurisce entro le mura della classe – e sai che palle – o all’oratorio nel weekend.
Le sorelle degli amici si dividono sostanzialmente in quattro categorie verticali in base, manco a dirlo, all’età. Ci sono le troppo grandi, che quando tu e il tuo amico siete alle medie frequentano già l’università. Ci sono le poco più grandi, che se ti va di fortuna e ti dimostri un po’ più maturo degli anni che hai non è detto che siano fuori target. Ci sono quelle poco più piccole che sono le più adatte a coprire il ruolo di quelle che si invaghiscono degli amici dei fratelli di poco maggiori. Ci sono quelle troppo più piccole che poi sono le uniche vere off limits perché vanno ancora alle elementari.
Inutile dire che tra tutta questa popolazione femminile distante da noi solo un grado di separazione ci sono poi due categorie orizzontali relative alla avvenenza fisica, e potete immaginare a quali parametri mi riferisco. Belle e brutte? Sbagliato. Intendevo quelle che magari ci scappa qualcosa e quelle no-way. Che poi, visti da adulti, quelli che si sono messi insieme perché lui era amico del fratello di lei al liceo e poi si sono addirittura sposati sono tenerissimi.
Il guaio è che nella stragrande maggioranza dei casi le sorelle degli amici assomigliano molto agli amici stessi, con il rischio che poi se ti capita di concludere qualcosa c’è quel momento in cui ti fermi a riflettere che stai per posare le labbra sulla bocca di una versione femminile del tuo amico. Il tuo amico con le tette. Il tuo amico con la gonna. Voglio dire, non c’è nulla di male, ma a volte la cosa può far sorridere e magari, con uno di quelli bravi, ci si può anche fare un po’ di analisi su.
Ora, se siete miei amici finite di leggere qui perché volevo solo condividere con il resto de mio pubblico un paio di considerazioni su alcune sorelle di miei amici di gioventù, sapete quando si fa l’uso privato di uno spazio in cui poi il resto dei lettori non capisce di cosa parla l’autore. E magari questo potrebbe non farvi piacere se siete di quelli del codice d’onore nei rapporti di sangue e, soprattutto, se siete i fratelli di quelle sorelle sulle quali sto per esprimermi.
Ma no, scherzo, con uno così innocuo come me non avete nulla da temere. Un veloce saluto quindi a D., la sorella di S. (entrambi nomi inglesi molto noti nell’ambiente che quindi non riporto) perché dalla sera in cui ti ho chiamato per invitarti al cinema dopo che mi avevi messo abbondantemente nelle condizioni di credere che la cosa potesse avere un fondamento e al telefono mi hai detto che no, non c’era nemmeno un film che ti interessasse quando invece davano al cineclub uno degli ennemila titoli sulla guerra civile nell’ex Jugoslavia, tema di cui ero fortemente appassionato, e comunque lo scopo era vederci e non tanto andare al cinema, da quella volta lì ci siamo persi di vista ed è facile immaginare il perché. Invece, cara V. sorella di N., so che non ci siamo ben capiti sulle reciproche intenzioni ma sappi che quel paio di volte in cui ehm ehm avrebbero potuto essere un convincente preludio per una cosa con un certo seguito e semmai la colpa è tua se c’erano gli esami di laurea sui quali non rimanere indietro. Bene, io vivo ancora nell’illusione che i vostri fratelli non sappiano, ma se invece gli avete raccontato tutto e ci avete riso su per me non c’è nessun problema davvero, mica sono uno permaloso io.